Le catene di Isella anelano al senso delle cose

Un prezioso libretto edito da «alla Chiara Fonte» dal titolo Catene smarrite e illustrato dall’artista Enrico Della Torre fa da cornice ai pensieri recenti del poeta Gilberto Isella a proposito del senso/non senso delle cose (dei fatti, dei vissuti) che ci circondano. Diviso in tre parti, «Orifizi», «Anelli, catene» e «Ecosistemi da sfogliare soltanto», dense di componimenti divertenti, disillusi e dissacranti, disteso su partiture di ritmo in perenne corsa verso ciò che connatura l’essere uomo – la ricerca di una scintilla di umanità nelle cose che ci circondano – il libro di Isella concatena e poi distrugge («Noi ignoriamo del tutto tale coordinazione e concatenazione delle cose, cioè in che modo le cose siano in realtà ordinate e concatenate», Baruch Spinoza) il discorso di conoscenza per tentare una via più ardua, ma forse più gratificante, al significato: quella poetica. «Arduo spettacolo l’uomo, / il suo mondo girevole sospeso / a una barretta di piccoli punti, / arcobaleno effimero / ostaggio del nero // Amore e spasmo / assegnati a landa graveolente, / il medesimo sito / dove un mantice solingo / ignaro del male / aspirò un giorno l’ebbrezza / che vien dal cinnamomo» scrive Isella. Se l’anelito al senso rimane, il poeta continuerà a cercare.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 50, 2020