Le stagioni di Ali Smith

Metti caso che in una libreria del Lago Maggiore vi attragga la copertina di un libro. Metti caso che quella copertina rappresenti un dettaglio del celebre quadro di Pieter Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve. Metti pure il caso che l’altro nome attribuito a quel quadro sia Inverno ed ecco che vi ritrovate in mano un libro – che per l’appunto si chiama Inverno – originale, ben scritto e davvero moderno e attuale. Perché questo Inverno della scrittrice scozzese Ali Smith, seconda opera della tetralogia delle stagioni dopo Autunno, è tutto fuorché un romanzo rassicurante e prevedibile. L’ex donna d’affari Sophia attende il figlio Art, avvocato presso una multinazionale, per celebrare il Natale in un paesino della Cornovaglia. Ad Art si aggrega inaspettatamente la ribelle Iris, sorella di Sophia. E sempre ad Art si aggrega anche la ragazza Lux, quasi del tutto sconosciuta all’uomo. L’impasto che scaturisce da esseri tanto diversi e tanto consapevoli di sé è necessariamente esplosivo. Nei pochi giorni natalizi trascorsi assieme nel paesino della Cornovaglia verranno messi in dubbio un buon numero di capisaldi del nostro modo di vivere e sentire. Lì, in Cornovaglia, decideranno infatti che Dio era morto, tanto per cominciare. Ed erano morti il romanticismo, la cavalleria, la poesia, il romanzo, la pittura, l’arte, il teatro e il cinema, la letteratura, il libro...

Recensione apparsa su ExtraSette n. 11, 2020