L’inferno in Terra del fuggiasco Rimbaud

Parecchi anni fa un magistrale film documentario del regista svizzero Richard Dindo, proiettato al cinema Kursaal di Lugano, mi riavvicinò ad Arthur Rimbaud, il più maledetto fra i poeti maledetti dell’Ottocento. Il film, di ben quattro ore, ripercorreva i luoghi di Rimbaud senza mettere in scena il protagonista. Protagonista che prorompeva con la sua espressione poetica e il suo rifiuto delle convenzioni da ogni luogo in cui aveva vissuto. Rimbaud è innanzitutto stato un grande fuggiasco e il bel libro che il poeta e narratore milanese Carmelo Pistillo gli dedica per i tipi della Vita Felice, Una stagione all’inferno, con traduzione dal francese e testo a fronte, ne è la riprova. Il libro è introdotto da un vero e proprio saggio su Rimbaud, il suo tempo e la letteratura del suo tempo. È, inoltre, arricchito da una serie di commenti su Rimbaud dei maggiori poeti italiani fra cui spicca anche il luganese Gilberto Isella. Una sorta di crestomazia rimbaudiana, quindi? Un tesoro di approcci al poeta che scrisse il suo «j’accuse» poetico per poi rifuggire dalle lettere e mettersi a trafficare armi in Africa? Sì, il Rimbaud di Pistillo è tutto questo – una saga che abbraccia e interpreta il geniale giovanotto di Charleville che con i suoi versi ha saputo scuoterci nel profondo.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 9, 2020