La recensione

Mauro Repetto, l'uomo che non ha ucciso gli 883

Mito pop per eccellenza, cofondatore del gruppo pavese assieme a Max Pezzali, dopo l'addio alle scene ha generato leggende metropolitane in gran parte inferiori alla realtà che ha raccontato nella sua autobiografia appena pubblicata da Mondadori
© DeeJay TV
Stefano Olivari
30.09.2023 19:45

Mauro Repetto è il mito pop per eccellenza. Perché tutti a parole vogliono abbandonare all’apice del successo e tornare anonimi ma soltanto il cofondatore degli 883, insieme a Max Pezzali, lo ha fatto davvero, generando leggende metropolitane in gran parte inferiori a una realtà che lui ha raccontato nella sua autobiografia intitolata Non ho ucciso l’uomo ragno – Gli 883 e la ricerca della felicità, da pochi giorni uscita per Mondadori.

Ranieri

La storia degli 883 è quella due ragazzi della piccola borghesia di Pavia, adolescenti anni Ottanta e compagni di classe al liceo (Repetto è del 1968, Pezzali di un anno più grande ma lo ha raggiunto in quanto ripetente), che amano la musica e che pur non sapendo suonare alcuno strumento né cantare sognano di diventare popstar. Per la verità è più il sogno di Mauro che di Max, il cuore del libro è proprio qui: è Repetto che si sbatte per trovare contatti e stalkerizzare ogni dirigente possibile dell’industria discografica, è Repetto che ci crede mentre Pezzali sta tre metri indietro. È forse la parte più divertente del libro, con gli appostamenti ai concerti di Afrika Bambataa e le telefonate agli addetti ai lavori veri o presunti, onesti o cialtroni, con il grande sogno di arrivare a Claudio Cecchetto, o almeno a Linus e Jovanotti. In qualche modo Repetto e Pezzali firmano un contratto capestro con la Warner Chappell in cambio di nulla, un contratto che per un po’ li fa sognare, ma ogni loro canzone viene respinta con tanto di insulti. E prese in giro da parte di quello che Repetto chiama il «burocrate». Non solo, ma vengono invitati a scrivere canzoni non per cantarle ma perché siano proposte a Massimo Ranieri, tornato in auge come cantante dopo il successo sanremese di Perdere l’amore. Portano quella che con qualche modifica diventerà Finalmente tu ma il discografico nemmeno la prende in considerazione. Portano Come mai, cercando di scrivere una cosa il più tradizionale possibile, contro i gusti di entrambi, soprattutto di Max: respinti con perdite. Propongono anche Una canzone d’amore e al discografico non piace nemmeno queste, ma dice che insieme alle altre due la farà comunque ascoltare a Ranieri. Poi il silenzio.

Cecchetto

A salvare questi due ragazzi sempre meno ragazzi (è ormai il 1991) ma sempre sognatori, con genitori che non li ostacolano ma li invitano in maniera soft a trovarsi un lavoro, sarà proprio il loro mito, Claudio Cecchetto. Il guru di Radio DeeJay e della discografia italiana, un mito al pari di Linus e Jovanotti (che peraltro ha quasi l’età di Mauro e Max) che pure riescono a ad agganciare. Cecchetto capisce ciò che oggi è scontato ma nel 1991, trovandosi davanti due ragazzi che nemmeno componevano ma campionavano, non lo era affatto. Gli 883, nome ideato da Pezzali in onore di una moto e che sostituisce il tremendo «I Pop», sanno raccontare il mondo dei giovani pieni di sogni ma che si sentono tagliati fuori, e lo fanno con immagini fortissime e che fanno scattare l’identificazione. Cecchetto diventa il loro discografico, li manda al Festival di Castrocaro con Non me la menare e in due anni, con due album perfetti come Hanno ucciso l’Uomo Ragno e Nord sud ovest est, gli 883 diventano qualcosa di inimmaginabile, sul mercato italiano come numeri paragonabili soltanto a Vasco Rossi.

Danza

Inutile ricordare tutta la storia, interessante invece il racconto di Repetto sul suo dramma personale. Perché quando iniziano a salire su un palco, appunto a Castrocaro, Max ha il ruolo del cantante ma Mauro invece nessun ruolo, al di là dell’essere coautore dei brani: non sa suonare alcuno strumento, nemmeno per finta (la chitarra rimarrà il suo grande rimpianto), e così si dimena imitando malamente una coreografia di Janet Jackson. Un’idea venuta al volo, senza alcuno studio. È ridicolo, ma ottiene comunque un successo clamoroso: lui diventa l’iconico «biondino degli 883» che per il pubblico è poco più dell’amico di Max Pezzali, mentre gli 883 di fatto diventano Max Pezzali. Eppure tutte le canzoni che li hanno lanciati le hanno scritte insieme, e anche qualcuna (nel libro Repetto la butta lì) di quelle che Max ha inciso dopo. Non solo: il pessimista Max di cantare non voleva saperne e lo ha fatto soltanto dietro insistenza di Repetto che lo trovava più adatto. In altre parole Mauro da motore imprenditoriale e musicale degli 883 si ritrova a essere considerato un gregario, pur non essendolo. Un gregario ricco, certo. Ma soprattutto, e nel libro lo ripete molte volte, insieme a Max ha sempre saputo lavorare come amico ma come collega non ce la fa.

Brandi

Nella primavera del 1994 Mauro dice a Max: «Vado a Miami». E la storia degli 883 per così dire veri finisce qui. Sulle prime tutti pensano a una pausa, dopo due anni e mezzo pieni di successi e di stress, ma a Mauro è subito chiaro che la sua vita cambierà per sempre. Va in America con alcuni grandi obiettivi: fidanzarsi con la modella Brandi, con la quale non ha mai scambiato nemmeno una parola e che non sa nemmeno esattamente dove viva, girare come regista un film con Brandi protagonista, infine incidere un disco da solista. Tutti obiettivi molto più alti di un terzo album con gli 883, per la disperazione di Cecchetto, anche se poi il gruppo con altri componenti e trainato da Max andrà avanti benissimo fino allo scioglimento. Nessuno degli obiettivi americani viene raggiunto, in mezzo a storie comiche ma anche tragiche visto che Mauro per un equivoco causato da un’amica di Brandi entra nel mirino di delinquenti di New York. Non va meglio a Los Angeles, dove quasi tutti hanno il suo stesso sogno cinematografico e dove trova qualcuno capace di spillargli un po’ dei soldi guadagnati con la musica. A questo punto vuole sparire e senza un vero perché sceglie Parigi, trovando un lavoro a Eurodisney. Parte dal basso, controllando la pulizia delle varie attrazioni vestito da cowboy, poi viene riconosciuto e le sue quotazioni aumentano. È bravo, fa carriera, si sente più nella parte come manager che sul palco del Festivalbar. Ancora oggi vive a Parigi, dove organizza eventi sempre per la Disney, ha una moglie e due figli. Ma il racconto di quel suo annullarsi nell’anonimato, nei primi tempi in Francia, rimane davvero molto forte.

Max

Ovviamente centrale è il rapporto con il suo amico di sempre, con l’amicizia che è cambiata quando sono cambiati i ruoli. Nel libro Repetto ha solo parole buone per Max, che si è trovato in mezzo a una situazione assurda esattamente come lui, oltretutto con l’attenuante di non averla nemmeno cercata. Mauro è un uomo che ha fatto la pace con i suoi errori, e fra i suoi errori (imbarazzante quello del disco da solista, ZuccheroFilatoNero) non mette l’aver abbandonato gli 883: fra l’altro tuttora quel periodo gli rende, come autore, parecchi soldi. Gli dispiace però essere considerato quello che ha sfruttato almeno per un po’ il talento dell’amico, quando semplicemente questo non è vero. Ammette la genialità di Max nel descrivere in poche parole un mondo, cosa che sta alla base del successo degli 883, ma ci tiene a ricordare che all’inizio di tutto lui c’era e non era soltanto quello che si agitava sul palco. Gli 883 torneranno insieme? Lo hanno già fatto, in diverse occasioni: Repetto non ha problemi con il revival, anzi lo considera più onesto che mettersi a scrivere insieme nuove canzoni senza la magia di quei pomeriggi da adolescenti, fatti di nulla e di tutto. È quindi possibile rivederli altre volte sul palco e magari maturerà La Grande Canzone, quella che potrebbe portarli in futuro a Sanremo. Ma loro di grandi canzoni ne hanno già fatte, può bastare il revival. E il rimpianto per un’amicizia che non è finita, ma che si è scontrata con la vita. Mauro Repetto non ha ucciso l’Uomo Ragno e nemmeno gli 883, anzi per certi versi la sua scelta del 1994 gli ha consentito di vivere per sempre.