Quando il Ticino era rurale e selvaggio
Ottorino Pedrazzini, pedagogo e docente di biologia riscopertosi narratore, esordisce con La chiave di Elena, romanzo ambientato nel Ticino d’antan e precisamente a cavallo del Settecento e dell’Ottocento. La vicenda si apre con il ritrovamento di una chiave in un vicolo locarnese nell’anno del Signore 1827. È la chiave di Elena ed Elena è sorella dell’avvocato Martino Pontoni che ricorderà la storia impervia sua e di sua sorella. Partiti giovanissimi da un paesotto della val Rovana nel 1774 assieme a una mucca, delle galline e delle capre, i due ragazzi raggiungeranno Locarno ciascuno a suo tempo, dopo un incidente avuto da Martino. Il futuro avvocato cercherà poi la sorella in un Ticino infestato dai briganti e dalle paludi (quelle del piano di Magadino) in un quadro d’assieme che rappresenta la cupa realtà di un cantone ancora premoderno in balia delle forze naturali e di usi e costumi per la maggior parte ancora di stampo agricolo. Vicenda emblematica di un passato all’apparenza lontano ma psicologicamente vicinissimo, La chiave di Elena è una mappa di sentimenti e riflessioni che ci portiamo dentro tra necessaria emigrazione dalle zone più discoste del cantone e l’inevitabile nostalgia del mondo naturale che è sia nostro padre, sia nostra madre.
Recensione apparsa su ExtraSette n. 3, 2020