Lionel, un cuore diviso in due

Giovanissimi attori spontanei e ben diretti, effetti speciali di alto livello e perfettamente finalizzati allo spirito della vicenda narrata: basterebbero queste constatazioni a fare di Lionel un'operazione riuscita in un campo di questi tempi molto affollato come quello del cinema per ragazzi. Il nuovo film di Mohammed Soudani non rinuncia inoltre a veicolare quel messaggio di multiculturalità vissuta in prima persona che è una caratteristica inscindibile dalla personalità del suo autore e dimostra ancora una volta come il cinema «Made in Ticino» possa contare su una squadra di tecnici di grande competenza e professionalità. Il protagonista, Lionel (Max Tardioli), è un ragazzino di dieci anni con il cuore diviso tra una nevosa Locarno, dove vive con la madre (Fatou Kine Boye) e con il padre adottivo (Fabrizio Rongione), dove va a scuola e ha molti amici tra cui Federico (Lorenzo Tanzi), e un villaggio africano sperso nella savana, di cui è formalmente il capo dopo la morte del nonno (interpretato dal grande regista ivoriano Roger Gnoan M'Bala) che gli ha affidato un prezioso amuleto. Il film segue un registro avventuroso e uno simbolico. Lionel si troverà così alle prese con un leone rinchiuso nella gabbia di uno zoo con il quale riuscirà a parlare (e il leone gli risponderà) e che tenterà di liberare con la complicità di Federico, provocando ansia tra i genitori e allarme tra le forze dell'ordine e nell'opinione pubblica. Il ragazzino si troverà però anche a riflettere sul suo posto nel mondo e sul suo futuro di africano costretto a vivere lontano dalla sua terra d'origine.