"Logan", l'ultima volta di Wolverine

Prima mondiale alla Berlinale per il film di James Mangold con Hugh Jackman
Hugh Jackman in "Logan".
Fabrizio Coli
17.02.2017 23:24

Le attese non sono state deluse alla Berlinale per la prima mondiale di Logan di James Mangold con Hugh Jackman. Non solo perché l'ultimo capitolo della saga del più amato degli X-Men, Wolverine, ha portato a Berlino un divo come Hugh Jackman reduce dall'asportazione di un carcinoma basocellulare al naso (dal 2013 è la sesta operazione di questo tipo per l'attore australiano che nei giorni scorsi ha rassicurato i fan postando su instagram la sua foto con scritto «tutto bene, ma mettete la crema solare»). Ma anche perché il film dello statunitense James Mangold è una nuova pietra miliare per le pellicole supereroistiche, mai state così mature e drammatiche.

È lo stesso Mangold (che nel 2013 ha diretto Wolverine: L'immortale) ad aver scritto la storia (ed è anche coautore della bella sceneggiatura). Una storia che, se di mezzo non ci fossero quegli artigli di adamantio che mai come stavolta amputano arti, perforano crani e staccano teste, potrebbe avere qualche grado di parentela perfino con film come Un mondo perfetto. Un Wolverine crepuscolare dunque, anzi no, di più perché qui la luce si è spenta da un pezzo. Siamo in un futuro prossimo. Il film non dice quando ma lo lascia intuire. Degli X-Men non è rimasto più molto, lo si capisce ma non si entra nei dettagli. Fra i pochi sopravvissuti c'è Logan, alias Wolverine (Jackman) che ora fa l'autista di limousine a El Paso. È invecchiato, indebolito, malato, le sue ferite non guariscono più come un tempo, ha bisogno degli occhiali per leggere le etichette delle medicine. Cerca di prendersi cura del professor X (Patrick Stewart), messo peggio di lui: il suo formidabile cervello soffre di una malattia degenerativa. Ma questo regime di semiclandestinità ha fine quando Wolverine deve occuparsi di una ragazzina, Laura (Dafne Keen), che è come lui, una feroce macchina da guerra che il governo vuole recuperare, insieme agli altri «esperimenti» fuggiti da un laboratorio. Logan diventa così un violento, cupissimo e insanguinato road-movie dal Texas all'Oklahoma al North Dakota.

In questo articolo: