Collezionismo

Mai buttare le figurine

Il mercato dei memorabilia sportivi ha raggiunto nel 2023 dimensioni clamorose: quasi 40 miliardi di dollari, con le proiezioni più prudenti che lo danno per quintuplicato entro il 2030 – Una tendenza intercettata anche da Netflix con la serie «The Goldin Touch»
Peyton Manning e Ken Goldin in un episodio di The Goldin Touch. © NETFLIX
Stefano Olivari
29.05.2023 06:00

Il mercato dei memorabilia sportivi ha raggiunto nel 2023 dimensioni clamorose: quasi 40 miliardi di dollari, con le proiezioni più prudenti che lo danno per quintuplicato entro il 2030. Maglie, biglietti, oggetti di ogni tipo ma soprattutto figurine: trading card rare già in origine, con una scarsità programmata, ma anche quelle di massa con cui tutti siamo cresciuti, per completare il superclassico album dei calciatori. Una tendenza intercettata da Netflix, con la serie The Goldin Touch: Il re dei memorabilia, e che si incrocia con uno dei principali motori dell’industria culturale, cioè la nostalgia.

Goldin Touch

La serie ha come personaggio principale Ken Goldin, uno dei principali imprenditori del settore, centrato sullo sport statunitense ma anche attento al resto del mondo, in particolare al calcio. In The Goldin Touch si spiega chiaramente come le maglie siano importanti, a livello di immagine (clamorosa la collezione di Karl Malone: tutte le maglie del Dram Team di Barcellona ’92, di cui del resto faceva parte anche lui) e di marketing, ma che i soldi veri si facciano con le card rare. Goldin è credibile, visto che in carriera ha venduto pezzi per 1,3 miliardi di dollari, con una commissione (di solito a carico dell’acquirente) del 20% frutto sia di aste sia di trattative private. Valgono molto figurine antiche, del Babe Ruth della situazione, ma anche moderne, quelle nate già con un occhio al collezionismo, come la LeBron James Triple Logoman, valutata 2,5 milioni. E gli affari veri vengono fatti non fra investitori o collezionisti quasi professionisti, ma quando una delle due parti in causa trova la classica figurina rara nella altrettanto classica soffitta e la porta da un esperto del settore: dalla asimmetria informativa possono nascere grandi fortune come grandi occasioni perse. Certo nel 99,9% dei casi si tratta di cose da poche decine di dollari, che hanno tutti, ma prima di buttarle via è il caso di pensarci un attimo. 

Le maglie

Il record per una maglia d’epoca è ovviamente legato a Michael Jordan, il più importante sportivo di sempre tenendo presente anche gli aspetti di marketing: nel settembre dell’anno scorso la sua maglia da gioco indossata nella Gara 1 del 1998 fra i Chicago Bulls e gli Utah Jazz è stata venduta per 10.091.000 dollari. Cosa potrà costare quella della leggendaria Gara 6? Secondo posto, stando a cifre ufficiali, la maglia dell’Argentina indossata da Maradona nel secondo tempo della partita con l’Inghilterra al Mondiale 1986: per la maglia della Mano de Dios e del gol più bello di sempre sono stati tirati fuori 9.300.000 dollari. Un’altra maglia molto particolare è quella indossata da Wayne Gretzky nella sua ultima partita con gli Edmonton Oilers: per il mito dell’hockey mondiale un collezionista ha investito, sempre l’anno scorso, 1.452.000 dollari. Sono situazioni difficilmente ripetibili, perché in linea di massima la maglia da gioco originale di un grande campione in una partita che tutti ricordano vale sul mezzo milione: è il prezzo per Messi, Tom Brady, Federer, eccetera… La cifra poi può essere dopata dall’autografo del campione stesso, più o meno genuino. Va da sé che molti abbiano fiutato l’affare e che mettano all’asta direttamente le proprie maglie firmate: a volte per beneficenza, più spesso no.

Le card

Le vera febbre di collezionisti e investitori è per le figurine: quelle che tutti conoscono, cioè quelle per completare album tipo Panini, ma anche quelle legate a iniziative commerciali di singole aziende o delle squadre. Tutti i record sono del 2022, essendo il mercato esploso negli ultimi anni: in vetta la card di Mickey Mantle della Topps risalente al 1952, aggiudicata per 12,6 milioni di dollari, davanti a un’altra figurina dedicata a una stella del baseball, Honus Wagner: la T206, di cui esistono al mondo soltanto 60 esemplari. Oltre i 7 milioni la sua valutazione. Del 2021 è il record per il basket, con una card di Steph Curry del 2009 pagata 5.900.000 dollari da un fondo di investimento: sì, perché la figurina rara è da molti considerata un bene rifugio, alla stregua di un quadro di un artista storicizzato alla Raffaello o alla Van Gogh. Non molto lontana la card di un LeBron James nell’anno da rookie, quindi 20 stagioni fa, pagata 5,4 milioni di dollari anche perché autografata dallo stesso James. Terzo posto nel basket per la Logoman di Luka Doncic, prodotta nel 2018. Allargandoci ad altri sport, nel football più di 4 milioni sono stati spesi per la rookie card autografata di Patrick Mahomes e circa 3,5 per quella di Tom Brady. In generale una figurina rara vale moltissimo di più di una maglia rara, anche se chi non è dentro a questo mondo pensa il contrario. Nel calcio non si hanno notizie di cifre superiori agli 1,3 milioni spesi per una figurina rara di Pelé, le quotazioni sono mediamente più basse perché il motore di questo impazzimento delle quotazioni delle card sono gli Stati Uniti. Comunque una normale collezione, se ben tenuta, ha un certo valore: l’album completo del Mondiale 1978 si vende tranquillamente a 400 euro. 

Donne, biglietti e Pokemon

Quello del collezionismo di memorabilia sportive, ma il discorso può essere allargato al collezionismo in generale, è un mondo molto maschile, legato in parte alla nostalgia e in parte alla competizione: quella per aggiudicarsi una figurina rara diventà spesso un valore in sé. Questa connotazione maschile vale anche per gli oggetti del desiderio: rarissimo che maglie o card di campionesse raggiungano quotazioni enormi. Il record mondiale sono i 117.000 dollari di una card di Serena Williams, mentre nel calcio non si va oltre i 34.000 di una figurina rara di Mia Hamm. Gli accumulatori seriali non hanno bisogno di questo consiglio, ma il resto del mondo dovrebbe aspettare un attimo prima di buttare via anche i vecchi biglietti, visto che potrebbero vale anche mezzo milione, come quello della partita di debutto nella NBA di Michael Jordan (e ce ne saranno 15.000…) nel 1984 o di Jackie Robinson nella MLB nel 1947. E non bisogna fossilizzarsi sullo sport, perché le figurine possono riguardare qualsiasi settore: quelle più rare dei Pokemon sono in zona 5 milioni. Una gigantesca bolla? Valgono i discorsi che si fanno per l’arte: non esiste un valore di mercato come può essere per il petrolio o per l’oro, con meccanismi di domanda e offerta, ma solo quanto un singolo potenziale compratore è disposto a spendere.