L’intervista

Maria Bonzanigo: «Non ci credevo, ancora non ci credo, ma funziona tutto»

La storica musicista della compagnia Finzi Pasca racconta il dietro le quinte dello spettacolo alla Fête des Vignerons
Maria Bonzanigo. (Foto Pedrazzini)
Rocco Bianchi
18.07.2019 14:53

Una festa bicentenaria con le sue tradizioni, tra cui anche le musiche e i canti, da adattare alle visioni di Daniele Finzi Pasca e alle novità tecnologiche dell’era digitale: è questa la sfida che si sono trovati davanti i vari compositori che, con le loro note, sottolineeranno i passaggi e le scene dello spettacolo. Tra questi un ruolo importante l’ha evidentemente svolto Maria Bonzanigo, storica musicista della compagnia. Che comunque sottolinea subito di essere rimasta «fedele a me stessa come compositrice. Ho una mia cifra stilistica che però cerco di adattare alle situazioni. Qui io e gli altri compositori abbiamo scritto per un migliaio di coristi tra adulti e bambini, per un’orchestra, per una banda di un centinaio di elementi, per i corni delle Alpi».

Passaggi e momenti difficili?
«Probabilmente l’arrangiamento del Ranz des vaches. È il tema più delicato da prendere in mano, proprio per non tradire e quindi non deludere chi lo ascolterà. Bisogna inoltre avere ben presente le interpretazioni che ne sono state date nelle edizioni passate, chiedersi cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto, e da lì partire. È quello che ho provato a fare».

È l’unico brano tradizionale che ha dovuto riprendere?

«No, ce ne sono diversi, arrangiati però da altri colleghi. Tra questi la Monferrina, un canto savoiardo che è da tempo inserito nella Fête. L’ha arrangiata appunto qualcun altro, per banda musicale; io mi sono solo permessa di farne una piccola ripresa nella scena delle nozze con un piccolo ensemble (violino, clarinetto, contrabbasso e fisarmonica) per far sentire che questa musica non è solo di qui ma anche delle nostre parti».

Tutti i precedenti arrangiamenti musicali sono ben documentati?
«Quelli più antichi non tanto. Tuttavia molto in fretta sono stati creati veri e propri libretti, come quelli delle opere, che sono giunti fino a noi».

Quali sono le novità di questa edizione?
«Sono stati scritti dei testi, da due autori, che si inseriscono sulla drammaturgia di Daniele e Julie. Si avvicina come struttura al “Festspiel”, ma veramente unico e particolare».

Come è stato lavorare con dei «dilettanti»?
«Bisogna dire che ci sono molti cori che aspettano l’evento, preparandosi molto bene con i loro direttori. Questi hanno formato la nostra base: un immenso coro di quasi 500 persone che si sta preparando da settembre. In più c’è un coro di circa 150 bambini, anche questi provenienti da cori già presenti sul territorio. Poi ci sono persone comuni, molti giovani, che si sono annunciate per cantare: così abbiamo corso il rischio di formare un coro nuovo, di circa 300 persone, che all’inizio non sapevamo assolutamente che risultati avrebbe dato. Ne siamo rimasti sorpresi. In tutto quindi dobbiamo gestire un migliaio di coristi».

E a livello tecnico? Come funziona un evento del genere?

«Non ci credevo, ancora non ci credo, ma funziona tutto, anche se fino all’ultimo abbiamo lavorato per limare i particolari. Tutti – coristi e figuranti – sono in contatto con le varie regie. I cori in più cantano “live”, per cui devono sentire la musica; ma tra quella che potrebbero sentire in arena e la loro posizione c’è un lieve ritardo, per cui gliela si deve inviare “in cuffia”, ognuno su canali diversi e ognuno secondo i tempi giusti, in modo che tutti cantino nello stesso momento, all’unisono».

I problemi avuti nel 1999, nell’ultima edizione della Fête des Vignerons, sono quindi stati risolti?

«Abbiamo fatto un grande lavoro assieme ai tecnici del suono, in modo da chiarire le nostre esigenze reciproche. Il problema è semplice da spiegare: quando tutti cantano in diversi punti dell’arena, data la distanza, si crea una specie di eco naturale che disturba ed è impossibile eliminare del tutto, allora abbiamo deciso di sfruttarlo. Soprattutto nei brani lenti abbiamo ottenuto degli effetti molto interessanti. Molto più complicato è risolvere la questione nei brani ritmici e veloci, ma grazie alla tecnica e ad alcuni trucchi compositivi credo che ci siamo riusciti».

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