Primecinema

Maria ed Elisabetta: due regine una contro l’altra

In «Maria Regina di Scozia», film dall’approccio contemporaneo ma dalla forma classica
Il film è l’opera prima della regista teatrale Josie Rourke.
Marisa Marzelli
17.01.2019 06:00

La storia di Maria Stuarda (1542-1587) è nota e non si fa spoiler dicendo che venne decapitata. Anche le scene iniziali del film della regista britannica Josie Rourke anticipano il tragico epilogo. Maria regina di Scozia è una sontuosa biografia storica e, come tale, i fatti non possono essere cambiati. Il punto di vista del racconto è però quello della protagonista.

Regina di Francia a 16 anni e già vedova a 18, Maria torna nella natia Scozia per riprendersi la corona. Sua rivale al trono è Elisabetta I d’Inghilterra. Cattolica la prima, protestante l’altra, hanno idee differenti anche su come usare matrimonio e discendenza in funzione politica. Lo sguardo è tutto al femminile, esplora l’animo delle due regine rivali, filtrato dalla sensibilità della regista. Il mondo maschile della corte fatto di consiglieri, amanti, cortigiani tutti potenziali traditori, dediti agli intrighi e a combattersi si contrappone a due donne forti coinvolte loro malgrado in situazioni dinastiche complicate, dove qualsiasi mossa diventa questione di vita o di morte.

Una lettura accattivante in epoca di politicamente corretto e di Me Too, ma c’è dell’altro perché lo sceneggiatore del film (tratto dal libro Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart dello storico e biografo John Guy, specializzato nella storia dei Tudor) è Beau Willimon, già sceneggiatore del film politico di e con George Clooney Le idi di marzo e soprattutto autore della celebre serie tv House of Cards. L’approccio contenutistico è quindi spregiudicatamente contemporaneo. La forma del film è invece squisitamente classica e british. Perché Josie Rourke, qui al debutto cinematografico, è una stimata regista teatrale. Curatissime le singole immagini, dove i volti – fasciati da una luce che li rende quasi bergmaniani – occupano il centro dell’inquadratura. Le scenografie e i costumi sono eccellenti, come le composizioni di sapore pittorico dei comprimari. Le armature, i cavalli, i castelli, le battaglie, le differenti peculiarità delle due corti... tutto studiato per essere visivamente perfetto.

Quel che manca in tanto rigore estetico è l’epica. Sarà perché la chiave di lettura imposta non convince: le due regine (storicamente non è provato che si siano incontrate, mentre il film si concede la licenza di un faccia a faccia) sembrano poco inclini alle lotte di potere, quasi estraniate, diciamo buone o buoniste. Elisabetta, per di più, viene presentata come se non avesse avuto altra scelta condannando a morte la rivale. Appare persino sfatta, segnata dalle cicatrici del vaiolo e da un inestetico naso posticcio. Difficile da credere, sia per come andò la Storia, sia perché dopo i due film Elizabeth con Cate Blanchett, la Regina Vergine è diventata un’icona. E, nel gioco attoriale, la pur volonterosa ma più fragile Saoirse Ronan soccombe al carattere, alla solidità, anche fisica, della talentuosa australiana Margot Robbie pur imbruttita e con parrucca rossa posticcia.

Forse i drammi storici, se non trovano idee forti e davvero innovative, finiscono per annoiare gli spettatori, abituati all’adrenalinico ritmo di produzioni fantasy come Il Trono di Spade.