Storie

Maria Luisa, merlettaia quasi per caso

«Ho iniziato solo per compiacere un’amica insistente. Ma dopo una settimana ero in estasi e non ho più smesso di fare pizzi ai fuselli»
Leila Bakkers
29.01.2019 18:00

Gira, incrocia, gira, punta uno spillo. E ricomincia. L’instancabile lavoro di Maria Luisa Gysel è accompagnato dal ticchettio dei fuselli (particolari tipi di rocchetti dove viene avvolto il filato) che si spostano da destra a sinistra e da sinistra a destra. Abbiamo incontrato la merlettaia a Locarno, in occasione di un mercatino dell’associazione Artigiani del Ticino (ArTi). Sono 22 anni che realizza merletti ai fuselli o al tombolo, com’è anche nota questa disciplina. Le sue opere, di varie grandezze, sono finissime e di una precisione micrometrica. Eppure, ci racconta, non pensava che avrebbe potuto appassionarsi tanto a quest’attività, a cui oggi dedica gran parte delle sue giornate. «È stata un’amica ad insegnarmi quest’arte», spiega. «Per molti anni ha cercato di convincermi che sarebbe stata un’attività piacevole per me. Eppure non volevo saperne: ero convinta fosse un’occupazione snervante. Dopo tante suppliche da parte sua, ho ceduto e accettato di frequentare un corso, a Crans-Montana, di cinque giorni. In realtà ho acconsentito soprattutto perché la mia amica cessasse di chiedermi di provare. Ma dopo una settimana ero in estasi e non ho più smesso di fare pizzi ai fuselli».

Chi vede i lavori esposti spesso non si rende conto di quanto tempo serve per realizzarli e critica i prezzi applicati. Bisogna però considerare che è tutto fatto a mano

Le opere di dimensioni maggiori l’hanno occupata per oltre quaranta ore: una settimana lavorativa a tempo pieno. Eppure le (s)vende a 250 franchi. «Al giorno d’oggi non riuscirei a venderle se fossero più care», fa notare la nostra interlocutrice. «Chi vede i lavori esposti spesso non si rende conto di quanto tempo serve per realizzarli e critica i prezzi applicati. Bisogna però considerare che è tutto fatto a mano». Anche ottenere il materiale necessario a realizzarli richiede tempo: «Ci sono diverse fiere in Svizzera interna durante l’anno. In queste occasioni faccio scorta di filo (Gysel usa perlopiù quello di lino perché è resistente e non si rovina con il lavaggio o la stiratura, ndr.) ma anche di modelli e di consigli. In quei momenti, tra appassionate, ci raccontiamo trucchi e astuzie del mestiere». La signora, mentre parla, ha lo sguardo illuminato di chi ricorda le giornate piacevoli trascorse a scambiare informazioni sui materiali e le tecniche, quasi fossero segreti inconfessabili.
Per lei il lavoro ai fuselli è sempre stato un hobby e mai una professione. Prima di passare al beneficio della pensione è stata impiegata di commercio, ristoratrice, cameriera e venditrice. «Ora ho più tempo da dedicare al tombolo, anche se qualche momento lo devo pur concedere anche a mio marito», dice ridendo. «Non ho un negozio. Lavoro a casa e faccio parte dell’Associazione artigiani ticinesi. Tramite questa partecipo a fiere e mercatini in tutto il cantone dove, oltre a vendere i miei lavori, dò delle dimostrazioni. Questo mi permette di mantenere il contatto con le persone, cosa che ho sempre amato».

Più diffuso in Svizzera interna
A darci qualche informazione in più su quest’arte, la cui origine si perde nella notte dei tempi, è Michela De Taddeo che rappresenta il Ticino nella Federazione delle merlettaie svizzere: «Nella nostra regione le donne che producono pizzi ai fuselli sono una decina. Non è una disciplina integrata nel tessuto sociale, come possono esserlo l’uncinetto o il chiacchierino (un tipo di merletto costruito con una serie di anelli, nodi e catene, ndr.) che già è un po’ più ricercato». Sul nostro territorio si utilizzano tecniche diverse, il cui nome deriva generalmente dalla località in cui nasce, ma non solo: il pizzo di Cantù , il Fiandra o il torchon. Le influenze sono insomma molte. Diversa la situazione in Svizzera interna, spiega De Taddeo, dove i pizzi ai fuselli sono più diffusi e si organizzano numerose attività per le merlettaie.

Nella nostra regione le donne che producono pizzi ai fuselli sono una decina. Diversa la situazione in Svizzera interna dove i pizzi ai fuselli sono più diffusi e si organizzano numerose attività per le merlettaie

Oltre alle riunioni associative, vi sono le fiere, dove appassionati e appassionate del settore si incontrano. «Da molto tempo il Ticino non ospita più eventi di questo tipo», afferma l’esperta «L’organizzazione è assai laboriosa. Richiede grandi spazi e persone disposte ad allestire i luoghi. Anche i costi non sono indifferenti». Ma proprio per la maggior presenza di individui attivi nel settore, la promozione di manifestazioni simili risulta più semplice Oltralpe. E se l’antica arte resta prevalentemente di dominio femminile, in Svizzera tedesca e romanda coinvolge anche numerosi uomini, dice la nostra interlocutrice. «Alcuni anni fa, ad esempio, in occasione di un’assemblea abbiamo visto le creazioni di un artigiano che lavorava al tombolo per realizzare cappelli di San Gallo. Un lavoro certosino, molto ricco, realizzato con filo d’oro. Anche nella Svizzera francese si trovano molti uomini che creano pizzi o merletti».

Un corso a Pura
Per quanto riguarda i materiali, poi, ci si può sbizzarrire. Sebbene la maggior parte delle creazioni venga prodotta con fibre di cotone o lino, non mancano quelli che hanno provato a tessere altre cose. «Si va dal crine di cavallo al pelo di diversi animali», racconta De Taddeo. «Addirittura ad una fiera ho visto una signora tessere dei capelli. È insomma un’arte che permette di percorrere infinite possibilità». La speranza di chi la pratica in Ticino è che non vada persa. «Nella Federazione svizzera sono l’unica ticinese – dichiara De Taddeo – e il mio obiettivo è riportare quest’attività alle nostre latitudini». A questo scopo, tra le proposte del sodalizio che a fine mese si riunirà in assemblea a Berna, vi è un corso previsto nel nostro cantone per il 22 e 23 di marzo. Il tema dell’incontro, che si svolgerà a Pura all’Hotel Paladina, è «Fiandra a tre paia», una tecnica tipica dell’area di Gorizia.