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Maxi B: «Il cibo è il mio mostro da combattere»

Con il rapper e speaker di Radio3i parliamo del nuovo singolo «Facci caso», uscito quest’oggi su Spotify e YouTube: «Ho fatto tanti errori, ora ho trovato l’amore, ma il problema con il cibo è la mia croce» – VIDEO
© Maxi B
Michele Montanari
24.09.2021 18:07

È una radiografia l’ultima canzone di Maxi B. Un esame che il rapper ticinese fa su se stesso, con lucida maturità, senza alcuna paura di affrontare i propri mostri. In Facci caso, singolo uscito quest’oggi su Spotify e YouTube, lo speaker di Radio3i affronta il suo difficile rapporto con il cibo. Lo immortala nella musica e lancia un messaggio a se stesso: «Reagisci, pensa alla tua salute». Una canzone per certi versi cupa, in cui l’artista riflette sulla domanda «Come va?», spesso lanciata nel vuoto solo per dire qualcosa, senza il minimo interesse per i disagi degli altri. Facci caso parte da lontano, da un giovane che sognava la musica, rifiutando con «arroganza» i consigli dei genitori, fino ad arrivare agli sbagli, agli amori finiti. Forse mai iniziati. Maxi B ci parla del suo nuovo brano.

Nella tua canzone parli delle persone che ti chiedono «Come va?», senza che la risposta gli interessi veramente. Ma forse i tuoi fan vogliono saperlo davvero: Maxi B, come va?
«Facci caso ruota tutta attorno a questo concetto. ‘‘Come va?’’ è semplicemente una frase fatta, usata un po’ come un intercalare. In realtà non si ascolta mai veramente la risposta, magari per fretta, per menefreghismo, perché ognuno ha la sua vita a cui pensare. È una domanda che si fa, tanto per. Non si ha davvero voglia di ascoltare la risposta. Non sto passando un buon periodo a livello fisico, ho cominciato quindi a chiedermi quanto valore abbia questa domanda. Me lo chiedono in tanti e quando butto fuori il mio disagio, questo non viene recepito. A quanti interessa davvero? Il mio è un non sentirmi bene a livello fisico. Dal punto di vista mentale per fortuna va tutto bene. Mi ero messo a dieta, avevo lottato tantissimo per perdere peso e poi, un po’ per lo stress, un po’ per quello che è l’incedere della vita, ho ripreso chili. Questo mi ha messo con le spalle al muro: ognuno ha la sua croce. Io sono uno che non beve tanto, che non usa stupefacenti. Non faccio nulla di che. Lo stress lo sfogo nel cibo. È il mio mostro da combattere. Tornando alla domanda ‘‘Come va?’’: magari qualcuno dopo questa canzone inizierà ad ascoltare la risposta».

Facci caso è un brano cupo anche dal punto di vista musicale. È uno dei tuoi singoli più «oscuri»...
«Sì. Dal punto di vista musicale è un tentativo di sottrarsi un po’ all’andazzo dei singoli che stanno uscendo in questi mesi, soprattutto i tormentoni estivi. Ultimamente avevo fatto pezzi un po’ più radiofonici, in questo caso volevo puntare maggiormente sul testo e trovare un sottofondo che rispecchiasse il momento in cui ho scritto queste parole. La base in questo senso è perfetta: le parole erano lì, solo da mettere in rima. Mi sono chiesto se fosse la scelta giusta, ma avendo più canzoni in cantiere, ho voluto dar sfogo ad altre sfaccettature della scrittura. Stranamente è stata l’etichetta discografica a scegliere proprio questa canzone come singolo. Io all’inizio ero un po’ scettico, ma loro mi hanno detto: ‘‘È più radiofonica di quanto pensi. Non ha il sound allegro che va di modo adesso, ma tu poni l’accento su altre cose’’. Mi sono fidato, nonostante una base più cupa: ho lasciato che fosse il testo a prendere il sopravvento sulla musica».

Torniamo al tuo rapporto problematico col cibo: nella canzone ti dai del «ciccione». Non sei stato troppo severo con te stesso?
«No, anzi. Spero sia da monito per ricominciare a volermi bene da questo punto di vista. Perché quando le cose non girano nel modo giusto, comincio a mangiare e questo è davvero un problema. Sia chiaro, non è un fattore estetico. Gli anni vanno avanti e io lancio un messaggio a me stesso: ‘‘Pensa alla salute, prenditi cura di te, tieniti in forma’’. Quando stai bene fisicamente, poi la mente è più libera, ragioni meglio. Il cibo è un mostro che combatto da anni. ‘‘Ciccione’’ l’ho tirato fuori perché spesso e volentieri le persone quando vogliono attaccarti vanno a prendere la prima cosa che vedono: è una parola che salta fuori spesso. E in realtà è proprio così, non devo prendermela. Io non sto bene con il mio corpo, ma è un errore mio: devo fare qualcosa. Potevo essere anche più duro nel testo, ma mi sono trattenuto».

Sono figlio di due operai, e sono orgoglioso di esserlo. Ma questo orgoglio è arrivato con il tempo

In Facci caso parli dei tuoi genitori, delle loro scelte, che sembrano molto distanti dalle tue: quanto sei diverso da loro?
«Sono figlio di due operai, e sono orgoglioso di esserlo. Ma questo orgoglio è arrivato con il tempo. Io non volevo il posto fisso, ho sempre pensato di lavorare con la musica, che poi mi ha portato anche alla radio. Avevo una mentalità molto diversa dalla loro. All’inizio non mi vedevo a dover timbrare il cartellino: ero giovane, spavaldo e superficiale. Alla fine ho capito che il mio e il loro sono due mondi uguali, solo con un approccio alla vita differente. In questo testo parlo ai miei genitori. Non dico che voglio scusarmi, ma voglio dire loro che li ho capiti. Loro non volevano ingabbiarmi, ma darmi una possibilità, per quelli che erano i loro mezzi. Invece ho fatto una scelta che mi ha portato lungo il mio percorso: la musica, poi la radio. Ero molto arrogante e anziché ringraziarli, quasi li prendevo in giro».

E se tuo figlio facesse come te da giovane?
«Me lo sono chiesto spesso. I miei hanno cercato di darmi una via, ma vedendo che la mia strada era un’altra, si sono messi comunque a disposizione. Poi hanno sempre spinto la mia carriera. Mia mamma è anche venuta a vedermi nei concerti importanti. Quindi cercherei di essere vicino a mio figlio, ma farei sì che imboccasse la sua strada da solo. Saprà lui quali sono i suoi talenti e le sue aspirazioni. Io devo essere pronto, qualora dovesse cadere, ad aiutarlo a rialzarsi».

In una strofa canti: «Forse ha ragione la mia ex, che non so amare. Sono come un T-rex con il cuore pieno di ferite amare. O forse pure lei ama solo sparlare». Maxi B sa amare o ha ragione lei?
«In una sola rima c’è un’autocritica gigantesca. Ho fatto tanti errori in amore. Alcuni li sto ancora pagando, ma allo stesso tempo ho trovato una compagna, con cui sto attualmente, che penso mi abbia insegnato tante cose, anche ad amare. Forse ha ragione la mia ex, forse in quel momento non sono stato capace dai amare. Però è anche vero che ‘‘Su le mani chi non sbaglia, chi non inciampa’’. Anche su cose che guardando indietro ti chiedi: ‘‘Come ho fatto a fare quell’errore lì’’. Eppure quando ci sono di mezzo i sentimenti si fanno tanti sbagli. Quindi ci sta pure la mia frecciatina ‘‘Forse pure lei ama solo sparlare’’. Però non voglio nascondermi dietro un dito: ho sbagliato. Ora ho trovato la pace dei sensi. I sentimenti li ho messi in riga: rimane questo demone che è il cibo. Vediamo se questa canzone non sia la via per tornare in carreggiata».