Eurovision Song Contest

Che la festa abbia inizio

Stasera alla St. Jakobshalle di Basilea (e in diretta tv dalle 21.00) la prima semifinale del concorso canoro – Quindici le nazioni a contendersi uno dei dieci biglietti disponibili per l’atto conclusivo della manifestazione ed esibizione-passerella per Svizzera e Italia
© KEYSTONE (AP Photo/Martin Meissner)
Mauro Rossi
13.05.2025 06:00

Smaltita la sbornia della domenica di festa, arrotolato il lunghissimo tappeto turchese e archiviate – speriamo definitivamente – le (tutto sommato contenute) polemiche extra musicali, per l’Eurovision Song Contest di Basilea è tempo di alzare il sipario: stasera e giovedì in una St. Jakobshalle quasi ostaggio della tecnologia andranno in scena le due semifinali chiamate a scegliere le venti canzoni che, unite alle sei qualificate d’ufficio, si contenderanno sabato l’ambìto microfono di cristallo. Il tutto in una cornice scenografica che non è esagerato definire fantascientifica. Il palco sul quale i cantanti si esibiranno è infatti una struttura modulare capace di riconfigurarsi durante l’evento, consentendo la creazione di scenografie uniche per ciascuna esibizione, amplificando l’impatto visivo delle performance e – dato non secondario – agevolando il lavoro dei tecnici, interessati da una continua attività di rielaborazione scenica in tempi rapidissimi, data la rapida successione delle canzoni e la ridottissima tempistica dell’evento – ognuna delle due semifinali ha infatti una durata di poco superiore alle due ore. Degli ultimi ritrovati tecnologici ne beneficerà direttamente anche chi seguirà l’evento alla radio e alla televisione. Per la prima volta, infatti, l’ESC è infatti trasmesso utilizzando tecnologie di audio spaziale, che ricreano un ambiente sonoro tridimensionale. Con cuffie o sistemi audio compatibili, pertanto, gli spettatori potranno percepire il suono da direzioni precise, come se fossero fisicamente presenti nell’arena. In alcuni casi sarà per loro possibile anche personalizzare il mix audio, aumentando o diminuendo il volume di specifici elementi, come la voce del cantante, la base musicale o i cori, così da apprezzare o meglio dettagli delle canzoni che potrebbero altrimenti passare inosservati nel mix tradizionale.

Dominano techno pop e inglese

Ma che canzoni si ascolteranno durante le varie serate? Il genere dominante tra i 37 brani in gara è quello che potremmo definire «techno-elettro-pop»: canzoni dall’alto livello ritmico (con una raffica di «unz-unz-unz» che rimandano agli anni Ottanta e Novanta), con sintetizzatori in abbondanza, costruzioni armoniche e arrangiamenti standardizzati che puntano su riff di facile presa e ritornelli che possono essere canticchiati al primo ascolto. Non mancano tuttavia brani in grado di distinguersi nettamente. Come Wasted Love del giovane austriaco Johannes Pietsch, in arte JJ: una composizione in stile opera-pop in grado di valorizzare la sua timbrica di controtenore e che per certi versi richiama The Code di Nemo (e infatti il produttore è il medesimo, ossia l’«hitmaker» zurighese Pele Loriano). Ma anche Katarsis del lituano Tavo Akys e, a cavallo fra romantico e dark, Mila del serbo Princ e le più romantiche C’est la vie dell’olandese Claude, Voyage della «nostra» Zoë Më nonché la contestata (per motivazioni extracanore) ma intensa New Day Will Rise della giovane israeliana Yuval Raphael (canzone tra l’altro accompagnata da una clip che ha quale protagonista il borgo ticinese di Morcote). Decisamene fuori categoria, rispetto a tutte le altre canzoni in gara, Volevo essere un duro di Lucio Corsi in quanto motivo in perfetto stile cantautorale che già a Sanremo faticava a rientrare nei canoni della manifestazione: figurarsi in un contesto europeo come quello di Basilea, tant’è che l’artista toscano ha scelto di eseguirla accompagnandola da sottotitoli in modo da dare il giusto risalto al testo.

E a proposito di testi: anche quest’anno la lingua dominante è l’inglese, scelta da ben 20 concorrenti, anche se in alcuni casi, mischiata con l’idioma nazionale. La seconda lingua più utilizzata è il francese scelto da cinque concorrenti (tra cui Zoë Më), due invece quelli che si esprimono totalmente in italiano (oltre a Corsi, Gabry Ponte che veste i colori sanmarinesi) e altrettanti in serbo-croato, ossia i rappresentanti di Serbia e Montenegro. Una curiosità: ad optare per la lingua nazionale, a dispetto del più internazionale inglese, sono i rappresentanti della Svezia che sull’idioma anglosassone ha costruito buona parte dei suoi sette successi ad Eurosong. Bara Bada Bastu del trio KAJ è eseguita infatti in un dialetto svedese, ma d’altronde un motivo scanzonato che celebra la cultura della sauna, probabilmente, avrebbe avuto poco senso cantato altrimenti, un po’ come l’Espresso Macchiato del gettonatissimo estone Tommy Cash che infatti intercala un po’ della «dolce lingua» nella sua ironica interpretazione.

Avrà probabilmente uno strascico giudiziario la protesta anti israeliana durante la parata inaugurale di Eurosong. Kan Broadcasting, l’emittente pubblica dello Stato ebraico e membro dell’Eurovision, ha sporto denuncia alla polizia dopo che un uomo ha minacciato di tagliare la gola alla cantante Yuval Raphael durante la sfilata. Un video ha mostrato un uomo sventolare una bandiera palestinese, indossare una kefiah e fare il gesto di tagliare la gola e sputare verso la delegazione israeliana. La cantante Yuval Raphael, che partecipa alla gara dopo essere sopravvissuta al massacro di Hamas il 7 ottobre 2023 al festival Nova nascondendosi sotto i cadaveri di altri giovani uccisi dai terroristi, in questi giorni a Basilea è costretta, precauzionalmente, a dotarsi di guardie del corpo per garantire la propria incolumità.

Televoto già decisivo per scegliere i primi finalisti

La prima semifinale stasera (diretta tv su RSI La 1 e su Rai 2 a partire dalle 21.00) vedrà in gara quindici Paesi . Ognuna delle esibizioni sarà preceduta da una clip video di presentazione in cui ogni artista troverà in un armadietto una cartolina raffigurante una località svizzera. Nel luogo rappresentato, il cantante sarà accolto da un anfitrione locale, con cui svolgerà un’attività. Questo l’ordine delle esibizioni: Islanda (VÆB con RÓA), Polonia (Justyna Steczkowska – GAJA), Slovenia (Klemen – How Much Time Do We Have Left), Estonia (Tommy Cash – Espresso Macchiato), Ucraina (Ziferblat – Bird of Pray), Svezia (KAJ – Bara Bada Bastu), Portogallo (NAPA – Deslocado), Norvegia (Kyle Alessandro – Lighter), Belgio (Red Sebastian – Strobe Lights), Azerbaigian (Mamagama – Run With U), San Marino (Gabry Ponte – Tutta L’Italia), Albania (Shkodra Elektronike – Zjerm), Paesi Bassi (Claude – C’est La Vie), Croazia (Marko Bošnjak – Poison Cake), Cipro (Theo Evan – Shh). Di questi 15 artisti solo dieci saranno promossi alla finale di sabato attraverso i giudizi delle Giurie di Qualità dei vari Paesi e il Televoto in cui non è possibile votare il rappresentante della propria nazione. Stasera si esibiranno anche tre dei sei ammessi direttamente alla finale, ossia due rappresentanti dei «Big Five» (Spagna con Melody e Esa diva e l’italiano Lucio Corsi con Volevo Essere Un Duro) nonché l’elvetica Zoë Më con Voyage.

La serata, presentata da Hazel Brugger e Sandra Stude (Michelle Hunziker presenzierà solo alla finale di sabato) offrirà anche una serie di intermezzi: un omaggio alle origini della competizione, con il racconto del primo Eurovision Song Contest, vinto nel 1956 a Lugano dall’argoviese Lys Assia con Refrain , un’ironica rielaborazione del mito di Guglielo Tell in chiave... Eurosong un tributo Cèline Dion e alla sua vittoria nel 1988 lanciò l’interprete canadese a livello planetario e, naturalmente, al campione uscente Nemo.

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