L'anniversario

I cinquant'anni di Eminem, l'Elvis del rap

Per il pubblico generalista la sua peculiarità rimane quella di essere il più famoso fra i rapper bianchi, ma Marshall Bruce Mathers III è anche molto altro
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Stefano Olivari
17.10.2022 19:00

Con i suoi cinquant’anni appena compiuti Eminem è di poco più vecchio del rap e forse non ha più molto da dire, ma continua comunque a fare canzoni nuove e a essere al centro dell’attenzione per mille motivi. Per il pubblico generalista la sua peculiarità rimane quella di essere il più famoso fra i rapper bianchi, ma Marshall Bruce Mathers III è anche molto altro. 

Icona Millenial

Nell’industria della nostalgia generazionale Eminem è l’icona indiscussa dei Millennial, cioè dei nati dal 1981 al 1996, insomma di chi a inizio millennio è stato giovane o bambino. L’ultima star mondiale a essere emersa quando la musica si ascoltava ancora su supporti fisici, e non in download/streaming su lettori mp3 o smartphone. Scoperto da Dr. Dre, Eminem (nome d’arte tratto da quello dei suoi inizi, M&M, a sua volta preso da Marshall Mathers) ha raggiunto il successo non proprio da giovanissimo, con gli album The Slim Shady LP, The Marshall Mathers LP e The Eminem Show, toccato la vetta con Lose Yourself, il singolo lanciato con il film 8 mile, ispirato alla sua vita, e di fatto sono quasi vent’anni che vive di rendita. Con dischi nuovi, certo, con mille collaborazioni e attività, anche come produttore, ma anche per i più grandi la fase creativa non va al di là di pochi anni. Che cosa aveva Eminem per conquistare i Millennial? Tante cose: riuscire a essere originale in quella che era la musica del momento, cioè l’hip hop, avere una vena umoristica notevolissima che bilanciava la rabbia antisistema, utilizzare senza snobismo molti elementi rock e pop, essere un paroliere eccezionale. Insomma, quello di Eminem non era e non è un rap noioso e ripetitivo.

Bianco come Elvis

Ovviamente per il successo di Eminem la pelle bianca non è stata secondaria, anche se prima e dopo di lui ci sono stati altri rapper bianchi di successo. Prima di lui sicuramente i Beastie Boys, coevi o dopo Mike Shinoda, Yelawolf, G-Eazy, Macklemore, Kid Rock, Machine Gun Kelly, Post Malone. Come si può notare, nessun rapper puro ma artisti che hanno mescolato il rap ad altro. In questo senso si può dire che Eminem sia il bianco di successo che più si avvicina al rapper degli afroamericani. O meglio, che lo sa e lo saprebbe fare anche se in parte se ne è allontanato. Di sicuro in una prospettiva di mercato il parallelo musical-razziale fra lui ed Elvis Presley sta in piedi, anche se Elvis fu un fenomeno in più generi musicali, senza contare le differenti opinioni politiche. La credibilità rap del bianco Eminem deriva anche dalla biografia, del tutto simile a quella del 99% dei rapper afroamericani: abbandonato dal padre a sei mesi, girovagante per l’America insieme alla madre, con i nuovi suoi compagni che lo maltrattavano, abitante più in roulotte che in case, adolescente bullizzato a Detroit, un percorso scolastico inesistente. È anche per questo che non ha mai avuto grandi problemi con i colleghi. Certo qualcuno non lo gradisce e ad esempio Benzino in interviste e canzoni ha dato voce a questa corrente di pensiero sintetizzabile nel «Se non fosse bianco non avrebbe avuto questo successo». Significativo che questo sia il pensiero dello stesso Eminem, iconoclasta anche quando l’icona è lui.

Donne e rap

Se con gli afroamericani i problemi rimangono sottotraccia, non funziona così con le donne. E non potrebbe che essere così, vista la violenza di molti suoi testi con vittime la madre, l’ex moglie, altre donne conosciute e sconosciute. In questo senso l’Eminem più conosciuto è quello di The Marshall Mathers LP, per cui è stato accusato anche di omofobia. La vita e le amicizie di Eminem dimostrerebbero peraltro il contrario e il cattivo pensiero è che almeno in questo caso si sia piegato alle logiche del mercato: il rap è un genere maschile e maschilista, e i suoi ascoltatori maschi sono più del doppio di quelli di sesso femminile. E quello del raccontare, o millantare relazioni, con donne famose elencando tutti i particolari è purtroppo un grande classico del rap: per quanto riguarda Eminem il caso più famoso riguarda Mariah Carey, vista anche come simbolo dello showbusiness che lui detesta ma in cui è anche perfettamente inserito, senza dimenticare i riferimenti a Christina Aguilera. Uno schema triste, non a caso copiato dagli imitatori europei. Quanto all’omofobia e alla bullizzazione verbale di soggetti fuori dagli schemi (come era stato il giovane Marshall, del resto), fa parte del kit del duro da ghetto, che affascina anche molti bianchi di buona famiglia che in un ghetto mai hanno messo piede. L’ironia di certe frasi è evidente, ma non tutti la colgono. Certo nel 2022 l’Eminem di 20 anni fa non sarebbe possibile, magari avrebbe successo lo stesso ma ogni suo testo sarebbe filtrato da una legione di avvocati.

Il politico

Eminem ha fama di incontrollabile, difficile che un politico di qualsiasi parte voglia farsi vedere su un palco con lui, ma certo non ha mai nascosto le sue opinioni di democratico anarchico. Memorabili la sua Mosh, del 2004, contro George W. Bush, ma anche tante prese di posizione che negli anni Settanta sarebbero state considerate da democratico alla Robert Redford: l’inginocchiamento in stile Kaepernick contro le violenze della polizia, la critica alla vendita libera di armi, la difesa del diritto di abortire, fino alla concessione di Lose Yourself per la campagna elettorale di Biden. Antipatizzante di Trump, ha però come Trump pescato parte dei suoi fan dal sottoproletariato bianco sempre dimenticato da repubblicani e democratici. E a questi ha aggiunto i fan del rap e la base di ogni successo commerciale, cioè i liceali: chi è stato in quella fascia di età nei primi anni Duemila si sente rappresentato da Eminem, senza se e senza ma. Paroliere straordinario, Eminem non ha mai lasciato indifferenti e in fondo questo si chiede ad un artista. Eminem, o Slim Shady che dir si voglia, da ben prima dei 50 anni è diventato adulto, il che significa slalomeggiare fra i critici politicamente corretti e piegarsi al circo dei duetti (Ed Sheeran, Beyoncé, eccetera). Ma il passato non si cancella.