Il ritorno di Claudio Baglioni tra lirismo e narrazione

Dopo sette anni da ConVoi, Claudio Baglioni torna a pubblicare un album di inediti: In questa storia che è la mia. Un lungo periodo in cui il cantautore romano non è stato certo lontano dai riflettori: due Festival di Sanremo da conduttore e direttore artistico, il tour da «strana coppia» (ma loro si ritenevano «Capitani coraggiosi») con Gianni Morandi, i grandi concerti per i 50 anni di carriera, l’elenco è lungo. Ma mancavano nuove canzoni e Baglioni torna a una formula a lui cara, almeno dai tempi di Questo piccolo grande amore: il «concept album». Anzi, un «Album–narrazione», dice l’artista, «reale e immaginario allo stesso tempo. Non solo perché, nella memoria, ciò che abbiamo vissuto davvero e ciò che abbiamo semplicemente creduto, desiderato o sperato di vivere, si fondono, ed è impossibile riuscire a separarli, ma, soprattutto perché, l’immaginazione – la capacità di creare, elaborare e sviluppare immagini: una delle facoltà più importanti di ogni essere umano – è energia e nutrimento indispensabile per un artista, colui, cioè, che vive e fa vivere sé stesso e gli altri della propria fantasia».
Un album che si snoda attraverso quattordici brani – aperti da un Capostoria, chiusi da un Finestoria e punteggiati da quattro interludi per pianoforte e voce – che raccontano altrettante storie. E «C’è anche un’altra storia», racconta Baglioni. «Personale e comune al tempo stesso; particolare eppure, per molti aspetti, universale. Per “fotografarla” ho utilizzato due ottiche diverse: un grandangolo e un teleobiettivo. Il primo, mi è servito a fissare – in un unico scatto, dalle dimensioni e dal respiro di un grande affresco – questi cinquant’anni nei quali musica e vita si sono intrecciate, in una maniera e con esiti che mai avrei immaginato possibili. Il secondo, l’ho utilizzato per riuscire a scovare, tra le pieghe di stagioni, giorni e ore, quei particolari – attimi, incontri, persone, luoghi, cose, ma anche sensazioni, emozioni, pensieri, sogni – che hanno dato profondità, qualità, sapore, profumo e significato a questa strada, così lunga e sorprendente, per molti tratti percorsa vicino e forse accanto alle persone che ho, in qualche modo e in qualche mondo, incontrato». In questa storia che è la mia è un disco che piacerà a chi ama Baglioni, che ritroverà tutto il suo lirismo ne Gli anni più belli e Quello che sarà di noi, il suo romanticismo in Mal d’amore, Lei lei lei lei, ma anche la maturità di Reo confesso e Uomo di varie età.

Recensione apparsa su ExtraSette n. 49, 2020