Il Voyage di Zoë Më da Eurovision alle luci di Locarno: «Qui si respira apertura verso il mondo»

C’è chi il viaggio lo misura in chilometri, e chi, come Zoë Më, in canzoni. Il suo Voyage – brano con cui ha rappresentato la Svizzera all’Eurovision Song Contest 2025 – è partito da Basilea in maggio, ha attraversato palchi affollati, notti di arrangiamenti scritti fino alle due e valigie disfatte e rifatte. E ieri sera è approdato alla Rotonda del Locarno Film Festival, portando con sé non solo musica, ma anche la stessa apertura e curiosità verso il mondo che da decenni animano il festival del cinema.
«Dopo la finale – racconta – sono tornata a casa, ho fatto le valigie e non mi sono più fermata. Festival, nuove canzoni… è stato un susseguirsi di cose, senza il tempo di fermarmi a riflettere. Ma arrivare qui, per il mio primo concerto ufficiale in Ticino, è una gioia immensa».
Eurovision e Locarno: due porti della stessa rotta
A prima vista, Eurovision e Locarno Film Festival appartengono a universi diversi. Ma per Zoë sono due porti della stessa rotta: luoghi in cui l’arte diventa incontro. «Eurovision è atteso da milioni di persone, Locarno lo è da cinefili di tutto il mondo. Entrambi sono momenti di condivisione, in cui ci si apre a culture diverse e ci si lascia sorprendere. Io stessa, all’Eurovision, volevo che la mia performance fosse cinematografica: abbiamo usato un obiettivo da cinema, luci da set e una messa in scena pensata come fosse un film».
Il filo che unisce le due esperienze è anche nei valori. «Quando ho saputo che avrei avuto tre minuti davanti a milioni di persone, mi sono chiesta cosa avrei voluto dire. Ho scelto la gentilezza. Sembra ovvio, ma spesso lo dimentichiamo. Il mondo è già abbastanza difficile: possiamo renderlo migliore se ci trattiamo bene. È un messaggio che sento vicino anche allo spirito del Locarno Film Festival, che sa aprirsi al mondo e raccontare storie capaci di creare empatia».
Una musica da grande schermo
Il legame con il cinema, per Zoë, non è un semplice paragone. È un orizzonte. «Il mio sogno è che una mia canzone entri nella colonna sonora di un film o di una serie. Magari un dramma capace di far piangere e poi restituire speranza, come quelle scene in cui i personaggi escono da una battaglia e il sole sorge».
La sua formazione emotiva è intessuta di immagini: «Da piccola piangevo per ogni film Disney, oggi uno dei miei preferiti è Hunger Games. Quando muore Rue ho pianto tantissimo. Ma mi commuovo quasi sempre: credo che piangere faccia bene, ti libera e ti avvicina agli altri».
Locarno come approdo
Sul palco della Rotonda, Zoë ha intrecciato brani in tedesco e francese, portando storie e atmosfere come fotogrammi di un unico film. «So che magari non tutti hanno capito ogni parola, ma spero abbiano sentito ciò che volevo trasmettere. Il viaggio non ha bisogno di traduzioni: basta l’emozione. Qui mi colpisce l’attenzione: le persone ascoltano davvero, fanno domande sui testi, si interessano».
Prossime partenze
Il suo Voyage non finisce qui. «A fine agosto uscirà un nuovo singolo, poi un EP entro la fine dell’anno e il mio primo tour da headliner in Svizzera. Spero di tornare presto in Ticino: sarebbe bello scrivere un secondo capitolo di questa storia, come nei migliori film».
E mentre le luci della Rotonda si spegnevano, Zoë lasciava il palco come in un ultimo fotogramma: un sorriso leggero, lo sguardo rivolto verso il prossimo orizzonte. Perché, come insegna Voyage, non è la meta a definire il viaggio, ma ogni passo che ci porta più lontano.