Musica

La leggenda della batteria arriva a Lugano: «Qui per condividere i miei segreti»

Mike Mangini, considerato uno dei più talentuosi batteristi della storia, protagonista di una masterclass il prossimo 12 aprile
Mattia Sacchi
02.04.2024 20:15

Ci sono fan disposti a vere e proprie follie per poter incontrare i propri idoli. Poi, un giorno, capita che il proprio idolo sia a due passi da casa, non solo avvicinabile ma pure disposto a spiegare la sua visione della musica nonché i trucchi del mestiere. Quel giorno, per molti ticinesi, sarà il prossimo 12 aprile. Al Morris Best Music di Lugano, in collaborazione con CSM Centro Studi Musicali,  arriverà infatti la leggenda della batteria Mike Mangini.

Uno dei batteristi più virtuosi della storia, tanto da detenere due dei quattro record World Fastest Drummer (riesce a eseguire 1247 colpi in un minuto con la tecnica del matched grip, ndr), Mangini è reduce dall'esperienza di 12 anni con i Dream Theater, band progressive metal che lo scorso ottobre ha annunciato il ritorno del fondatore Mike Portnoy.

Il 61enne americano, di chiare origini italiane, è subito tornato al lavoro con i suoi progetti solisti e, sfruttando i suoi anni da insegnante al Berklee College of Music, è al momento in giro per l'Europa con il DruMMageddon Masterclass Tour. «Lugano è una città dove sono passato spesso quando i tour toccavano sia Zurigo che Milano in pochi giorni - racconta Mangini al Corriere del Ticino -. Adesso avrò finalmente l'occasione di fermarmi e anche di bere qualcosa con gli appassionati di musica della zona. Ma soprattutto di presentare DruMMageddon: un progetto al quale credo molto perché ritengo che, attraverso il mio metodo basato sulle scienze cognitive, i musicisti di qualsiasi livello possano apprendere intuitivamente concetti per i quali servirebbero anni e anni di studio».

Per partecipare alla masterclass non è richiesto un determinato livello di conoscenza della musica e neanche di essere necessariamente batteristi. «È uno dei motivi per cui voglio che queste lezioni non siano individuali bensì di gruppo, in modo da condividere le esperienze e capire che, qualsiasi sia lo strumento che suoni, i fondamenti sono uguali per tutti. Che non cambiano neanche quando si eseguono virtuosismi particolarmente complicati: è quello che dimostrerò e analizzerò, facendo vedere come suono e lavorando con ognuno dei partecipanti. Quindi, anche se non vi sentite esperti o non avete uno strumento da portare con voi, vi invito a venire. Basterà battere le mani o, semplicemente, muovere la testa per comprendere le basi del mio sistema, che ho usato per decenni con i miei studenti a Berklee«.

A proposito di studenti, Mark Twain sottolineava come il talento senza allenamento e studio fosse inutile. Il compito di un insegnante è però di riuscire a riconoscerlo, in particolare se quell'insegnante è stato a sua volta ha un dono innato per la musica. »È vero, il talento è come un seme - spiega Mangini -. Ma per farlo crescere è necessario che lo si coltivi a dovere, altrimenti rischia di morire. Negli anni ho sviluppato una capacità di osservare i ragazzi, vedere il modo in cui suonano, ma anche come apprendono e reagiscono agli stimoli. Da li poi riesco a individuare cosa hanno bisogno per migliorare, come se li aiutassi a comporre il loro personale puzzle. Penso che questa mia capacità sia un dono ancora più grande del mio talento per la batteria, per la quale ancora oggi mi alleno«. È però cambiato il modo di fare pratica per quello che è considerato il più veloce batterista della storia, che quindi deve affrontare un certo dispendio fisico nonostante gli anni che passano? »Vuoi dire che non sono più così giovane (sorride Mangini, ndr)? Penso che per mantenere una certa velocità ancora più che il corpo sia importante la testa e la connessione con il proprio strumento. Per questo continuo a lavorare sulla musicalità, non solo con le bacchette ma anche con le mani, suonando ogni genere di stile musicale, passando dallo swing brasiliano al metal. Addirittura, quando mi sono rotto lo sterno e non potevo assolutamente toccare la batteria, mi esercitavo con i piedi sulla riproduzione di alcune dinamiche: sono lavori che all'apparenza sembrano superflui, ma in realtà permettono di mantenere viva una certa intuitività musicale«. 

Oggi però, dove non arriva il corpo e il talento, ci possono pensare le nuove tecnologie. Spesso vengono demonizzati, anche da molti puristi della musica, ma non da Mike Mangini che, in fondo, nella sua formazione ha studiato informatica. »Non possiamo incolpare uno strumento ma chi lo usa e come. Bene o male dipenderà esclusivamente da noi. Ci sono musicisti che sono stati in grado di creare suoni e musica meravigliosa, ampliando esponenzialmente le loro potenzialità: avere talento è anche sapere come poter sfruttare al meglio le proprie abilità e complementarle con i nuovi supporti tecnologici«.

Nuovi suoni e nuova musica: come »Invisible signs« il nuovo album solista del batterista americano, uscito lo scorso novembre. »Un disco dove ripongo. una certa attenzione alla musicalità, senza eccedere in virtuosismi. Anche se ovviamente ci sono parti dove mi sfogo con le pelli (ride, ndr). Pensato quindi per fare in modo che venisse apprezzato e «digerito» anche da chi non mi conosce. E per loro sto pensando anche alla stesura di un nuovo libro. Ma adesso sono totalmente immerso in DruMMageddon: non vedo l'ora di incontrarvi a Lugano, vi assicuro che vi divertirete e rimarrete sorpresi da questa esperienza!«.

Per iscrizioni e maggiori informazioni potete scrivere a [email protected]

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