Politica

Laura Pausini e gli altri: chi è di destra e chi di sinistra?

Il successo elettorale di Giorgia Meloni ha fatto discutere dei tre grandi partiti in cui sono divisi i cantanti italiani: sinistra, destra e non allineati, con appartenenze spesso basate su equivoci
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Stefano Olivari
29.09.2022 14:15

La vittoria della destra alle elezioni italiane, trainata dal trionfo personale di Giorgia Meloni, è stata preceduta e seguita da polemiche sulle idee dei cantanti più famosi, che qualsiasi cosa dicano si attirano gli attacchi degli hater da tastiera: fanno troppa politica, ne fanno troppo poca, non devono essere neutrali, devono essere neutrali, devono pensare a cantare, eccetera, tutto e il contrario di tutto. Interessante, vista anche la possibile influenza sul voto giovanile, vedere quali siano gli schieramenti in campo.

Bella Ciao

Il caso pre-elettorale più famoso è stato quello di Laura Pausini, che ospite di una televisione spagnola si è rifiutata di cantare Bella Ciao (che in Spagna è nota soprattutto per La Casa di carta) ritenendola una canzone troppo politica e che per questo è stata attaccata da gran parte dei media italiani e da qualche politico di sinistra. Assordante il silenzio dei colleghi: l’ha difesa soltanto Eros Ramazzotti, rivendicando il diritto degli artisti a non schierarsi. Fra l’altro la Pausini, come Ramazzotti uno dei pochi cantanti in lingua italiana ad essere noti in tutto il mondo, è spesso stata identificata con la sinistra moderata, per le sue battaglie pro LGBT, arrivando in passato a dire che non si è mai sposata per solidarietà con le sue amiche lesbiche, che al di là delle unioni civili in Italia non possono avere un matrimonio con pari dignità di quello delle coppie etero. Insomma, una polemica sul nulla anche perché Bella Ciao non è mai stato fra i canti più noti dei partigiani (lo spiegò anche Giorgio Bocca) e ha assunto il significato attuale soltanto a partire da metà anni Sessanta. Il caso Pausini ha comunque avuto il merito, se così si può dire, di riportare la politica al centro della musica dopo decenni di disimpegno e di fuga nel privato. O, peggio ancora, di appelli generici e senza rischi.

La sinistra

Per un artista, non soltanto in Italia, è sempre stato più conveniente schierarsi a sinistra. Ma per la musica funziona diversamente rispetto al cinema perché il cantante non deve chiedere favori ad alcuno, il suo rapporto con il pubblico è diretto e il pubblico ha idee politiche di vario tipo: non siamo al Michael Jordan che deve vendere le Nike anche ai repubblicani, ma quasi. Quindi la maggioranza evita di dichiarare le proprie posizioni politiche, come la Pausini, e spesso addirittura le proprie idee. Citando soltanto cantanti in attività e quindi escludendo i Guccini e i Fossati della situazione, per non dire De André, fra i pesi massimi sono di sinistra De Gregori, Venditti, Gino Paoli, Ligabue, Loredana Berté. Fra medi e leggeri Piero Pelù, Fiorella Mannoia, J-Ax, Daniele Silvestri, Levante, Ariete, La Rappresentante di lista (di recente se la sono presi con Matteo Salvini, che a un comizio ha usato la loro Ciao Ciao) fino ad arrivare a Giorgia ed Elodie, che non perdono occasione per attaccare la Meloni.

La destra

Anche senza dichiarazioni di voto si può dire che nella musica italiana la destra sia più rappresentata rispetto a quanto avviene nel cinema o nella letteratura. Si va da Max Pezzali (da adolescente tesserato per il Fronte della Gioventù) a Povia (la sua Luca era gay creò un caso nazionale), da Enrico Ruggeri ad Al Bano, da Iva Zanicchi a Rita Pavone, senza contare il fatto che rapper e trapper nei loro testi veicolano idee di destra, magari senza nemmeno saperlo. Icona dei cantanti di destra è lo scomparso Lucio Battisti, che in realtà non si era mai schierato ma le cui canzoni si staccavano nettamente dalla produzione cantautorale di inizio anni Settanta. Più schierato era il socio-amico (ed ex amico) Mogol, in ogni caso tanto di ciò che è stato scritto su Battisti è dipeso da un ragionamento semplicistico: chi non tratta temi ‘seri’ viene considerato di destra, ieri come oggi. Per anni Claudio Baglioni ha avuto con giornalisti e pubblico militante questo problema, anche se le sue idee sono sempre state di altro tipo ed in tarda età (soprattutto sull’immigrazione) le ha espresse senza problemi.

I non allineati

L’artista, il vero artista, è per sua natura anarchico, quindi il primo partito nella musica è quello dei non allineati. L’esempio numero uno è Vasco Rossi, l’unica autentica rockstar italiana, che in tanti hanno tentato di ingabbiare. Senza successo, peraltro, visto che in ogni fase della sua vita è stato spiazzante ed è anche per questo che il popolo di Vasco ha preferenze politiche davvero trasversali. Considerato di sinistra, per quanto di sinistra light, è Jovanotti, curiosamente nato come simbolo del disimpegno anni Ottanta (Gimme five, Sei come la mia moto, eccetera), ma il Jovanotti attuale al di là di prese di posizione su temi generici come l’ambiente è molto lontano da qualsiasi appartenenza politica. In passato molti se la sono cavata dicendo che votavano per il Movimento 5 Stelle, quando era un partito ambientalista ed anti-sistema: fra questi Fedez e altri rapper o presunti tali. Poi è chiaro che l’essere andati al governo e diventati un partito normale ha levato molte simpatie. In ogni caso i non allineati, per opportunismo o pere convinzione, anche senza mettersi a citare Gaber, sono la grande maggioranza. Ma questo non schierarsi a sinistra continua a fare notizia, come è accaduto a Mahmood, Diodato e Ghali che si sono rifiutati di cantare alla chiusura della campagna elettorale del Partito Democratico. Chi se lo può permettere preferisce essere libero, anche dalle etichette.