L'approfondimento

Musica sregolata, fuori misura e dell'eccesso? Dentro al fenomeno trap

In Italia, qualche giorno fa, la Guardia di Finanza di Vicenza ha arrestato un 23.enne e denunciato per spaccio di stupefacenti due trapper che mostravano droga nei propri videoclip – Ne parliamo con Maxi B e il sociologo Stefano Benasso
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11.03.2023 16:45

Dark Polo Gang, Achille Lauro, Capo Plaza, Lazza, Ghali, Tedua. Artisti noti alla nuova generazione di nativi digitali, la cosiddetta Gen Z; artisti che, nel giro di pochi anni, hanno conquistato una grande fama nel panorama della musica trap, un sottogenere del rap nato negli ambienti urbani degradati di Atlanta. Dagli States, questo genere si è poi diffuso in tutto il mondo, portandosi dietro l’immaginario legato alla criminalità.

In Italia, qualche giorno fa, la Guardia di Finanza di Vicenza ha arrestato un 23.enne e denunciato per spaccio di stupefacenti due trapper che mostravano droga nei propri videoclip.

C’è da chiedersi perché questo genere stia diventando sempre più popolare e perché coinvolga soprattutto i giovani. E ancora: è possibile fare trap senza ostentare uno stile di vita sregolato, fuori misura, senza cioè farne la musica dell’eccesso? Sebastiano Benasso, sociologo dell'Università di Genova che si occupa di culture giovanili, assieme al rapper e conduttore radiofonico Maxi B, ci aiuteranno a comprendere meglio la musica e l’estetica dello scenario trap.

L'etimologia

Riguardo all’etimologia «trap», Benasso afferma: «La sua definizione letterale deriva dalle trap houses, luoghi di spaccio presenti in zone particolarmente deprivate e flagellate dall’ineguaglianza sociale. Quindi, da un lato la trap prodotta in quel contesto assimila il discorso sulla criminalità di strada; dall’altro lato, può essere interpretata anche in senso metaforico rispetto all’intrappolamento della società neoliberale e iper-capitalista in cui viviamo, cosa che comporta un’alternanza tra momenti di recessione e di espansione tipica del bipolarismo capitalista».

La popolarità del genere dipende soprattutto dal progresso economico, sia a livello di produzione, sia a livello di software, sostiene il sociologo. Il quale aggiunge: «Ora la musica è diventata molto più accessibile grazie alle nuove piattaforme di streaming che permettono di autoprodursi e autopromuoversi. Queste nuove dinamiche hanno permesso a una nuova generazione di artisti di realizzare produzioni di ottimo livello a basso costo e di metterle in rete acquisendo così subito visibilità».

La sua definizione letterale deriva dalle trap houses, luoghi di spaccio presenti in zone particolarmente deprivate e flagellate dall’ineguaglianza sociale
Sebastiano Benasso

Ciò è confermato anche da Maxi B, che dice: «La trap, sicuramente, vive sulla velocità di diffusione e quindi sull’utilizzo dei social in modo spettacolare, soprattutto per autopromuoversi. È diventato piuttosto facile raggiungere successo in poco tempo: i dischi d’oro e di platino digitali sono più facili da ottenere rispetto al passato, quando bisognava vendere e non semplicemente «scaricare». I giovani trascorrono molte ore ascoltando musica, ed è facile raggiungere così i primi posti in classifica. Mentre un adulto indugia meno sui social, e difficilmente le canzoni che ascolta diventano popolari».

Entrambi i nostri interlocutori confermano che il modo di diffondere musica via Web ha favorito il successo della trap a livello mondiale. Benasso, inoltre, evidenzia un altro aspetto del successo della trap: «È un prodotto musicale e culturale orientato ai giovani e prodotto da loro. Quindi, c’è una piena corrispondenza di immaginari, linguaggio e riferimenti simbolici». A questo proposito, Maxi B afferma: «La trap è l’idioma perfetto per i ragazzi di oggi. È uno slogan continuo con un’immagine molto forte che li rappresenta. Trovo giusto che i ragazzi abbiano un proprio genere perché questo costituisce una sorta di via d’uscita dagli schemi della generazione passata, per quanto la trap possa sembrare superficiale».

Genere frivolo? Non proprio

Se da un lato il genere trap può sembrare frivolo, dall’altro il sociologo Benasso precisa: «La trap magnifica lo stile di vita promosso dalla nostra società basato sull’individualizzazione, sul successo economico e sulla competizione come principi fondanti. Talvolta ciò infastidisce perché gli artisti non si esprimono in termini di antagonismo politico, a differenza di quanto accade in altre culture musicali, come l’hip hop da cui deriva la trap. I trapper non condividono alcun intento di mutamento rispetto al sistema, ma tentano di conquistare il mercato musicale in cui primeggiano». A detta dei critici, il successo dei trapper è però prematuro e immeritato.

Provenendo entrambi i generi dal movimento culturale hip hop, è allora più facile raggiungere il successo come rapper o trapper? Maxi B risponde che ora è sicuramente più probabile affermarsi come trapper. Riguardo alla carriera dei rapper, cita Gue Pequeno, il quale ha appena fatto uscire un album affidandosi a Bassi Maestro, artista che ha fatto la storia del rap italiano. «Nulla a che vedere con la trap. Il suo album sta comunque avendo successo. Questo è un ritorno alle origini, ma i giovani vogliono altre sonorità», afferma il conduttore radiofonico.

Il rap nasce da un contesto diverso che dà più importanza ai contenuti. Mentre il trapper, sicuramente, dà più importanza alla melodia, all’impatto, allo slogan e usa meno parole di un rapper
Maxi B

Riguardo alle differenze tra i due generi, invece, Maxi B sottolinea: «Il rap nasce da un contesto diverso che dà più importanza ai contenuti. Mentre il trapper, sicuramente, dà più importanza alla melodia, all’impatto, allo slogan e usa meno parole di un rapper. La trap è più un ritornello con qualche accenno di strofa, mentre per il rap le strofe sono importanti. Inoltre, provengono da contesti diversi: il rap nasce per portare i ragazzi di strada a sfidarsi ballando in freestyle e celebrando la vita. Mentre la trap nasce dalle trap houses, le piazze di spaccio. Quindi, la differenza dipende soprattutto dalle loro origini. Il rap esalta la vita, la trap la criminalità. Nonostante abbiano un’origine diversa, anche il rap ha avuto questa sorta di autocelebrazione e visione cinematografica della vita di strada. Ad esempio, 50 Cent ha iniziato la sua carriera artistica facendo il gangster rap e celebrando la figura del personaggio di strada, lo spacciatore che poi però è riuscito a realizzarsi».

La musica trap esalta la criminalità perché nasce da quel contesto, ma si può immaginare la trap che non rappresenta uno stile di vita sregolato? A questa domanda Maxi B risponde: «È ovvio che sia i protagonisti sia gli ascoltatori sono giovani, la trap è una musica dedicata a loro, che forse per mito vogliono sentire certe argomentazioni. Ma, con il passare del tempo, le cose cambiano; il genere si evolverà e, se non dovesse succedere vorrà dire che poi andrà nel dimenticatoio. Se un genere musicale non cresce con i propri ascoltatori rischia di diventare un po’ obsoleto. Il rap per fortuna, anche se ha meno spazio nelle classifiche della trap, è cresciuto. Adesso ai concerti ci sono padri di famiglia che portano i figli ad ascoltare un artista rap. Per forza di cose anche i trapper cresceranno; e se vogliono mantenere questo tipo di musica, devono cambiare gli argomenti dei propri testi, altrimenti rischiano di passare dallo stiloso al ridicolo. Spero che fra 30 anni rimanga la traccia di qualche trapper, cosicché possa dirsi: «Ha dato davvero il suo contributo». Dei Rolling Stones non ne avevano la certezza e ora sono miti, perché non dare speranza anche ai trapper».