Musica

Remo Forrer: «Sto vivendo un meraviglioso sogno»

Il ventunenne sangallese che con la canzone «Watergun» a maggio rappresenterà la Svizzera all'Eurovision Song Contest di Liverpool si è presentato al pubblico ticinese con uno showcase alla RSI
©Chiara Zocchetti
Mauro Rossi
27.03.2023 23:30

Si chiama Remo Forrer, è un giovane di ventun anni dallo sguardo simpatico e sveglio che proviene dalla regione sangallese. È l’ultimo «prodotto» del «music-lab» al quale la SSR da qualche anno affida il compito di scegliere – con buoni risultati sul fronte della competizione, un po’ meno per ciò che concerne il successivo impatto sul pubblico – il rappresentante elvetico all’Eurovision Song Contest, quest’anno in programma a metà maggio a Liverpool. Un artista che, a dispetto della giovane età, ha già alle spalle un interessante curriculum che, cosa abbastanza importante, non ha compilato unicamente all’interno dell’universo «pop» dei talent-show (dove comunque si è messo in evidenza, aggiudicandosi l’edizione 2020 di The Voice of Switzerland e la scorsa estate il contest dell’emittente tedesca RTL Show us your voice) ma anche e soprattutto alla musica reale, come ha testimoniato questa sera nello showcase allo Studio 2 della RSI di Lugano-Besso, con il quale, affiancato dalla propria band, si è presentato ufficialmente, al pubblico della Svizzera italiana.

«In effetti sono cresciuto con la musica popolare – ci spiega – ambito nel quale sono attivi sia mio padre che mio fratello. E infatti il primo strumento che ho abbracciato è stata la fisarmonica. Poi però sono rimasto affascinato dal pop e ho deciso di lasciare quel mondo». Definitivamente, gli chiediamo con un po’ di malizia? «Direi di sì – risponde con un sorriso – almeno per il momento, anche se nei confronti di tutte le correnti della musica contemporanea continuo ad avere grande un grande interesse e una grande curiosità. Pur rimanendo in un ambito pop, non rinuncio infatti a priori a cercare degli spunti in altri generi. E non escludo neppure di cimentarmi con il blues, con il rock e con il jazz se ci sarà l’occasione».

È stato forse in virtù di questa sua duttilità, unita ad una vocalità potente e caratteristica e a ottime doti da musicista, che è stato scelto per rappresentare la Svizzera a Liverpool e a vivere quello che ritiene «un sogno che sto vivendo ad occhi aperti. Solo fino a qualche mese fa l’Eurovision Song Contest era un qualcosa di lontano, di apparentemente irragiungibile, visto che ritenevo che ad arrivarci fossero solo artisti con alle spalle un percorso ben più lungo del mio. Invece eccomi qui». E per di più con una canzone, Watergun (pistola ad acqua - ndr) che in un periodo carico di tensioni e di conflitti quale quello che stiamo vivendo, veicola un messaggio importante, profondamente pacifista, di rifiuto della guerra. «Pur facendo del pop e quindi della musica di facile fruizione, ritengo che a livello di testi si debba sempre comunicare qualcosa, lanciare dei messaggi, stimolare l’attenzione soprattutto dei ragazzi che, sovente, sono in balia di una disinformazione veicolata principalmente dai social media che fa perdere di vista la reale dimensione delle cose». L’impegno che Remo Forrer dimostra di voler instillare nella sua performance britannica non gli fa però perdere di vista il contesto in cui sarà chiamato ad esibirsi. «All’Eurovision Song Contest non è importante solo la musica, la canzone, ma anche come viene presentata. Ecco perché, nonostante non sia proprio uno showman – nel senso che, pur abituato a muovermi sulla scena non ho alle spalle né studi né esperienze di ballo – abbiamo studiato una coreografia di grande effetto, potente in grado di far rendere il motivo al meglio». E dopo Eurosong? «Anzitutto vediamo di vivere al meglio quest’esperienza che già di per sé rappresenta un importante traguardo. Alla quale vorrei presentarmi non solo con una canzone ma, se non con un album intero già pronto, almeno con un EP con diversi brani. Ai quali sto lavorando in queste settimane in collaborazione con un pool di autori con alle spalle esperienze molto diverse l’una dall’altra. E che, tra l’altro, sono rimasti sorpresi dal fatto che non mi fisso su un genere ma che mi piace, come detto, esplorare ogni aspetto della musica di oggi. E poi c’è l’elemento “live”: dopo l’esperienza di Liverpool è infatti mia intenzione suonare il più possibile e portare le mie canzoni ovunque. Perché il compito principale di un musicista è proprio questo».