La recensione

Robbie Williams, 25 anni da ex ragazzo terribile

Il primo quarto di secolo da solista dello storico componente dei Take That celebrato con un album, «XXV», che alterna una manciata di inediti alle canzoni più celebri del suo repertorio
Robbie Williams (48 anni) è uno dei solisti di maggior successo di tutti i tempi nel Regno Unito con oltre 70 milioni di album e 25 milioni di singoli venduti.
Alessio Brunialti
15.09.2022 06:00

Ci sono dei momenti, nella vita, in cui si è colpiti da autentiche epifanie joyciane. Per lo scrittore irlandese si trattava di un’improvvisa rivelazione spirituale, provocata da un gesto, un oggetto, una situazione, apparentemente banali, ma che svelano qualcosa di più profondo, di più significativo e inaspettato. Così uno legge il titolo del nuovo album di Robbie Williams, XXV e si rende conto dell’ineluttabile passare del tempo. Ebbene sì, l’ex «ragazzo terribile» dei Take That ha già alle spalle un quarto di secolo di carriera solistica. Gli anni diventano 32 se si conta dal quintetto che lo ha lanciato. In pratica il disco d’esordio Take That & Party è distante da noi quanto, all’epoca, quell’album lo era da Love me do dei Beatles (leggendo quest’ultima frase, sappiatelo, vi sono cresciuti almeno due capelli bianchi che prima non c’erano).

Ma bando alla tristezza ed è facile grazie all’esuberante Robbie che oggi è un signore maturo, vicino ai 50, che ama vestirsi con completi impeccabili ed è assolutamente istituzionalizzato come icona british, al pari di Elton John o Bryan Ferry. Per autocelebrarsi, lui che ha scritto non una, non due, ma tre autobiografie, ha scelto una strada classica, in più di un senso. Perché è un classico arrivare a reincidere i propri successi, ed è ancora più classico farlo con una grande orchestra... classica. Gli arrangiamenti sono stati curati da Jules Buckley, Guy Chambers e Steve Sidwell e affidati alla Metropole Orkest. Naturalmente non mancano gli inediti, tra cui il singolo di lancio Lost, una ballatona, Disco Symphony, The World and Her Mother e More Than This (no, non è quella dei Roxy Music – peccato).

Il resto di XXV è esattamente come ve lo aspettate: le canzoni che conoscete e che amate – se amate Robbie Williams – con un bel pieno d’archi a renderle più cariche e anche, va detto, un po’ pacchiane. Non mancano Let Me Entertain You, Come Undone, Millennium, She’s The One, Feel, Rock dj e Angels, quest’ultima presente anche in una versione «Beethoven AI» (dove si mescola alla classicissima Sonata al chiaro di luna del Ludovico Van) nell’edizione Deluxe che comprende la bellezza di dieci altri brani, tra cui quattro su cinque degli inediti.

Se le ballad risultano fin troppo gonfiate ed enfatiche, sono i brani rock e dance a offrire qualcosa di più in queste orchestrazioni. Chissà cosa si inventerà quando pubblicherà L per i cinquant’anni di carriera.