La recensione

Navree Affaire, tra garage e funk

Si intitola «Roots» l’EP d’esordio del quartetto ticinese nato durante il lockdown
I Navree Affaire
Sandro Neri
26.05.2021 21:48

Eravamo due amici al bar. Così, parafrasando Gino Paoli, potrebbe cominciare la storia dei Navree Affaire, ensemble ticinese che ha da poco esordito discograficamente con l’EP Roots. Due amici al bar (il bassista Paolo Gianinazzi e il chitarrista Reto Beretta) dicevamo, che ad un certo punto, scoperta una comune passione per la musica, decidono di creare una band con la quale andare un po’ in giro a suonare. L’operazione non è semplice e ci vogliono un paio di stagioni affinché l’organico si completi con gli innesti di Nico Monterosso (batteria) e Giacomo Allocco (voce). A quel punto però la situazione invece di semplificarsi si complica visto che siamo agli inizi del 2020 ovvero alla vigilia della pandemia e del lockdown che ha bloccato ogni iniziativa artistica. I quattro tuttavia non si perdono d’animo e non potendo suonare dal «vivo» come si riproponevano si chiudono in sala prove uscendone dopo parecchi mesi per entrare in uno studio di registrazione dove, in presa diretta, come se si trovassero davanti ad un pubblico «vero» fissano le loro interminabili sessions.

LA TRACK LIST DELL’ALBUMBack To The RootsDown To HellRoad To FreedomBla Bla BlaLiving
LA TRACK LIST DELL’ALBUMBack To The RootsDown To HellRoad To FreedomBla Bla BlaLiving

Il risultato è appunto Roots, una manciata di canzoni ruvide, scarne, con la chitarra in primissimo piano in quella che all’ascolto più che una raccolta di brani sembra una mini-suite, visto che sia dal profilo ritmico che da quello melodico le quattro composizioni sembrano rincorrersi, ricollegarsi tra loro secondo un fil rouge rappresentato dal tentativo dei quattro di coniugare atmosfere garage con altre più legate alla matrice funk.
Uno stile che immediatamente richiama – con i dovuti paragoni, of course – quello dei Red Hot Chili Peppers e i loro epigoni prevalentemente californiani, ossia una musica estremamente energica a tratti quasi ipnotica e caratterizzata da tratti di un’essenzialità quasi minimalistica. Sulla quale i quattro hanno ancora parecchio da lavorare (la mancanza di una vera esperienza «live» si sente, eccome, soprattutto in certe sfumature che solo il contatto diretto con una platea di consente di ritoccare ed affinare) ma sia sul fronte strumentale e che delle idee l’EP dimostra che il sentiero imboccato è quello buono. Le cinque canzoni di Roots, così come il video di Back To The Roots, sono disponibili in formato digitale sulle principali piattaforme; la versione in CD è disponibile (in attesa dei «live») contattando la band attraverso i loro profili social.