«Only a Child», primo corto d’animazione prodotto in Svizzera per Simone Giampaolo

La passione per il disegno, in particolare per il fumetto e la caricatura ma anche per il raccontare storie, è nata fin da ragazzo, lasciando tracce nei giornaletti studenteschi del Liceo di Mendrisio. Nel 2013 si diploma cum laude al National Centre for Computer Animation di Bournemouth (GB) e da allora si è costruito una carriera Oltremanica, realizzando una decina di cortometraggi premiati a diversi festival, ma soprattutto collaborando con studi prestigiosi come Blue-Zoo Animation e Aardman Animation (Galline in fuga, Wallace & Gromit) e con produttori come Cartoon Network, Disney, Lego, Nickelodeon, Marvel, Lucasfilm, BBC e Sky Kids. Oggi, a 31 anni, il vacallese Simone Giampaolo vive e lavora a Londra come regista indipendente nel campo dell’animazione e venerdì prossimo sarà in lizza ai Quartz 2021 con il suo corto Only a Child, prodotto da Amka Films con RSI. «Da oltre un anno lavoro a casa e da mesi non metto piede nel centro di Londra. - ci dice al telefono - Eppure, mi vergogno quasi a dirlo, non ho mai lavorato così tanto come nel 2020. L’animazione si presta particolarmente all’homeworking e le richieste per questo tipo di contenuti sono fortemente aumentate negli ultimi mesi». Only a Child, che si ispira al celebre discorso tenuto dall’allora dodicenne canadese Severn Suzuki al Summit ONU per il clima di Rio nel 1992, è la prima produzione svizzera di Simone. «Ho sempre cercato di realizzare cortometraggi irriverenti e umoristici ma che trasmettessero anche un messaggio. Alla fine del 2018 mi sono imbattuto nel video virale del discorso di Severn Suzuki e ho pensato che quelle parole non erano mai state rappresentate in maniera visiva su uno schermo. Ho contattato Severn, che oggi è un attivista ambientale e in difesa della cultura delle minoranze etniche del Canada, che è stata subito entusiasta dell’idea. Avrei potuto realizzare il film qui in Inghilterra, ma ci tenevo molto a produrlo in Ticino, perché è da quando sono partito che avevo il sogno di “tornare a casa” con un bel progetto. Proprio in quel periodo ho letto un’intervista con Tiziana Soudani di Amka Films nella quale diceva che l’unica cosa che non era ancora riuscita a fare nella sua lunga carriera era produrre un film d’animazione. Ho quindi pensato di accontentarla e lei ha creduto nel progetto fin da subito perché amava molto questo messaggio ambientalista rivolto soprattutto ai bambini. Mi dispiace che non abbia potuto vedere il film finito e l’ho ringraziata dedicandoglielo. Ma devo ringraziare anche Gabriella de Gara che mi ha accompagnato durante questo lungo percorso». Simone Giampaolo ha iniziato con il «rimixare» il discorso di Severn Suzuki, accorciandolo, eliminando i riferimenti diretti al Summit di Rio e rendendolo così ancora più attuale. Ha poi disegnato tutto lo storyboard del film (che dura 6 minuti), suddividendolo in 17 sequenze di 15-20 secondi ciascuna da realizzarsi con diverse tecniche e andando alla ricerca di animatori elvetici interessati a partecipare. «Non è un modo di procedere frequente nel campo dell’animazione ma ci tenevo fin da subito alla dimensione collettiva del progetto. Il fatto di usare lo stop motion, l’animazione tradizionale in 2D, quella 3D al computer, la sabbia e la pittura su vetro per me rappresenta una metafora: le varie tecniche sono spesso viste come delle “parrocchie” separate tra loro e vederle unite in un risultato fluido come quello di Only a Child è come vedere diversi popoli che si danno la mano per ottenere lo stesso risultato». Questa scelta ha implicato una grande attenzione a livello di budget perché le varie tecniche possono avere costi molto diversi, ma ha portato a uno scambio di idee e di stimoli molto proficuo tra Simone Giampaolo e i vari artisti coinvolti. Only a Child sta ora facendo il giro dei festival, ma per Simone la più grande soddisfazione è finora la nomination ai Quartz, «perché ho deciso di farlo in Svizzera. - dice - E del resto la Brexit qui sta già facendo molto male all’industria cinematografica britannica che rischia di far fatica ad attirare talenti dall’estero. Da parte mia, ho sempre il sogno di tornare in Svizzera e creare qualcosa per continuare a lavorare e, dopo 10 anni in Inghilterra, questo potrebbe essere il momento buono».