Orchi e umani dal videogioco al grande schermo

"Warcraft" ora è un film diretto da Duncan Jones
Red. Online
04.06.2016 00:05

Una premessa è necessaria. Non si può capire il film Warcraft: l'inizio, se non si conosce almeno un po' la storia di World of Warcraft, probabilmente il videogioco più giocato di tutti i tempi, diventato in poco più di una decina di anni un affare da miliardi e soprattutto un fenomeno di costume planetario. World of Worcraft, il gioiello creato dalla Blizzard Entertainment è stato lanciato nel 2004 e ha toccato punte di 12 milioni di giocatori paganti, impegnati a combattere online in vasti gruppi in un universo popolato da umani, orchi, non morti, tauren, nani, gnomi, goblin, worgen, troll ed elfi. Adesso il suo successo, dopo cinque espansioni che ne hanno ampliato enormemente la storia e la geografia (la sesta, Legion, è in arrivo a fine agosto) è un po' appannato e i giocatori sonocrollati a soli - si fa per dire - 5 milioni, mentre la Blizzard ha trovato altre galline dalle uova d'oro, come il gioco di carte digitale Heartstone. Ma rimane sempre un titolo storico, diventato per gli appassionati una sorta di maniacale secondo lavoro, tanta è la dedizione che richiede. Bene, prima di World of Warcraft, c'era semplicemente Warcraft, il gioco che ha lanciato il nome Blizzard. È stato qui, nel 1993, che per la prima volta, è apparso il mondo di Azeroth dove l'orda degli orchi proveniente da un mondo morente si è scontrata con gli umani e i loro alleati, sotto forma di gioco strategico in tempo reale. Sono questi primordi, praticamente preistoria, che il film racconta.

Erano anni che la Blizzard lavora a un adattamento cinematografico della saga. Dopo qualche tentativo andato a vuoto (inizialmente era passato per le mani di Sam Raimi) l'uomo giusto è stato trovato. È Duncan Jones, che fin qua ha firmato il gioiellino low budget Moon e Source Code. Giocatore anche lui - e si vede -, il figlio di David Bowie era la persona adatta per maneggiare questo film. Un film difficile, perché se la deve vedere con il giudizio dei giocatori, poco inclini a perdonare distorsioni, con il potenziale disinteresse di chi non è un adepto del gioco e anche con la «maledizione» dei videogiochi al cinema, che raramente lasciano il segno. L'impressione è che Jones abbia fatto con rispetto tutto ciò che era umanamente possibile fare date le premesse.

I clan orcheschi guidati dal perfido stregone Gul'Dan (Daniel Wu) lasciano il loro mondo distrutto e attraverso un Portale magico giungono su Azeroth, pronti alla conquista. All'interno dell'Orda però ci sono voci critiche. Durotan (Toby Kebbell), nobile capoclan alla ricerca solo di una nuova casa per i suoi e la sua famiglia (la sua compagna Draka aspetta un figlio), ha capito che la causa della distruzione del loro mondo è dovuta proprio alla magia utilizzata da Gul'Dan, il Vil. Si alleerà con gli umani, guidati da Anduin Lothar (Travis Fimmel della serie Vikings), per porre fine a questo scempio. Attorno si agitano personaggi ben noti ai giocatori, come Khadgar (Ben Schnetzer), nel gioco un grande arcimago e qui un dotato bamboccio alle prime armi; Garona (Paula Patton), mezzosangue orca; l'ambiguo guardiano Mhediv (Ben Foster)... Gli orchi sono creati grazie alla tecnica della performance capture: gli attori hanno recitato con speciali tute piene di sensori, e poi sono stati digitalizzati sotto forma di ipertrofici guerrieri. Il risultato è bello ma molto cartoonesco (lo è comunque anche il gioco). Certi dettagli sono perfetti, altri meno, come le armature degli umani, che sembrano di plastica. La storia poi, dà troppo spazio a personaggi minori come Garona e alla sua improbile mezza love story con Anduin, mentre risolve sbrigativamente momenti come il duello fra quest'ultimo e l'orco Mano Nera (Clancy Brown). Gli attori umani, non sono una banda di premi Oscar: molto meglio gli orchi, parecchio espressivi, e ben resi nel pensiero e nel loro codice d'onore. La critica fin qua non ne ha parlato molto bene ed è vero che, soprattutto per i non introdotti, il film ha aspetti poco chiari. Ma il giudizio che conta è quello dei giocatori, che più che alle pecche baderanno ai parecchi elementi divertenti e azzeccati del film. Non potranno trattenere un sorriso vedendo le costruzioni orchesche che conoscono benissimo, o le città di Roccavento e Dalaran, la malefica luce verde così familiare che ammanta il Portale, o il piccolo Go'el, il figlio di Durotan affidato come Mosè alle acque in cerca di salvezza, destinato a diventare, con il nome di Thrall, il futuro illuminato capoguerra dell'Orda. Alla fine saranno loro, i giocatori, a decretare il successo al botteghino che deciderà eventuali seguiti. E nei primi giorni, la risposta al box office è positiva.

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