Arte

Palazzo Reali completa il MASI

Inaugurata a Lugano la centralissima sede espositiva del Museo d’arte della Svizzera italiana - Dopo tre anni di ristrutturazione, gli ambienti raccolti della dimora storica saranno dedicati alla collezione permanente e a progetti locali, integrando l’offerta dei moderni spazi del LAC
Le nuove aperture su via Canova. Foto Putzu
Matteo Airaghi
Matteo Airaghi
14.12.2019 06:00

Mentre nel mondo i musei chiudono con una velocità sconfortante e inesorabile ecco che Lugano regala a tutti gli amanti della cultura un positivo segnale controcorrente inaugurandone ben due nel breve volgere di qualche mese. Se infatti risale allo scorso aprile l’apertura del MUSEC (Museo delle Culture) a Villa Malpensata ecco che da ieri il MASI (Museo d’arte della Svizzera italiana) completa i suoi spazi, affiancando alla moderna sede del LAC i rinnovati ambienti della storica dimora di Palazzo Reali in via Canova. Un evento per la città e per il cantone tanto che dopo l’inaugurazione ufficiale la conclusione dei lavori (durati tre anni) verrà celebrata per tutto il weekend con una serie di attività gratuite per adulti e bambini, che comprendono visite guidate, spettacoli di narrazione, performance musicali e laboratori creativi (per i dettagli e gli orari www. masi.ch). Si corona così il sogno della doppia sede per il MASI che potrà usufruire degli ambienti di Palazzo Reali che saranno dedicati alla collezione permanente e a progetti legati ad artisti locali e di respiro internazionale, che prediligono gli ambienti raccolti di una dimora storica. Le due sedi, come ha sottolineato anche il direttore Tobia Bezzola, consentiranno ora al MASI di offrire una proposta culturale continua e variegata e di raggiungere un pubblico sempre più ampio. «Dopo un trentennio di attività – ha spiegato ieri Bezzola – l’adeguamento degli spazi espositivi e la riorganizzazione di quelli amministrativi di Palazzo Reali erano necessari per permettere al Museo, oggi tra i più visitati della Svizzera, di continuare a garantire la sua missione istituzionale di conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e di proseguire con una programmazione espositiva di alto livello». Dal canto suo il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, Manuele Bertoli ha voluto evidenziare il ruolo di polo per l’avvicinamento all’arte che Palazzo Reali si propone nei confronti dei giovani e degli studenti dell’intero cantone.

Tre anni di lavori

I lavori di ristrutturazione di Palazzo Reali, condotti dall’amministrazione cantonale sotto la regia dell’architetto Piero Conconi, hanno interessato gli spazi amministrativi, gli impianti d’illuminazione e di climatizzazione e la grande vetrata a pianterreno. Quest’ultima assieme alle aperture su Via Canova, precedentemente oscurata, contribuisce oggi a illuminare le sale, mettendo in dialogo l’interno dell’edificio con lo spazio urbano circostante. All’interno della storica dimora di proprietà del Cantone Ticino trovano ora spazio gli uffici, le sale espositive, un atelier creativo, un laboratorio di restauro e una biblioteca, distribuiti su tre piani. Si perfeziona così un lunghissimo percorso avviato dalla generosa donazione dell’ingegnere Secondo Reali che nel 1956 aveva posto le basi alla costituzione del progetto del futuro Museo Cantonale d’Arte. Dopo vari dibattiti e controversie, soltanto nel 1979 si giunse a un decreto legislativo che sanciva il risanamento e l’adattamento degli stabili e assicurava il relativo finanziamento al Museo che tuttavia vide fisicamente la luce solo nel 1987. Nel 2015 lo storico accordo da cui prende vita il MASI di cui ora Palazzo Reali rappresenta, finalmente e a pieno titolo, la ciliegina sulla torta.

L’allestimento

Il debutto concreto del progetto di museo unico avviene a giusta ragione attingendo al meglio dei gioielli di famiglia e sfruttando appieno le nuove soluzioni architettoniche quasi come succulento antipasto dei futuri percorsi espositivi. Questo primo allestimento vuole anche documentare la storia del museo (nato dalla fusione del Museo Cantonale d’Arte e del Museo d’arte della Città di Lugano nel 2015) attraverso materiali d’archivio e multimediali che integrano la selezione di opere significative della collezione operata con oculata sensibilità dalla curatrice Cristina Sonderegger. Naturalmente l’allestimento della collezione permanente varierà nel corso dell’anno , presentando opere acquisite, donate o concesse al museo e lasciando in parte, di volta in volta, spazio ad esposizioni temporanee. A piano terra, visibili anche dall’esterno in un interessante dialogo tra spazi urbani e spazi museali, sono ora esposti l’intervento a parete di Niele Toroni, Impronte di pennello n. 50 ripetute a intervalli regolari (1987), restaurato per l’occasione, e (straordinariamente) il monumentale Spartaco di Vincenzo Vela, (di cui si avvicina il bicentenario della nascita). La pittura di ritratto nell’Ottocento, il Simbolismo, il Ritorno all’ordine degli anni Venti, la fotografia degli anni Trenta, l’Espressionismo, sono solo alcuni degli approfondimenti che, sala dopo sala, scandiscono il percorso espositivo. Dalla fine del Trecento alla metà del XX secolo, dalla pittura religiosa di Serodine e Petrini ai capolavori a cavallo tra Otto e Novecento con Berta, Rossi, Previati e Hodler fino alle astrazioni di Ozenfant, Arp e Glarner e agli espressionisti svizzeri, un viaggio stimolante in una raccolta d’eccellenza.