Saggistica

Percorsi filosofici di un’Engadina non convenzionale

In un ricco volume monografico curato da Gilberto Isella
Giovanni Giacometti (1868-1933), Sguardo su Capolago verso il Lago di Sils (1927), olio su tela, cm.55x103,5. Collezione privata.
Matteo Airaghi
Matteo Airaghi
17.03.2020 06:00

Adesso hanno il loro breviario. Ci riferiamo agli engadinofili incalliti, quelli che non frequentano la magnifica regione retica solo perché (sotto mille punti di vista) «è il luogo più bello del mondo». A quei seguaci di una setta nemmeno troppo segreta che dell’Engadina vogliono sapere tutto, perché di questa terra, di queste acque, di queste luci e di questa natura, tutto amano. Persino le cose che non vanno (ce ne sono purtroppo, ce ne sono...), perché loro a questi monti e a questi laghi, sentono di appartenere, a prescindere da dove sono nati, perché la considerano un luogo dell’anima, anzi, uno stato dell’anima e dunque non si accontentano mai. Più engadinesi degli engadinesi, impermeabili al fascino del glamour o alle condizioni della neve sulle piste da sci, la loro sete di conoscenza non si placa. Tutto ciò che concerne l’Engadina li affascina, tutto li incuriosisce, tutto per loro è magico arcano da proteggere, custodire e rivelare (ma solo a chi se lo merita) con misurata e diffidente prudenza. Ma ecco che ora, ed è una notizia soprattutto per gli italoparlanti, questi iniziati hanno un nuovo testo di riferimento. Si intitola, ovviamente, Engadina ed esce per l’intelligente collana «Le Città Letterarie» di Unicopli cui già avevamo dato spazio un paio d’anni fa per il volume Svizzera italiana curato da Alberto Nessi (cfr. CdT, pagina 13 del 4 agosto 2018). Il gran visir dell’operazione è il letterato luganese Gilberto Isella che si è preso la briga, facendo ordine all’interno di una caotica e sterminata bibliografia di ogni genere e livello, di raccogliere in un suo personale percorso gli stimoli, le suggestioni, i riferimenti, le citazioni, i collegamenti e le autorevoli opinioni che rinviano in qualche modo alla dimensione «culturale», nel senso più ampio del termine che aleggia sulla magica terra dell’En.
Capitoli tematici

Il volume è suddiviso in sei capitoli, ognuno dei quali fa riferimento a un particolare nodo tematico e simbolico, come l’acqua, la terra e la casa, in cui Isella, quasi stesse passeggiando in Val Fex, propone un nutrito campionario di testi letterari, che testimoniano il fascino esercitato da questo «Tibet delle Alpi», come lo si è spesso chiamato, su scrittori e artisti di ieri e di oggi da Paracelso e Benvenuto Cellini a Rainer Maria Rilke ed Annemarie Schwarzenbach. Scrittori celebri, da Nietzsche a Hesse, da Proust a Frisch e Montale, si affiancano ad altri meno noti o dimenticati, come Borgese o Serao, per non dire del poeta francese Jouve, voce autorevole ma spesso negletta. Gli sguardi dall’esterno esigevano tuttavia di entrare in contatto con quelli degli scrittori locali, con le loro opere poetiche o narrative, Andri e Oscar Peer, Cla Biert o Leta Semadeni, tutti autoctoni,offrono allora non solo emozioni, ma anche una documentazione concreta riguardo agli usi e costumi della valle. Informazioni che uno sguardo da fuori non era in grado di trasmettere. Non manca peraltro un motivo conduttore. Le pagine di Isella intendono riflettere, innanzitutto, sulle dinamiche che hanno fatto di questa vallata un modello di «isola felice alpina», creando il mito dell’Engadina come terra di bellezza e spiritualità. Il che è avvenuto, tra Otto e Novecento, ad opera di alcuni visitatori privilegiati, vale a dire letterati, o artisti del calibro di Giovanni Segantini.

Tra fisica e metafisica

Un territorio non è soltanto paesaggio fisico o luogo di svago, ma è anche e soprattutto cultura. Qui poi siamo in un luogo spirituale indagato, frequentato, pensato, vissuto e camminato da poeti, artisti, filosofi e intellettuali. Un luogo persino sovrascritto e sovradipinto con il rischio concreto di toccare la saturazione rappresentativa. E in Engadi na, come scrive Isella, per qualche ragione misteriosa che in tanti hanno provato a spiegare, fisica e metafisica si fondono «tanto che l’animo ben disposto , qui, ha l’opportunità di intravedere i punti di tangenza di finito e infinito, immanente e trascendente. Già lo comproverebbe con ampiezza di documenti il patrimonio culturale formatosi negli anni, la sua specificità, la Stimmung precipua che vi aleggia, difficile da tradurre in parole. Ma basterebbe un atto di fede». Ed è appunto alla vasta schiera dei devoti e fedeli credenti nell’idea stessa di Engadina che questo libro si rivolge, senza per questo escludere a priori di poter diventare un prezioso suscitatore di interesse anche per chi la considera «soltanto» un bel posto dove passare le vacanze. In fondo non è necessario lenire la nostalgia esponendo una bandiera blu e gialla con un sole e una trota fario per imparare a riconoscere la bellezza.