Quando l’Inghilterra «rubò» Bob Dylan a Woodstock

Mancano poco meno di tre settimane all’atteso ritorno di Bob Dylan in Ticino: un concerto quello in programma per lunedì 22 aprile al Palazzetto FEVI di Locarno (inizio ore 20,00 biglietti su www.mediaticket.ch) che favorisce il recupero di storie e curiosità legate ad una delle personalità musicali più importanti del XX secolo. Tra queste una che ci riporta indietro nel tempo di esattamente cinquant’anni, a quella mitica «Summer of ‘69 that seemed to last forever» (come cantò qualche anno più tardi Bryan Adams) caratterizzata da uno degli eventi topici della storia del rock: il Festival di Woodstock che radunò, nel villaggio rurale posto ad un centinaio di km a nord di New York, quasi mezzo milione di giovani per «tre giorni di pace e di rock’n’roll».
Una manifestazione alla quale Bob Dylan non partecipò, sebbene nel mondo della musica, Woodstock fosse da più di un biennio indissolubilmente legato al suo nome, visto che da tre anni era stato eletto dal cantautore a sua dimora. Ma perché Dylan – benché invitato dagli organizzatori – non vi prese parte preferendo esibirsi una decina di giorni dopo in Inghilterra alla prima edizione del festival dell’Isola di Wight? Un libro, Stealing Dylan from Woodstock lo spiega.

Un tipo scontroso

Che Bob Dylan non abbia un carattere socievole è noto da tempo. Così come è arcinoto che il nostro, nel suo oltre mezzo secolo di carriera, abbia sempre cercato di distanziarsi da ogni tentativo di etichettarlo. Che si sia parlato di lui come di un menestrello o di un oracolo, di un profeta o di un poeta, nella sua interminabile traversata nel mare magnum del rock, Bob Dylan ha sempre cercato di mostrarsi in continua contraddizione con le aspettative legate al suo nome creando, attorno alla sua figura, un’aurea di eternità e di mistero e contemporaneamente evidenziando, con questo suo atteggiamento scostante e apparentemente contraddittorio e bizzoso, la sua indomabile esigenza di cambiamento valsagli, nel corso dei decenni, non poche critiche, anche da parte dei suoi estimatori.

Cosa c’entra tutto questo con Woodstock? Semplice: nel 1966, dopo un misterioso incidente motociclistico avvenuto proprio nei pressi del villaggio, il cantautore decise di trasferirvisi, isolandosi praticamente dal mondo per un periodo di quasi due anni. Fu lì, in quell’atmosfera tranquilla e agreste che concepì i dischi John Wesley Harding e Nashville Skyline, e fu sempre lì che assieme a The Band registrò nella cantina di una grande casa rosa (The Big Pink) di proprietà di tre membri del gruppo, il disco d’esordio dell’ensemble nonché le sedici canzoni che sarebbero poi apparse, nel 1975, all’interno dell’album The basement tapes. Ma perché proprio in considerazione del fatto che Woodstock fosse il fulcro della sua creatività Bob Dylan decise di non esibirsi? Probabilmente proprio per quello: il villaggio era e doveva rimanere il suo «buen ritiro» all’interno del quale ogni intrusione non era vista di buon occhio, soprattutto quella di «migliaia di hippy "tossicodipendenti"» che in occasione della rassegna stavano «assediando» la sua casa. Per cui, ai ripetuti inviti a parteciparvi, suoi rispose con un diniego, adducendo, quale scusa ufficiale che un suo figlio era ammalato e doveva assisterlo».
Bob & George

La malattia del figlio di Dylan, addotta a causa del suo forfait a Woodstock, non impedì tuttavia all’artista di esibirsi, una decina di giorni più tardi ad un altro grande evento; il festival dell’isola di Wight in Inghilterra. Per il quale partì, riferiscono le cronache, a bordo della Queen Elizabeth II il 15 agosto 1969, proprio il giorno in cui iniziò il festival di Woodstock. Come gli organizzatori convinsero un Dylan in quel periodo piuttosto restio ad esibirsi, ad affrontare la trasferta, lo racconta appunto uno di loro, Ray Foulk, nel già citato libro Stealing Dylan from Woodstock. «Anzitutto abbiamo iniziato a pensare a come renderci interessanti. L’isola di Wight era molto conosciuta tra i grandi poeti del passato e avrebbe potuto fra gola ad un poeta moderno come Dylan. Così abbiamo pensato di vendergli una vacanza, per lui e per la famiglia», racconta. «E la cosa funzionò. Appena arrivato sull’isola, il cantante incontrò i Beatles: nutriva un profondo rispetto per loro e soprattutto, un grande sentimento di amicizia per George Harrison, che aveva ospitato una volta a Woodstock. Ricordo il manager di Dylan sussurrarmi all’orecchio, mentre li osservavamo parlare in piscina: “Guardali, sono innamorati”».

L’amicizia con Harrison, durò poi a lungo, fino alla scomparsa dell’ex beatle e ebbe anche un’interessante parentesi artistica: i Traveling Wilburys, supergruppo attivo alla fine degli anni Ottanta del quale fecero parte Dylan, Harrison nonché Tom Petty (altro amico di Dylan che si esibì al suo fianco negli anni Ottanta, anche nella mitica «prima» ticinese del cantautore, nel 1986), Roy Orbison e il leader degli ELO Jeff Lynne.


Tornando al Festival dell’isola di Wight lì Bob Dylan si esibì il 31 agosto, suonando per circa un’ora. Tra le canzoni che eseguì Maggie’s Farm, Mr. Tambourine Man, Lay Lady Lay, Like a rolling stone e Quinn the eskimo (The Mighty Quinn) Il pubblico fu entusiasta della performance. Non così la critica che la bollò come insufficiente. Al termine della stessa Dylan si ritirò nuovamente dalle scene tornando ad esibirsi solamente nel 1974. Da allora, però, non si è più fermato...