Quando una bambola russa finisce in un loop

Vi è piaciuto Maniac? Sì? Russian Doll potrebbe fare per voi. Non è la prima volta che il cinema affronta l’affascinante tema di persone bloccate in un «loop» tra la vita e la morte, o nel disperato tentativo di cambiare il costo del loro destino (così, su due piedi, ci vengono in mente almeno altri cinque titoli: Butterfly Effect, Ricomincio da capo, 50 volte il primo bacio, The Looper, Edge of Tomorrow). Questa serie affronta la questione in modo decisamente più leggero (ok, non più leggero che in Ricomincio da capo) e all’insegna di sesso, droga e rock&roll.
Russian Doll, prodotto da Netflix e distribuito a partire dal 1 febbraio, segue in otto puntate gli ultimi istanti di vita (ma soprattutto le numerose morti) di Nadia Vulvokov (interpretata da Natasha Lyonne): programmatrice informatica con una vita decisamente sregolata che durante la festa del suo compleanno muore (nei modi più impensabili), per risvegliarsi illesa e tentare di non morire di nuovo.
La serie è divertente, ma non si tratta di humor newyorkese puro. In realtà - soprattutto da quando in scena entra Charlie Barnett (che interpreta Alan, una sorta di alter ego di Nadia) - la trama diventa più dolce, intimistica (ok, questo è un parolone) e - questo sì - interessante.
Più di così, per evitare spoiler, non possiamo dirvi. La serie non è per tutti, ma la consigliamo lo stesso.