Musica

«Ripartiamo all’insegna del nostro nume tutelare»

Diego Fasolis è con I Barocchisti un punto di riferimento nell’esecuzione dei repertori antichi su strumenti storici - L’intervista
Diego Fasolis. ©CdT/Archivio
Red. Online
28.09.2019 06:00

A poche ore di distanza da quella dell’OSI prende il via domani all’Auditorio RSI di Lugano, ore 20.30, la stagione dell’altra grande realtà musicale della nostra regione,

I Barocchisti che si ripresentano al pubblico con una serata dedicata a Bach e Gabrielli. Ne abbiamo parlato con l’«anima» dell’ensemble, il direttore Diego Fasolis.

L’esibizione di domani sera è il primo capitolo di una stagione importante per I Barocchisti. Ci vuole dare qualche anticipazione?

«Dopo questa serata di apertura andremo in Cina con l’Orchestra del Teatro alla Scala per l’inaugurazione del nuovo teatro nel quartiere francese di Shanghai. Lì eseguiremo La finta giardiniera di Mozart (produzione che, in una versione da concerto, prima della nostra partenza proporremo il 9 ottobre al LAC. Il 29 novembre con l’OSI presenteremo poi al Palacongressi di Lugano l’opera in due atti Casanova e Albertolli di Guido Calgari e Richard Flury. E a gennaio, assieme al Coro della RSI, andremo ad inaugurare con il Flauto Magico di Mozart diretto da Davide Livermore, il nuovo teatro di Muscat, in Oman».

Ma prima di tutto ciò c’è il concerto di domani a Lugano, dedicato a Bach.

«È un autore la cui musica, da sempre, è la spina dorsale dell’attività dei Barocchisti. In questa occasione ho cercato di tracciare una relazione tra l’italianità e la sua produzione. Che può sembrare difficile: in realtà lui amava molto la musica italiana e un autore in particolare, Domenico Gabrielli, che era stato il primo ad emancipare il violoncello dal basso continuo, trasformandolo da strumento d’accompagnamento a strumento solista e i cui Ricercari per violoncello solo probabilmente lo hanno ispirato a comporre le sue Suite per violoncello solo. E noi domani con l’aiuto di un grande solista, Mauro Valli, daremo un esempio di questo percorso di crescita dello strumento proponendo un Ricercario di Gabrielli e a seguire la quinta Suite per violoncello solo di Bach. Questa è una parte solistica. Completeremo poi il programma con quella straordinaria polifoniache sono i Mottetti di Bach dei quali ne eseguiremo tre».

Mottetti che sono uno dei vostri cavalli di battaglia.

«Vero. Io ho iniziato ad eseguirli da ragazzino con il Coro Cantemus. Anche per il Coro della RSI sono un capitolo importante, tanto che la registrazione che abbiamo fatto resta tra quelle di riferimento. Adesso dopo tanti anni che non li eseguivamo mi è sembrato giusto recuperarli in quello che è un momento particolare della nostra attività. È stato come affidarci al nostro nume tutelare, Bach, appunto».

Un autore che a suo avviso, cosa può ancora insegnare oggi?

«Ritengo Johann Sebastian Bach uno de rari casi di esseri umani collegati con le conoscenze delle sfere superiori, la cui musica manda un messaggio che è molto più alto di quello che normalmente ci si aspetta, nel quale c’è matematica, teologia, emozione, capacità di affratellare tutte le persone che lo interpretano. Tra i musicisti la musica di Bach genera un affetto e un’emozione importante, così come tra il pubblico. È un autore che ci ha lasciato una grande eredità e che noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di sfruttare al meglio».