Sai cos’è l’Isola di Wight?

«Sai cos’è l’isola di Wight / è per noi l’isola di chi / ha negli occhi il blu della gioventù / di chi canta hippy, hippy hippy» . Così cantavano i Dik Dik nel 1970 celebrando quell’evento che, andato in scena esattamente cinquant’anni fa – dal 26 al 30 agosto 1970 – segnava, un anno dopo Woodstock, la definitiva conclusione dell’utopia hippy. Per cinque giorni, sull’isoletta inglese della Manica a sud di Southampton, andò infatti in scena il megaevento unanimemente considerato il definitivo spartiacque tra i mitici anni Sessanta e il decennio successivo e al quale partecipò il gotha della musica del periodo: da Jimi Hendrix (che vi effettuò l’ultima apparizione pubblica prima della sua tragica scomparsa, avvenuta di lì ad un mese) ai Doors di Jim Morrison (anche loro all’ultima performance europea prima della morte del leader), dagli Who ai Jethro Tull, ma anche Ten Years After, Joan Baez, Joni Mitchell, Donovan, Emerson, Lake & Palmer, Leonard Cohen e soprattutto un Miles Davis che abbandonava per la prima volta i patinati jazz club per tuffarsi nell’universo giovanile con un’innovativa miscela di jazz rock proposta assieme ad un sestetto con due giovani future superstar alle tastiere: Keith Jarrett e Chick Corea.


Un cast eccezionale irripetibile che richiamò nella località – che aveva già ospitato due edizioni della rassegna ma mai una tale folla – oltre 600.000 persone che mandarono la precaria organizzazione in tilt, tra sound che non funzionava, migliaia di «portoghesi» e disordini di ogni tipo. Il risultato fu , al di là del grande riscontro mediatico e artistico, uno dei maggiori flop della storia della musica dal vivo. Ma non solo: il bagno di sangue economico fu accompagnato da un intervento delle autorità britanniche, le quali stilarono una legge apposita (l’Isle Wight Council Act) che vietava lo svolgimento di eventi con oltre 5 mila persone sull’isoletta: una mossa che mise la parola fine all’avventura. Della quale rimangono parecchie registrazioni discografiche, un documentario del 1996, Message to Love, firmato da Murray Lerner e due canzoni famose: Wight Is Wight cantata da Michel Delpech (che però era dedicata soprattutto all’edizione del 1969 del festival visto che veniva citato Bob Dylan presente solo in quell’anno) e la sua «cover» italiana cantata appunto dai Dik Dik che vendette milioni di copie facendo di loro tra pochi veri trionfatori di quella rassegna, pur non avendovi mai messo piede.