Sandro Veronesi si aggiudica il Premio Strega 2020

Sandro Veronesi, già vincitore nel 2006 con «Caos calmo», si aggiudica il Premio Strega 2020 con «Il colibrì» (La nave di Teseo). Sono stati 200 i voti a suo favore su un totale di 605, sei i titoli in finale. Al secondo posto, Gianrico Carofiglio con «La misura del tempo» (Einaudi), 132 voti, e al terzo Valeria Parrella con «Almarina» (Einaudi), 86 voti. Al quarto posto Gian Arturo Ferrari con «Ragazzo italiano» (Feltrinelli), 70 voti, al quinto Daniele Mencarelli con «Tutto chiede salvezza» (Mondadori), 67 voti e al sesto Jonathan Bazzi con «Febbre» (Fandango Libri), 50 voti. A presiedere il seggio Antonio Scurati, vincitore della scorsa edizione del Premio Strega. Hanno votato in 605 su 660 aventi diritto al voto.
«Sto pensando alla mia famiglia, ai miei figli, a mia moglie, ai miei fratelli. Sto pensando al mio editore, a Elisabetta Sgarbi, a Umberto Eco che è stato così generoso da fondarla questa casa editrice. Sto pensando agli amici che mi hanno sostenuto, che hanno votato il libro. Sto pensando all’uomo nuovo, che poi è una donna. A tutte le persone nuove che ci sono e a tutte le navi in mare» ha detto Veronesi, già vincitore del Premio Strega nel 2006 con Caos Calmo, diventato un film di Antonello Grimaldi con Nanni Moretti. Veronesi ha voluto dedicare la vittoria a tutte queste cose, in questa edizione memorabile dello Strega, con in corsa una sestina e due titoli Einaudi ex aequo, al Museo Etrusco di Villa Giulia semi deserto, senza il grande pubblico degli anni scorsi.
Una ottantina le persone sedute ai tavoli, in una serata che ha visto il ritorno del tavolo della giuria e della mitica lavagna dove si segnano i voti sulla balconata del Ninfeo, come nelle dieci edizioni a partire dal 1953. Di vincere lo Strega due volte era successo finora solo a Paolo Volponi, nel 1965 con La macchina mondiale e nel 1991 con La strada per Roma. «Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto. La gente cambia, le persone cambiano. C’è un paesaggio diverso, nativi digitali che adesso leggono, che hanno un atteggiamento diverso e questo uno lo percepisce anche s equa dentro sembra che il tempo si sia fermato. Non mi ricordo nulla della prima volta, lo leggo sui libri che c’è stata una vittoria» ha sottolineato Veronesi della sua seconda vittoria.
È la storia di una vita intera, quella di Marco Carrera, il protagonista del romanzo di Veronesi, colpita un po’ più del normale da cose dolorose. Il colibrì scende in modo potente alla radici di quell’energia che annienta e fa rinascere. Ci racconta andando avanti e indietro nel tempo la perdita e l’amore, il destino e le scelte , la ricerca di se stessi, la psicoanalisi, i sogni, i simboli con tante suggestioni e citazioni letterarie. Al centro ci sono la famiglia, con tutte le sue mitologie.
A contendersi la vittoria sono stati i due superfavoriti: il Marco Carrera, chiamato fin da piccolo Colibrì di Veronesi e il Guido Guerrieri di Carofiglio, in un anno che ha visto in corsa sei finalisti. In applicazione di una clausola del regolamento sulla presenza dei piccoli e medi editori, nel caso non siano tra i primi cinque, è stato infatti ripescato per la finale Jonathan Bazzi con «Febbre» (Fandango) che ha portato a una sestina dove c’è una sola donna, Valeria Parrella con un altro titolo Einaudi entrato tra l’altro in corsa a pari merito con Carofiglio. Filo da torcere ne ha dato anche l’ex numero uno di Mondadori Gian Arturo Ferrari con il suo romanzo d’esordio «Ragazzo Italiano», in cui a 76 anni mescola vicende reali e inventate in un libro di formazione di matrice autobiografica che segna il ritorno di Feltrinelli allo Strega dopo anni di assenza. Ha portato a tre i titoli in finale il Gruppo Mondadori Daniele Mencarelli con «Tutto chiede salvezza» (Mondadori), già vincitore del Premio Strega Giovani 2020, in cui racconta la settimana di Daniele, 20 anni, in trattamento sanitario obbligatorio con altri cinque uomini ai margini del mondo.