Medicina

Così il trapianto di organi di maiali nell'uomo è realtà

Dopo 271 giorni con un rene di suino (geneticamente modificato) in corpo, il 23 ottobre Tim Andrews è tornato alla dialisi: non un fallimento, ma la prova dei progressi nel settore - Le capacità di questi organi migliorano di anno in anno e presto potrebbero rappresentare la soluzione a un problema che tocca tutto il mondo
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Red. Online
01.11.2025 20:30

Lo xenotrapianto - il trapianto in un paziente umano di un organo proveniente da un'altra specie - non è fantascienza. Nel marzo 2024, aveva fatto il giro del mondo il caso di Richard Slayman, il primo paziente a ricevere un rene di maiale geneticamente modificato, in un intervento eseguito al Massachusetts General Hospital (MGH) di Boston. Be', da allora qualcun altro lo ha seguito. In un recente articolo, l'Economist racconta la storia di Tim Andrews - originario del New Hampshire - che, di fronte a una lista d'attesa infinita e a reni ormai compromessi, ha preso la decisione: tentare il tutto per tutto con lo xenotrapianto. Operato il 25 gennaio all'MGH, dalla stessa équipe che si era occupata di Slayman, Andrews ha passato 271 giorni con un rene di maiale geneticamente modificato in corpo, prima che, giusto qualche giorno fa, l'organo fosse rimosso per tornare alla dialisi.

Un potenziale enorme

Il record registrato da Andrews fa ben sperare. Per decenni, lo xenotrapianto è stato considerato una promessa sempre rimandata, «il futuro della medicina che non arriva mai». Ma quel futuro sembra finalmente avvicinarsi. Dopo gli interventi sperimentali su Andrews e Slayman (quest’ultimo è poi morto per cause non legate all’organo), l’Autorità statunitense del farmaco (FDA) ha dato luce verde a due aziende, eGenesis e Revivicor, per avviare sperimentazioni cliniche su larga scala. Entrambe prevedono i primi trapianti entro fine anno.

Il potenziale è enorme. Secondo l’Osservatorio globale sui trapianti, gestito dall’Organizzazione mondiale della sanità, meno del 10% di chi ha bisogno di un organo riesce a riceverlo. Anche nei Paesi ricchi la domanda supera l’offerta: negli Stati Uniti circa 13 persone al giorno muoiono in lista d’attesa. La scarsità alimenta un mercato nero di trapianti clandestini, spesso con organi di dubbia provenienza.

I maiali, suggerisce il settimanale britannico, potrebbero alleviare questa crisi. «Sono facili da allevare e hanno organi di dimensioni approssimativamente simili alle nostre. Sono fisiologicamente simili agli esseri umani, ma cugini abbastanza lontani da alleviare le preoccupazioni etiche che potrebbero far deragliare i tentativi di utilizzare primati o scimmie».

La tecnologia

Negli ultimi decenni, le cose si sono mosse abbastanza lentamente. Per dire: Jeffrey Platt, chirurgo dell'Università del Michigan, ha pubblicato il primo esperimento di trapianto di organi di maiale nelle scimmie nel 1995. Ma ci sono voluti 30 anni perché l'essere umano entrasse nel discorso. La svolta è arrivata grazie alla tecnologia CRISPR, ingegneria genetica che permette di modificare il DNA in modo preciso e mirato. Premiata con il Nobel nel 2020, la CRISPR ha permesso agli scienziati di «addomesticare» il genoma suino, rendendo i suoi organi più compatibili con l’uomo. Il problema principale resta il rigetto, cioè la risposta immunitaria che distrugge l’organo percepito come estraneo. Anche nei trapianti tra esseri umani, il rigetto viene controllato con farmaci immunosoppressori, che però indeboliscono il paziente e aumentano il rischio di infezioni. Con organi di specie diverse, la difficoltà è moltiplicata. Le statunitensi Revivicor ed eGenesis, così come la cinese ClonOrgan, aggirano queste difficoltà più o meno nello stesso modo. Per ridurre le reazioni, le aziende produttrici di organi di maiale geneticamente modificati eliminano nei suini alcuni geni che provocano rigetto e ne inseriscono altri umani. I maiali così ottenuti vengono clonati da cellule adulte e fanno nascere cuccioli “donatori” già modificati. In genere, ogni animale presenta una decina di modifiche genetiche: è questo il modello base dei nuovi trapianti.

Sviluppi

Servirà ancora molto lavoro perché questi organi funzionino sul lungo termine. Come detto, il rene di Andrews, fornito da eGenesis, ha inizialmente funzionato bene, ma in autunno la sua efficienza è calata e il 23 ottobre è stato rimosso. Simile il caso di Towana Looney, operata da Revivicor nel 2024: ha perso l’organo dopo una riduzione della terapia immunosoppressiva, necessaria per curare un’infezione. Le due aziende, riporta però l'Economist, restano fiduciose. Il direttore di eGenesis, Mike Curtis, prevede che i nuovi studi clinici permetteranno di perfezionare sia le tecniche di editing genetico sia i protocolli post-operatori. Il tutto mentre nuovi farmaci antirigetto promettono risultati migliori con effetti collaterali minori.

La ricerca, va poi sottolineato, non si ferma ai reni. Revivicor ha già realizzato due trapianti di cuore di maiale e prepara uno studio su un “UThymoKidney”, che combina rene e tessuto del timo, una ghiandola che regola il sistema immunitario. L’obiettivo è educare il corpo del ricevente a tollerare il nuovo organo. eGenesis, dal canto suo, ha ottenuto l’autorizzazione a testare un sistema di perfusione epatica, in cui il fegato suino rimane all’esterno del corpo ma collegato al sangue del paziente, come supporto temporaneo in attesa di un organo umano.

Il Massachusetts General Hospital, nel frattempo, ha già in programma un terzo trapianto entro fine anno.