Cura dell'Alzheimer, due medicamenti potrebbero aprire una nuova era

I nuovi medicamenti ed esami del sangue potrebbero aprire una nuova era nella cura dell'Alzheimer. Tuttavia, senza riforme rapide, il loro potenziale rischia di rimanere inespresso. Ne è convinto un gruppo di ricerca internazionale guidato da Giovanni Frisoni dell'Ospedale universitario di Ginevra (HUG), sulla base di una serie di studi pubblicati oggi dalla rivista scientifica «The Lancet».
Una quarantina di studiosi di 14 Paesi ha raccolto le più recenti scoperte, che si concentrano in particolare sui principi attivi Lecanemab e Donanemab. Questi sono i primi preparati in grado di rallentare il declino cognitivo dei pazienti con un livello di efficacia, secondo gli autori, paragonabile a quello delle cure contro il cancro o la sclerosi multipla.
Tuttavia queste cure comportano alti costi e la lentezza dei sistemi sanitari ne rallenta la diffusione, per cui si impone una strategia comune mondiale per sostenere i progressi medici nell'assistenza sanitaria, nella politica e nella società.
In Svizzera i due medicamenti in questione non sono ancora stati approvati: le richieste sono giunte a Swissmedic nel 2023, in giugno per il Lecanemab, in ottobre per il Donanemab. Ma, come confermato a Keystone-ATS dalle autorità d'omologazione, le verifiche sono ancora in corso e allo stato attuale non è possibile prevederne l'esito. Eppure secondo uno studio che confronta i tempi di omologazione delle diverse nazioni, in media in Svizzera un nuovo medicamento richiede 519 giorni per essere approvato, ciò che sarebbe dovuto coincidere con fine 2024.
In Unione Europea, invece, il Lecanemab è già stato omologato lo scorso mese d'aprile.