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Domande e risposte sulla peste suina africana

Le prime settimane del 2022 si sono contraddistinte per l’arrivo di una nuova allerta sanitaria che ha preoccupato allevatori e consumatori
© CdT/CHIARA ZOCCHETTI
Facta.News
07.03.2022 19:00

Le prime settimane del 2022 si sono contraddistinte per l’arrivo di una nuova allerta sanitaria che ha preoccupato allevatori e consumatori, collegata a una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici nota come peste suina africana

Dopo la scoperta di alcuni casi tra Piemonte e Liguria sono state istituite alcune misure di contenimento nell’area compresa tra le due regioni e la Toscana. Anche la Confederazione Svizzera si è interessata alla questione, raccogliendo informazioni utili e indicazioni su come procedere nel caso in cui ci fossero casi nel territorio.

Si tratta di una situazione ancora oggi in aggiornamento che pone numerosi problemi di carattere economico e veterinario. Nel frattempo ci sono però alcuni particolari sui quali è necessario fare chiarezza per difendersi dalle notizie false che circolano sul tema.

La malattia può essere trasmessa all’uomo?

La peste suina africana (Psa) è una malattia virale altamente contagiosa e letale che colpisce suini e cinghiali, ma non è una zoonosi. Detto in altre parole, questa malattia non può essere trasmessa all’uomo, sebbene quest’ultimo giochi comunque un ruolo fondamentale nella sua diffusione.

Ciò accade perché gli spostamenti di persone sono un vettore rilevante per la diffusione del contagio, dal momento che il virus – unico membro del genere asfivirus nella famiglia Asfarviridae – è dotato di una forte resistenza in ambiente esterno e può facilmente essere trasportato attraverso oggetti contaminati come vestiti, calzature, automezzi o attrezzature di caccia. L’uomo può insomma «dare un passaggio» inconsapevolmente al virus.

Ci sono rischi per la filiera della carne di suino?

I prodotti a base di carne suina possono essere consumati in sicurezza, dal momento che il virus non rappresenta un pericolo per l’uomo neppure se ingerito. 

Il pericolo principale è di carattere economico, perché i ceppi più aggressivi del virus portano al decesso dell’animale entro una decina di giorni dai primi sintomi e le misure di controllo adottate dall’Unione europea prevedono l’abbattimento e la distruzione dei capi di suino infetti per limitare il contagio. 

Ciò rappresenta un danno economico per l’export di carne suina e dei suoi derivati, un giro d’affari che solo in Italia vale circa 1,5 miliardi di euro ogni anno. 

Come si curano i suini malati? 

Attualmente non esistono cure o vaccini per gli animali contagiati dalla Psa, sebbene alcuni trattamenti siano in fase di sperimentazione. Tra questi il più promettente sembra essere il candidato vaccino del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), che a settembre 2021 si è dimostrato efficace e sicuro nel prevenire sia il ceppo asiatico che quello europeo della peste suina africana.

L’unico strumento attualmente disponibile per contrastare il contagio è l’adozione di procedure di biosicurezza, un insieme di norme preventive già note agli allevatori. Consistono nell’abbattimento di tutti i suini entrati in contatto con gli animali positivi, nel cambio d’abbigliamento per entrare o uscire dall’allevamento e nella notifica immediata di sintomi o episodi di mortalità anomala.

Esistono collegamenti con la pandemia di coronavirus?

La peste suina africana non ha nulla a che fare con la pandemia di coronavirus e ha una storia che precede di gran lunga l’attuale emergenza sanitaria. 

La Psa è stata identificata per la prima volta nel 1921 in Kenya e successivamente riconosciuta come endemica in molti Paesi sub-sahariani. 

Sul suolo europeo la malattia è arrivata nel 1957 (interessando Portogallo, Spagna, Malta, Francia, Belgio, Olanda e Italia) ed è tornata a far parlare di sé nel 2007, quando furono riportati numerosi focolai in Europa orientale (soprattutto in Georgia, Armenia, Azerbaigian nonché Russia europea, Ucraina e Bielorussia). 

Dal 1978 la Psa è endemica in Sardegna e da allora ha decimato periodicamente gli allevamenti della regione insulare.

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