«Momento storico per la salute sessuale»: la prima campagna vaccinale al mondo contro la gonorrea

«I casi di gonorrea sono aumentati in modo preoccupante in tutta Europa»: è ciò che mostrano i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC). Per far fronte a questo problema, è notizia di questi giorni, il Servizio sanitario nazionale britannico (NHS) ha annunciato che avvierà ad agosto la prima campagna vaccinale al mondo contro la gonorrea. La campagna sarà rivolta agli individui maggiormente a rischio di contrarre la malattia e «i nuovi casi potrebbero essere ridotti del 40%», secondo quanto affermato da Richard Angell, amministratore delegato di Terrence Higgins Trust, organizzazione di beneficenza britannica attiva nel campo della lotta all’AIDS.
La malattia, sempre più diffusa in Europa e anche in Svizzera, ha raggiunto dati allarmanti, senza contare che alcuni ceppi iniziano a essere resistenti agli antibiotici. Secondo gli ultimi dati di febbraio dell’ECDC, in Europa i casi di gonorrea sono cresciuti del 31% rispetto al 2022 e del 300% rispetto al 2014. I dati britannici spiccano in modo particolare: nel 2023 sono state registrate più di 85.000 nuove diagnosi. Un numero record, il più elevato da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1918. La situazione in Svizzera non è diversa: il numero d’infezioni da gonorrea dichiarate ogni anno è, infatti, in aumento. Nel 2024 in Svizzera sono stati dichiarati 6.912 casi di gonorrea, quasi il doppio rispetto al 2020 che ne aveva registrati 3.510. Le possibili cause di questa crescita sono diverse: un aumento dei comportamenti sessuali rischiosi, tra cui la diminuzione dell’uso del preservativo, specialmente tra i più giovani, e una vita sessuale più «libertina», oltre a una maggior propensione a sottoporsi ai test per le malattie sessualmente trasmissibili.
La gonorrea è una malattia causata dal batterio Neisseria gonorrhoeae che si trasmette tramite i rapporti sessuali vaginali, anali od orali e che colpisce principalmente la fascia di età tra i 25 e i 34 anni. Inizialmente, può essere innocua e anche asintomatica, ma se non curata può avere conseguenze importanti e nel peggiore dei casi può portare all’infertilità. Inoltre, la donna affetta da gonorrea in gravidanza può, durante il parto, trasmettere l’infezione al nascituro provocando una congiuntivite neonatale. Normalmente la gonorrea è curabile con gli antibiotici, ma diversi ceppi del batterio sono ora resistenti, avendo acquistato la capacità di sopravvivere e moltiplicarsi anche quando esposti al medicamento.
«Il lancio di una vaccinazione di routine per la gonorrea è un enorme passo avanti per la salute sessuale e sarà fondamentale per proteggere gli individui, aiutare a prevenire la diffusione dell’infezione e ridurre i tassi crescenti di ceppi resistenti agli antibiotici», ha spiegato il dottor Amanda Doyle, direttrice nazionale per l’assistenza primaria e i servizi alla comunità presso l’NHS. Nonostante il vaccino non elimini completamente il rischio d’infezione, il Servizio sanitario inglese ha deciso di promuoverlo nella speranza che possa contribuire a diminuire almeno in parte le infezioni. Secondo uno studio svolto dall’Imperial College di Londra, la campagna vaccinale, se efficace, potrebbe prevenire 100 mila casi di gonorrea nel prossimo decennio e far risparmiare quasi 8 milioni di sterline all’NHS in cure per la malattia.
A partire da agosto, l’NHS fornirà gratuitamente il vaccino alle categorie maggiormente a rischio di contrarre il batterio (uomini omosessuali e bisessuali con trascorsi di infezioni da malattie sessualmente trasmissibili e con una vita sessuale «rischiosa»). Infatti, nel Regno Unito la maggioranza di persone a cui viene diagnosticata la gonorrea sono ragazzi e uomini omosessuali o bisessuali tra i 16 e i 25 anni.
Il batterio che causa la gonorrea è geneticamente simile al batterio del meningococco (Neisseria meningitidis), per questo motivo verrà utilizzato il vaccino già esistente 4CMenB, normalmente usato contro il meningococco B, un batterio che può causare malattie invasive, come meningite e setticemia. Alcuni studi svolti dal Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), comitato scientifico che fornisce consulenza al governo del Regno Unito in materia di vaccinazioni e immunizzazione, suggeriscono che 4CMenB potrebbe essere effettivo tra il 32.7% e il 42%.
Nonostante il vaccino non fornirà una protezione totale, come detto, sarà necessario a coloro che ne hanno altamente bisogno e contrasterà l’aumento dei livelli della malattia. È importante inoltre sottolineare il ruolo fondamentale della promozione e della prevenzione, spesso infatti, è presente una mancanza di consapevolezza dei rischi.