Se Bruno Ganz diventa Terzani

Tiziano Terzani è stato un grande personaggio, più che per ciò che ha fatto, per come si è sviluppata la sua vita: dall?infanzia vissuta in condizioni molto modeste, agli studi brillanti, alla carriera di inviato di guerra e di grande conoscitore della realtà asiatica, fino alla trasformazione – complice la malattia – in asceta e pensatore. «Ora non porto più maschere. Non sono più niente e quindi posso essere davvero tutto»: questa frase pronunciata dal personaggio di Terzani nel film del regista tedesco Jo Baier ispirato al suo ultimo libro La fine è il mio inizio riassume perfettamente lo spirito del giornalista scomparso nel 2004, ad appena 66 anni , nel suo «piccolo Tibet» appenninico di Orsigna. Terzani oggi è anche un?icona: la sua immagine di «grande vecchio» bianco vestito dalla barba candida è molto popolare. Il film permetterà ai «non-terzaniani» di farsi perlomeno un?idea della biografia e del pensiero del giornalista toscano, mentre per i «terzaniani» di ferro le sorprese sono davvero poche, se si eccettua l?emozione di vedere il loro caro amico rivivere in una dimensione totalmente quotidiana, spesso intima, all?interno della cerchia famigliare composta dalla moglie Angela (Erika Pluhar), dal figlio Fosco (Elio Germano) e dalla figlia Saskia (Andrea Osvárt). Un?emozione dovuta in primo luogo alla intensa interpretazione di Bruno Ganz che, come già ne La Caduta con l?ultimo Hitler, quando veste i panni di una figura dal volto noto si rivela maestro nel rimanere se stesso riuscendo nel contempo a trasformarsi completamente nell?altro. Tanto che alla fine attore e personaggio si sovrappongono perfettamente.