Settimane musicali in versione ridotta? Macché, saranno una vera chicca

Ci pensavano da tempo all’edizione del 75.esimo Tanto che a gennaio era praticamente tutto pronto. «Poi boom, la bomba pandemia. E l’iniziale convinzione che non avremmo più potuto fare nulla». Invece, con il passare dei giorni e l’evoluzione delle disposizioni federali, nuovi spiragli si sono aperti, permettendo alle Settimane musicali di Ascona – in un anno particolare della loro storia – di trovare la via per far comunque sentire la propria voce. «Si potrebbe pensare a un’edizione ridotta – commenta il presidente Francesco Ressiga-Vacchini – invece dalle difficoltà è scaturita una vera chicca: un cartellone nel quale figurano artisti e opere che difficilmente si ha l’occasione di sentire in concerto». Un appuntamento da non perdere, insomma, in programma fra venerdì e domenica prossimi, dal 18 al 20 settembre.
Da problemi a opportunità
Ad aver saputo trasformare i problemi in opportunità è stato «l’altro Francesco» delle Settimane, il direttore artistico Piemontesi, pianista di fama internazionale. «È grazie a lui, alle sue conoscenze e amicizie – aggiunge il presidente – che è stato possibile concretizzare l’idea di un evento all’insegna della musica da camera con protagonisti di altissimo livello. Lui compreso». Se, dunque, Piemontesi si è mosso a quote siderali, ad occuparsi delle questioni pratiche è stato lo stesso Ressiga-Vacchini. Un impegno doppio, soprattutto dal punto di vista burocratico-amministrativo, sia a causa dell’annullamento del programma originario sia per l’allestimento di quello sostitutivo. Il risultato è però stato quasi sorprendente nella sua qualità, nonostante l’incertezza iniziale. «Dopo i primi allentamenti – racconta ancora il presidente – le associazioni svizzere di categoria hanno allestito un concetto di protezione sanitaria che è poi stato approvato dalle autorità federali». Un piano che ha reso attuabile l’organizzazione dei concerti, «escludendo però, ad esempio, la possibilità di invitare grandi orchestre per manifestazioni come la nostra, che non hanno ampie sale a disposizione». Impossibile, per intenderci, ospitare un complesso sinfonico sul palco della chiesa di San Francesco. «Senza contare – prosegue Ressiga-Vacchini – le disposizioni per il pubblico». Visto il carattere «intimo» del programma, l’edizione del 75° si svolgerà nella chiesa del Papio, la cui capienza di spettatori è passata dai quasi 400 abituali agli attuali 180, per adeguarsi alle misure anti COVID-19. Ciò nonostante si è, come detto, riusciti a trasformare le difficoltà in opportunità. «E questo anche grazie alla disponibilità del Cantone e del Comune di Ascona, che hanno mantenuto il loro appoggio economico, mentre i concerti con Ton Koopman sono sostenuti dalla Fondazione Freunde der alten Musik. Dal punto di vista finanziario, insomma, per quest’anno ce la caveremo».
Il sostegno degli Amici
A sostegno della manifestazione si è mobilitata anche l’Associazione degli Amici delle Settimane musicali, che propone proprio oggi alle 17, al Teatro di Locarno, in collaborazione con il Gruppo genitori locarnese, un concerto interattivo (con entrata libera) dedicato ai bambini. Il 29 e 30 agosto vi era invece stato un «aperitivo» con il grande pianista Jean-Philippe Collard, grazie alla collaborazione del Municipio di Ascona.
Se, dunque, il bilancio finanziario del 75° non suscita particolari preoccupazioni, il discorso è diverso per quella che agli organizzatori piace immaginare come l’edizione del 75 + 1. «La mattina del 21 settembre – prosegue il presidente delle Settimane – ci siederemo a tavolino per guardare al futuro, ma l’orizzonte è decisamente oscurato da mille incertezze. Da quella sanitaria, prima di tutto. Chi ci dice come saranno le cose nel 2021? Ovviamente noi cerchiamo di essere ottimisti e l’obiettivo sarebbe quello di mettere in piedi un programma eccezionale, come quello che era stato inizialmente ideato per il 75°. Poi, però chissà... Stesso discorso per il versante finanziario – conclude il nostro interlocutore –. Difficile sapere oggi se tutti i nostri sostenitori saranno ancora disposti a darci una mano (o potranno farlo). Senza contare che, in caso di ripresa, si aprirà anche una vera caccia alle sponsorizzazioni, considerata l’inevitabile crisi economica». Le incognite, insomma, non si contano. Ma le Settimane, per loro fortuna, oltre che sulla buona musica, possono contare anche su una buona dose di passione e di idealismo.
Quel Quartetto scritto in prigionia
Si sente raramente dal vivo e ha una storia particolare l’opera «Quatuor pour la fin du temps» di Olivier Messiaen, in programma domenica alle Settimane musicali (www.settimane-musicali.ch). Il compositore, francese catturato dai tedeschi durante la guerra, la scrisse (e vi fu eseguita) in un campo di prigionia il cui comandante era appassionato di musica. La singolare formazione (violino, clarinetto e violoncello) fu scelta in base ai musicisti presenti nello Stalag. A Messiaen fu poi procurato anche un piano.