«Siamo stati i messaggeri del jazz in Ticino»

LUGANO - C’è un solido e storico legame tra la Scuola di Musica Moderna (SMuM) e Estival Jazz. Ed è un legame che risale proprio al primo concerto in assoluto della rassegna, svoltosi martedì 3 luglio 1979, attorno alle 21.30 al Padiglione Conza, dopo che la pioggia aveva costretto gli organizzatori ad abbandonare piazza della Riforma. Ebbene, su quel palco allestito in tutta fretta salì – secondo un’annotazione del CdT – «un trio formato da tre studenti della scuola jazz di Berna: il batterista Guido Parini, il bassista Walter Schmocker e il chitarrista George Meuwly» che propose «un jazz diretto e senza problemi, gioioso e semplice sulla linea di un gusto sicuro e di ottima musicalità». E furono proprio due di quei tre studenti (Parini e Meuwly) quindici anni più tardi a fondare la Scuola di Musica Moderna che, stasera, ad oltre otto lustri da quell’evento, festeggerà i suoi primi 25 anni di vita con un’esibizione della sua Big Band. Concerto al termine del quale la scuola sarà insignita dell’ambito Premio alla Carriera patrocinato dal nostro giornale e che verrà ritirato dai due ormai ex ragazzi di allora che della SMuM sono ancora oggi le colonne portanti. E che abbiamo incontrato.
Giorgio Meuwly e Guido Parini: quando in quel luglio del 1979 saliste sul palco del primo Estival vi immaginavate la svolta che avrebbe preso la vostra carriera, soprattutto a livello accademico?
PARINI «Proprio no: eravamo appena diplomati e pensavamo di avviare un’attività professionale impostata più sui concerti che sull’insegnamento e infatti ci davamo molto da fare in quel senso».
Però poi è arrivata la scuola. A chi venne l’idea?
MEUWLY «Visto che di soli concerti non si viveva, ciascuno di noi aveva degli allievi. E parlando della cosa io, Guido e Duca (Marrer, il terzo fondatore della SMuM scomparso nel 2009, n.d.r.) arrivammo alla conclusione che se avessimo unito le nostre forze, facendo interagire tra loro i nostri studenti, avremmo potuto avere dei risultati migliori. Perché il jazz è anche e soprattutto suonare assieme».
A quel punto a darvi una mano intervenne Franco Ambrosetti, che vi diede anche un consiglio apparentemente strano.
PARINI «Ci disse: non chiamatela “scuola di jazz ma scuola di musica moderna: il jazz è ancora visto da molti come una musica complicata, cervellotica. Rischiate dunque di non avere alcun allievo”. E aveva ragione. Oggi fortunatamente le cose sono cambiate e più o meno tutti riconoscono che il jazz è una delle scuole migliori per diventare un musicista professionista in grado di suonare in orchestre o in band in qualsiasi contesto: anche pop e rock. Tanto che tutti i musicisti di caratura internazionale escono da scuole jazz. Allora però era diverso e l’etichetta Scuola di musica moderna ci ha giovato».
Che difficoltà incontraste nell’apertura della SMuM?
MEUWLY «Non molte: ci sono stati momenti complessi ma sono quelli che incontra chiunque inizi un’attività. Per il resto tutto è andato bene, grossi errori non ne abbiamo fatti – altrimenti dubito che saremmo ancora qui dopo 25 anni. Poi, è vero, abbiamo avuto un po’ di fortuna ma non dimentichiamo che, contrariamente a ciò che si crede, la fortuna non è del tutto cieca: devi andarla e cercare. E noi l’abbiamo cercata, giorno dopo giorno, lavorando intensamente, ampliandoci con la sede di Losone (nel 1996) e poi con il corso pre-college agli inizi del millennio».
Parliamo proprio del corso pre-college, uno dei fiori all’occhiello della SMuM.
PARINI «È un’idea nata dalla considerazione che avevamo molti studenti desiderosi di proseguire la loro formazione, ma che necessitavano di una preparazione specifica che consentisse loro di arrivare preparati ai severi esami d’ammissione delle Haute école de musique. Così ci siamo messi al lavoro per elaborarlo. E ci siamo riusciti, tanto che questa nuova creatura è stata quasi subito riconosciuta dalle tutte le istituzioni preposte. Oggi assieme all’analogo corso del Conservatorio (sul fronte classico) è l’unico in Ticino riconosciuto a livello cantonale e che, tra l’altro, consente a chi lo frequenta di entrare nel “Programma talenti” del DECS che permette ai ragazzi di meglio conciliare gli impegni scolastici con quelli musicali».
Poi è arrivata anche la Big Band.
MEUWLY «Anche in questo caso è un’idea venuta a me e a Guido nel 2005. Ossia creare un ensemble in cui potessero suonare assieme insegnanti e studenti. La Big Band è nata così ed oggi è la nostra fuoriserie che teniamo con cura in garage e tiriamo fuori per le occasioni importanti».
Guardiamo ora al futuro della SMuM e del jazz in generale.
PARINI «Per quanto riguarda la scuola il nostro obiettivo è restare dinamici dal punto di vista didattico migliorando e rinnovando i programmi e il corpo insegnanti. Magari attraverso l’inserimento di ex allievi che, dopo aver iniziato a pensare ad una carriera professionale all’interno della SMuM, riescano in essa trovare anche uno sbocco lavorativo».
MEUWLY «Parlando del futuro del jazz sono ottimista, come quando con Guido e Duca iniziammo questa avventura in cui ci vedevamo come dei “jazz messengers” nel nostro Cantone. Ormai infatti il jazz fa parte della grande tradizione e finché saprà conservare le sue peculiarità – ossia combinare la capacità di leggere ed interpretare con rigore l’armonia ed il ritmo con quella capacità di improvvisare che è il suo tratto distintivo – non morirà mai. Cambierà, certo, si evolverà ma sempre conservando un ruolo centrale all’interno della contemporaneità».

