Siamo tutti figli del Bauhaus

I 90 anni del rivoluzionario movimento artistico
Matteo Airaghi
Matteo Airaghi
04.03.2009 15:56

Agli inizi del 1919 Walter Gropius a Weimar diede l?avvio a un movimento artistico che, proclamando l?unità di artista e artigiano e l?armonica fusione tra arte e tecnica, era destinato a divenire il più importante dopo il Rinascimento e a rivoluzionare pittura, scultura e architettura; nella scuola da lui fondata i maggiori artisti del tempo (fra cui Klee e Kandinskij) insegnavano ad affrancare l?uomo dalla schiavitù della macchina e a restituire al prodotto di massa ?scopo, senso e vita?; chiusa da Göring nel ?33 e bollata di ?arte degenerata?, continuò tuttavia a influenzare l?arte e specialmente l?architettura, che da allora fece suoi i principi di essenzialità e praticità.Quando Walter Gropius, assumendo agli inizi del 1919 a Weimar la direzione dell?istituto nato dalla fusione fra l?Accademia d?Arte e la Scuola d?Artigianato artistico, lo battezzava ?Bauhaus? (in omaggio alla ?Bauhütte?, la corporazione edile medievale), probabilmente non immaginava che stava per dare vita al più importante movimento nella storia dell?architettura, delle arti maggiori e applicate dell?era post-rinascimentale. Anche se, illustrandone gli scopi in un manifesto, scriveva: ?Tutti noi architetti, scultori, pittori, dobbiamo rivolgerci al mestiere. L?arte non è una professione, non v?è alcuna differenza essenziale fra l?artista e l?artigiano (...). Formiamo una sola comunità di artefici senza la distinzione di classe (?)?.