Cinema

Silvio Soldini: «Con le donne dei miei film racconto storie sempre diverse»

Il regista italo-svizzero ci parla di «3/19» il suo nuovo film presentato alle Giornate cinematografiche di Soletta» e dal 27 gennaio nelle sale ticinesi
Il regista Silvio Soldini
Max Armani
19.01.2022 13:13

«Ogni mio film è un viaggio nuovo, un cammino che intraprendo per la prima volta. È importante per me perché come spettatore, dai miei registi preferiti, pretendo che mi trascinino sempre in un’avventura inaspettata. E questo ho voluto fare con 3/19, un film un po’ “giallo” nel quale c’è un’indagine che parte dalla realtà per diventare sempre più intima e personale». Così il regista italo-elvetico Silvio Soldini a proposito di 3/19, film presentato in questi giorni alle Giornate di Soletta e dal 27 gennaio nelle sale ticinesi.

3/19 è un film che ruota attorno a Camilla, interpretata da Kasia Smutniak. Chi è questo suo nuovo personaggio femminile?
«Camilla è una lottatrice, un “soldato” come si definisce lei stessa, che ha scelto una professione difficile, totalizzante: è un avvocato d’affari e si muove con abilità e accanimento in un mondo per lo più maschile dove al vertice della piramide la presenza delle donne si assottiglia, perché i ritmi sono incalzanti, le richieste dei clienti continue e ineludibili, e i colleghi sempre in agguato in una competizione implacabile. Ma Camilla ha le capacità e la determinazione per riuscire nella scalata e lei lo sa. È un lavoro ben pagato, che la diverte e, quando la incontriamo, non conosce che quel modo di vivere, senza pause e distrazioni».

Kasia Smutniak, premiata lo scorso agosto al Locarno Film Festival è la protagonista del film di Soldini
Kasia Smutniak, premiata lo scorso agosto al Locarno Film Festival è la protagonista del film di Soldini

Nella sua ormai vasta galleria di protagoniste, che posto occupa Camilla?
«Attraverso i personaggi femminili racconto delle storie che non potrei affrontare altrimenti, e sono tutte donne diverse e speciali. Camilla non ha niente in comune con Rosalba di Pane e Tulipani, o con Emma, la donna cieca interpretata da Valeria Golino nel Colore nascosto delle cose. Camilla vive a Milano in un edificio moderno, in un appartamento in alto, e lavora in un ufficio dal quale si vedono solo i tetti della città e a malapena s’intuiscono delle strade che lei non percorre mai perché con i suoi tempi si sposta solo in tassì. È una persona molto diversa da me e mi piaceva che il caso, o forse il destino si scontrasse con lei creando una frattura fatale nel suo modo di vivere».

Il caso, è uno dei suoi temi ricorrenti, o forse è il destino?
«Non saprei dove finisce il destino e comincia il caso. Quello di cui sono abbastanza certo è che il caso ci offre delle opportunità che sta a noi cogliere. Ma credo che esista anche un destino, ed è quello che una sera porta Camilla ad andare a sbattere contro un motorino ed un ragazzo che arriva dall’altra parte del mondo, e che forse vorrebbe essere chissà dove, invece si trova proprio lì in quel momento. Sarà il Fato? Tuttavia mi piace pensare che esista un “dialogo” tra noi e il caso, o un determinato destino, e così ho voluto fare incontrare Camilla, una che quasi non tocca terra e vive in un mondo rarefatto dove il denaro non si ferma mai e scandisce il tempo, con un ragazzo che fa parte degli ultimi della terra, che lotta per sopravvivere e che in quello scontro, muore».

Il ragazzo si capisce che è un immigrato, ma non è di immigrazione che parla il film.
«L’immigrazione ormai fa parte delle nostre città come di questo film, o della Milano che vivo e che conosco, fatta di grattacieli, di nuovi centri rivolti al futuro scintillanti di vetri, ma che ha anche una seconda anima a livello strada, nei seminterrati, dove c’è la Milano dell’accoglienza e del volontariato. È l’unica città in Italia dove potevo creare il mondo in cui fare avvenire questa storia. E anche se questo ragazzo sconosciuto in fondo ne rappresenta tanti altri e rimane nascosto sotto quel 3/19, la sigla con la quale lo registra l’obitorio, è il tema dell’identità che traversa il film, quell’identità che finisce per ossessionare la mia protagonista».

Il film

Il regista tra i due protagonisti: Francesco Colella e Kasia Smutniak
Il regista tra i due protagonisti: Francesco Colella e Kasia Smutniak

Undicesimo lungometraggio di Silvio Soldini scritto insieme a Doriana Leondeff e Stefano Lantieri, 3/19 coprodotto dalla RSI, Radiotelevisione Svizzera, racconta un incidente e l’impatto che ha sulla vita di una avvocatessa quarantenne, Camilla Corti (Kasia Smutniak), fascinosa, ricca, divorziata, con una figlia grande che la detesta e una brillante carriera nel difficile mondo della finanza. Una notte, in una Milano che sembra New York, in una strada fradicia di pioggia, Camilla, tornando a piedi da una cena di lavoro, gli occhi incollati al cellulare, viene buttata a terra da due ragazzi in vespa, uno fugge, l’altro muore. Di chi è la colpa dell’incidente? Da dove viene quel ragazzo rimasto sull’asfalto che in tasca ha un documento falso e una poesia scritta in arabo? Camilla non si dà pace e aiutata da Bruno (Francesco Colella) il direttore dell’obitorio, indaga sullo sconosciuto. Una ricerca che la porta a scavare anche nel proprio passato che credeva di aver sepolto per sempre assieme a segreti ed emozioni.