Sperduto in mezzo al mare con una tigre

Il regista Ang Lee adatta in 3D il bestseller di Yann Martel
Fabrizio Coli
24.12.2012 08:20

Il film di Ang Lee è straboccante di riferimenti alle religioni, tanto più che Pi, fin da bambino, da tutto ciò è così attratto da abbracciare contemporaneamente oltre all?induismo anche il cristianesimo e l?Islam. Figlio del proprietario di uno zoo, a Pondicherry  in India Pi ha un rapporto preferenziale con tutte le creature che abitano il globo. Un rapporto che diverrà estremo nel tempo. Quando i suoi genitori decidono di trasferirsi in Canada, tutta la famiglia si imbarca infatti, con animali al seguito, su un cargo giapponese.Una tempesta li coglie nell?oceano e Pi è l?unico a sopravvivere, su una scialuppa alla deriva. Scialuppa che deve dividere inizialmente con una zebra ferita, una iena famelica, un orango e soprattutto con Richard Parker, questo il nome della maestosa e temibile tigre del Bengala. Rimarranno loro due – e questa è la parte centrale del film – a cercare di cavarsela fra i pericoli delle onde, a cercare di stabilire un rapporto, difficile, per non morire di fame o, nel caso di PI, non essere mangiati.Approderanno su un?isola sperduta, e altrettanto insidiosa, per finire sulle coste del Messico, dove fra i due avviene la separazione e Pi viene salvato. O almeno questa è una delle storie che Pi adulto racconta. Perché ce n?è anche un?altra fra cui si può scegliere, quella dove gli animali sono solo allegorie per ben specifici esseri umani, e gli accadimenti molto più prosaici che fiabeschi.