Teatro

Una pièce tutta femminile ma per nulla femminista

Lunedì e martedì al LAC di Lugano andrà in scena, per la regia di Michela Cescon, «L’Attesa» – Il testo, ambientato nel Settecento, racconta la storia di due donne che devono nascondere la propria gravidanza – Le attrici Anna Foglietta e Paola Minaccioni illustrano i temi portanti dell'opera sempre attuale di Remo Binosi
Al riparo dagli sguardi della società, Cornelia e Rosa possono finalmente essere fedeli a loro stesse. © Fabio Lovino
Mattia Darni
24.04.2022 15:51

Per mettere in scena L’Attesa di Remo Binosi, la regista Michela Cescon ha deciso di puntare su due attrici versatili e conosciute dal grande pubblico: Anna Foglietta e Paola Minaccioni. La pièce, che sarà rappresentata lunedì e martedì alle 20.30 nella Sala Teatro del LAC di Lugano, è ambientata nel Veneto del ’700 e ha quali protagoniste due figure femminili: la nobile Cornelia (interpretata da Foglietta) e la sua serva Rosa (impersonata da Minaccioni). «Si tratta della storia di due donne che, per nascondere la loro gravidanza, si trovano a vivere assieme da recluse», spiega Paola Minaccioni. «Durante questo periodo, le due si confrontano su grandi temi quali la maternità, la vita, la morte, l’amicizia e le differenze sociali».

Due donne forti
Nonostante le differenze, le protagoniste hanno entrambe una personalità forte e brillante. «Cornelia è una figura inquieta che fatica a trovare il suo posto nel mondo dato che quest’ultimo le è stato imposto dal casato: si sente perciò schiava della sua condizione e sogna di liberarsene. In questo si avvicina al personaggio della serva che pure è insoddisfatta della propria vita. Da ciò si deduce che ad accomunare gli esseri umani è il malcontento», racconta Anna Foglietta. «L’aspetto caratteriale che sento di condividere con il mio personaggio è il continuo arrovellarsi sul senso profondo dell’esistenza».

«Rosa, invece, è una figura che tocca gli estremi: parte come un personaggio leggero, direi goldoniano, per poi diventare una belva feroce, una maschera da tragedia greca. È una persona con un enorme coraggio e molto generosa», dice Minaccioni. «Per quanto mi riguarda, direi che l’aspetto che condivido con il mio personaggio è la volontà di vivere appieno il presente e di cogliere l’attimo».

Un approccio inclusivo permetterebbe alle persone di risolvere i problemi in maniera più semplice
Anna Foglietta

Costrette a trascorrere diversi mesi assieme, inoltre, le protagoniste scoprono di essere più simili di quanto credessero. «Al riparo dallo sguardo e dal giudizio della società civile, in effetti, le due possono permettersi il lusso di essere fedeli a loro stesse. Ciò fa nascere un’amicizia sincera», spiega Foglietta.

Una pièce attuale
Nonostante l’ambientazione nel '700, lo spettacolo affronta temi di stretta attualità, come la questione femminile. «Le persone che assistono alla rappresentazione rimangono impressionate dalla modernità delle questioni trattate», confida Foglietta. «Probabilmente la grandezza del testo di Binosi risiede proprio nella sua capacità di essere universale in quanto mostra come la condizione di due donne del passato si riproponga ancora, anche se in forme diverse, ai giorni nostri. Ci tengo però a sottolineare che L’Attesa non è uno spettacolo femminista, bensì è una rappresentazione che tocca dei temi legati al femminile. Per quanto riguarda la condizione della donna, quello che si osserva è che, a volte, essa potrebbe precludere alcuni privilegi o, più banalmente, certe semplificazioni del vivere. In questo senso Cornelia più di Rosa vive probabilmente una simile condizione come una mannaia che le pende sul capo visto che possiede gli strumenti culturali e intellettivi che le permettono di farsi un’idea del suo posto nel mondo».

Cogliere l'attimo e vivere il presente sono le attitudini che condivido con il personaggio di Rosa
Paola Minaccioni

I temi che solleva la pièce, del resto, hanno incontrato il favore del pubblico maschile che si è sentito direttamente chiamato in causa. «Per risolvere determinati problemi penso che, a volte, la strada più semplice sia di chiedere direttamente agli uomini la loro opinione. Bisognerebbe smettere di ragionare per compartimenti stagni e adottare un approccio inclusivo», conclude Foglietta.

Lo spettacolo, insomma, più che dare delle risposte, propone delle domande sulle quali è importanti chinarsi: il compito dell’arte, del resto, è proprio far riflettere le persone.