Amadeus fra Mike Bongiorno e Pippo Baudo: i grandi addii alla Rai
La Rai, e soprattutto il Festival di Sanremo, lasciati da Amadeus sono diventati in Italia un caso nazionale. Tutti ne parlano, a partire dai politici che a prescindere da destra e sinistra ormai considerano Amadeus un rappresentante della sinistra. Come se il presentatore veronese se ne fosse andato per una questione ideologica e non per un misto di soldi, libertà e possibilità di sperimentare senza dovere per forza produrre ascolti mostruosi. Tutte cose che Discovery, cioè il Nove, nono canale del telecomando degli italiani, gli ha garantito. Adesso la domanda: al Nove sarà un successo o un fallimento?
Mike
Fra i presentatori famosi che hanno lasciato la Rai il caso di successo più grande di tutti è quello che riguarda Mike Bongiorno, in pratica l’uomo che ha creato la Rai con Lascia o raddoppia?, Rischiatutto e tutto il resto. Nel 1979 iniziò a collaborare con Silvio Berlusconi, a Telemilano (l’antenata di Canale 5), poi nel 1982 il passaggio definitivo alla Fininvest con trasmissioni che non occorre essere troppo vecchi per ricordare: Superflash, Pentatlon, Telemike, La ruota della fortuna. Nel 1982 Bongiorno aveva 58 anni, 4 meno dell’Amadeus di oggi, e molti giudicarono la sua scelta una pazzia. Invece fu la sua fortuna, prima di tutto finanziaria: con Berlusconi avrebbe guadagnato dieci volte tanto rispetto a quanto prendeva in Rai, di cui pure era l’uomo di punta. Va anche detto che essendosi formato negli Stati Uniti la sua cultura era naturalmente affine a quella della tivù commerciale e così dopo avere portato la televisione, intesa proprio come apparecchio, nelle case degli italiani, quasi trent’anni dopo portò anche le telepromozioni. Una significativa analogia con Amadeus è quella dell’essere identificato anche con il Festival di Sanremo: Bongiorno lo condusse per la bellezza di 11 volte, di cui 5 consecutive e in certi anni, alla metà dei Sessanta, sembrava che la manifestazione non potesse esistere senza di lui. Come Mike Bongiorno c’è solo Mike Bongiorno, ma esistono anche altri casi di successo di personaggi storici della Rai che abbiano tratto beneficio dall’emigrare, tutti verso Mediaset: Corrado, Maurizio Costanzo, Emilio Fede, Gianni Boncompagni, Raimondo Vianello, Lorella Cuccarini.
Pippo
Al polo opposto il più clamoroso caso di insuccesso di un conduttore storico Rai passato alla concorrenza è quello di Pippo Baudo. Che nel 1987, all’apice del suo successo, dopo un Sanremo che stabilì record ancora imbattuti, firmò uno strepitoso contratto con la Fininvest, quasi in contemporanea con Raffaella Carrà. Per le tre reti berlusconiane due grandi colpi di immagine, che procurarono qualche mal di pancia a Mike Bongiorno (Baudo fu nominato anche direttore artistico di Canale 5), ma che in termini di ascolti furono insuccessi. E per Baudo anche qualcosa di peggio, perché fu costretto a pagare una penale enorme e a cedere alcuni immobili, fra cui quello dove qualche anno più tardi sarebbero state registrate le puntate di Non è la Rai. Con la testa cosparsa di cenere, ma nemmeno tanto, e l’aiuto della Democrazia Cristiana allora dominante in Italia, Baudo rientrò in Rai e tornò al grande successo: su tutto i 5 Festival di Sanremo consecutivi (ancora 5 consecutivi, ci sono riusciti soltanto lui, Mike Bongiorno e Amadeus…) dal 1992 al 1996, sui suoi 13 totali, che portarono la manifestazione al gigantismo che dura ancora oggi, con le cinque serate e la fine a notte inoltrata. Cosa non funzionò fra Baudo e la Fininvest? Nessuno lo ha mai capito, certo per lui la Rai non era un’azienda che lo sottopagava ma la sua ragione stessa di vita, un punto d’arrivo per chi arrivava dalla provincia e in particolare dal Sud. Baudo è rimasto l’archetipo dell’insuccesso a cui è condannato chi lascia la Rai, come appunto la Carrà, Milly Carlucci, Mara Venier, Heather Parisi, soltanto per citare i grossi nomi.
Il caso Bonolis
Detto che Discovery, per ascolti e presenza nell’immaginario degli italiani, non è nemmeno paragonabile alla Fininvest-Mediaset dagli anni Ottanta in poi, è curioso che sia il pubblico ad assegnare una targa, anche a personaggi che hanno più o meno la stessa storia. Paolo Bonolis ha fatto avanti e indietro più volte fra Rai e Mediaset, conducendo sia Sanremo sia i principali show di Canale 5, ma per tutti (sarà che molti giornalisti sono cresciuti guardando Bim bum Bam nel pomeriggio di Italia 1) Bonolis uguale Mediaset anche se in realtà ha esordito alla Rai. E anche se dovesse per l’ennesima volta tornare in Rai magari per colmare il presunto vuoto lasciato da Amadeus. Quanto ad Amadeus, che televisivamente è nato a Italia 1 alla fine degli anni Ottanta con DeeJay Television e che a Mediaset è diventato una stella grazie soprattutto al Festivalbar, è visto dai più come un personaggio RAI quasi istituzionale e infatti è stato chiamato a condurre quasi tutto, trasmissione di Capodanno compresa. Per questo gli andirivieni di Bonolis non sono mai stati un problema mentre l’ultima decisione di Amadeus lo è stato e lo sarà. Anche per lui, se sarà punito dagli ascolti e da una ridotta importanza. Perché scegliere il cast di Sanremo dà un potere enorme, che vale più del 50% di share. E presentarlo dà una gloria meno effimera di quella televisiva solita.
Festivalbar
Cosa farà quindi Amadeus sul Nove? Il sogno è ovviamente quello di rimettere la mani su Sanremo fra due anni visto che l’edizione 2025 sarà l’ultima del contratto fra il Comune di Sanremo e la RAI. Ma al momento è fantatelevisione. Più concreti i progetti di nuove trasmissioni musicali, potendo osare visto che l’obbiettivo è il 10% e non più il 60. Magari recuperando vecchi marchi, a partire proprio dal Festivalbar, ma comunque con idee nuove e fidelizzando il pubblico con qualche idea diversa da quelle da ‘bravo presentatore’. Tutti lo aspettano al varco, perché un bravo presentatore non è per forza un bravo autore e le gag agghiaccianti dell’ultimo Sanremo, su tutte il Ballo del qua qua con John Travolta, lo dimostrano. Certo sarebbe una sorpresa vedere Amadeus ingabbiato nella televisione dei format e dei giochini, che per molti più soldi avrebbe potuto fare tornando da re a Mediaset. Così come sarebbe una sorpresa veder partire dalla RAI anche l’amico Fiorello, legatissimo ad Amadeus ma con un rapporto personale di antica data (nato quando lei faceva la baby-sitter a sua figlia) con Giorgia Meloni.