Il ricordo

Il potere di Maurizio Costanzo

La scomparsa del grande giornalista è anche quella di un uomo spesso protagonista dei fatti che raccontava e consigliere dei personaggi che intervistava
Stefano Olivari
24.02.2023 17:15

Si può essere giornalisti e al tempo stesso uomini di potere: Maurizio Costanzo ne è stato la prova, avendo attraversato da protagonista, travestito da intervistatore, tante stagioni della politica italiana. Suggeritore della sinistra ma ascoltato anche da Berlusconi, dal Teatro Parioli di Roma creatore di migliaia di carriere in ogni settore, Costanzo è stato seguito dal grande pubblico e molto temuto da quelli che contano. Mafia compresa, viste le bombe a lui destinate nel 1993. Ma al di là di un elenco di trasmissioni e di ospiti per cui basterebbe Chat GPT, chi è stato davvero Maurizio Costanzo?

Bontà loro

La definizione di giornalista è riduttiva, perché fin dall’inizio della sua carriera ha ambito a fare altro. Dove ‘altro’ si potrebbe anche leggere ‘tutto’. Cronista per Paese Sera, quotidiano romano del pomeriggio, e poi redattore di Grazia, Costanzo già a metà anni Sessanta affianca il giornalismo scritto all’attività di autore radiofonico (chiamato alla RAI da Luciano Rispoli), televisivo, musicale (suo il testo di Se telefonando, portata al successo da Mina) e teatrale, oltre che di dirigente nei medesimi ambiti. Autore di innumerevoli e dimenticabili libri, la svolta avviene nel 1976 sulla allora Rete 1 con Bontà loro, che non è il primo talk show della televisione italiana ma di sicuro quello che poi tutti hanno fino ai giorni nostri tentato di riproporre, spesso con esiti ridicoli, da Letterman dei poveri. A Bontà loro tre ospiti, prima alternando famosi a gente comune e poi soltanto famosi, seduti in poltrona e Costanzo su uno sgabello a fare domande anche molto personali, alternando temi alti a temi bassi. Insomma, l’embrione ciò che dal 1982 farà su scala industriale, con molti più ospiti (e soprattutto con il pubblico) al Maurizio Costanzo Show. Per Costanzo il talk show non è soltanto l’intervista, ma anche la costruzione di un sistema di relazioni con al centro un personaggio ben preciso: lui stesso. Questo non impedisce poi allo Sgarbi della situazione (il critico d’arte fu lanciato dal clamoroso litigio con una poetessa) di volare con le proprie ali. 

Bulimia

Più volte Costanzo ha asserito di non essere attaccato al denaro, ma la sua vita dice altro, considerando anche che l’ha conclusa lavorando sia per la RAI sia per Mediaset, caso quasi unico così come quello di essere al tempo stesso personaggio televisivo e critico televisivo. Non a caso l’elenco delle collaborazioni di Costanzo è sterminato, con quelle giornalistiche funzionali a contratti di altro tipo, generiche consulenze per grandi aziende (famosi i 7 milioni di euro presi dalla Telecom) ma anche per politici: spin doctor di Irene Pivetti, ex presidente della Camera, e di Francesco Rutelli, ma consigliere di quasi tutti. Sull’impero di Costanzo non tramonta mai il sole, tipo Carlo V, e spesso la situazione gli sfugge di mano fra direzioni di festival semisconosciuti, rubriche su giornali localissimi, comparsate a megaconvention aziendali e sagre paesane, docenze in università famose ed in altre improbabili, sceneggiature di tanti film con un range che va da Una giornata particolare, con la Loren e Mastroianni, a Troppo belli, con Costantino Vitagliano e Daniele Interrante. Questa bulimia, giustificata più dal bisogno di relazioni che da quello di denaro, negli ultimi anni aveva trovato sfogo anche nella squadra del cuore, la Roma. Per un anno ne è stato anche responsabile delle strategie di comunicazione e da sempre è consigliere personale di Francesco Totti: tutta di Costanzo l’idea di cavalcare in maniera autoironica le battute sull’ignoranza del campione. Finita la consulenza giallorossa Costanzo è poi diventato per il Corriere dello Sport opinionista sulla Roma.

L'occhio della P2

Per chi è affamato di relazioni la massoneria è una scorciatoia troppo invitante e non a caso Costanzo l’ha presa. Nel 1981 la scoperta della sua affiliazione alla loggia P2, dagli elenchi ritrovati nella villa di Licio Gelli, con il Venerabile Maestro che nel frattempo era scappato in Svizzera. All’inizio Costanzo negò, poi ammise tutto in una famosa intervista a Giampaolo Pansa («Sono stato un cretino»). Un infortunio, al di là del giudizio storico sulla P2, che per qualche mese interruppe la sua carriera televisiva, ripresa prima su piccole televisioni e poi nel 1982 con il Maurizio Costanzo Show, su una Rete 4 della Mondadori, non ancora di Berlusconi, Nel frattempo si era dimesso dalla direzione dell’Occhio, il primo ed unico tentativo italiano di replicare il successo dei tabloid inglesi. Un tentativo portato avanti dalla Rizzoli di Angelo Rizzoli (il nipote dell’omonimo fondatore) e Bruno Tassan Din, anche loro iscritti alla P2 come del resto il suo futuro editore Silvio Berlusconi. Un tentativo molto interessante ma che durò soltanto un paio d’anni, un’operazione editoriale che in Costanzo aveva trovato il direttore giusto: capace di unire basso e alto, il racconto popolare ed il retroscena politico, il taglio del magazine e quello del quotidiano. Tutte cose che si sarebbero viste ogni sera su Rete 4 e poi su Canale 5, con ben altro impatto.

De Filippi

Il potere di Costanzo all’interno del mondo Mediaset è diventato quasi totale, tolte alcune nicchie, grazie anche alla moglie Maria De Filippi: la loro casa di produzione, la Fascino, di fatto crea buona parte del palinsesto dell’azienda e modella il gusto dei telespettatori molto più di chiunque altro in Italia. L’immaginario di Uomini e Donne e di Amici è quasi un manifesto politico, più forte di qualsiasi riscontro elettorale, e non a caso la De Filippi è omaggiata, o comunque rispettata, da una critica che in altri casi avrebbe parlato di trash o giudicato con sufficienza le sue trasmissioni. Proprio a lei, fra le più riuscite creature professionali di Costanzo, toccherà portarne avanti l’eredità mediatica: ma si può dire che già da anni l’allieva aveva superato il maestro.

Falcone e Messina Denaro

Costanzo è sempre stato ritenuto vicino alla sinistra, mai ha nascosto il suo voto, ma non ha mai accettato candidature e non ha mai avuto problemi nel lavorare con Berlusconi, anzi gli ha spesso dato consigli (anche quello di non fare politica, inascoltato). Dal palcoscenico del Parioli ha però per molti anni dettato l’agenda ai partiti di ogni schieramento e fornito titoli ai giornali, che spesso andavano a rimorchio: Costanzo non soltanto aveva le notizie, grazie ai rapporti personali con tutti, ma spesso le creava. Al Costanzo Show sono andati tutti i personaggi con un minimo potere in Italia negli ultimi 40 anni, nelle puntate collettive o negli Uno contro tutti. È un record mondiale, difficilmente battibile, che nella stessa trasmissione (sia pure in tempi diversi) abbiamo partecipato i due più famosi magistrati anti-mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e fra il pubblico il capo della mafia, l’appena arrestato Matteo Messina Denaro. Fra i giornalisti che contano Costanzo è stato l’unico a notare che a Messina Denaro in occasione dell’arresto sono state risparmiate le manette, un segnale di debolezza dello Stato. Certo Costanzo dava il meglio con i personaggi dello spettacolo, grazie alla conoscenza perfetta delle loro biografie ed alla sua capacità di tirare fuori anche ciò che non volevano dire. Era un grande giornalista che avrebbe voluto essere un grande autore, ma grande autore lo è stato in definitiva soltanto di sé stesso. Però è stato un protagonista del suo tempo smentendo il Pirandello di «La vita la si vive o la si scrive». Maurizio Costanzo è riuscito a fare entrambe le cose.

 

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