La domenica del Corriere

La battaglia sulla sanità

Più voci a confronto: Marchesi: «Più soldi nelle tasche dei cittadini» - Carobbio: «Dico no ai tagli lineari» - Aeschlimann: «Investiamo di più nella cultura del movimento» - Pronzini: «Un settore sottomesso al profitto»
Da sinistra gli ospiti: Aeschlimann, Marchesi, Pronzini, De Rosa e Carobbio. ©CdT/Chiara Zocchetti
Gianni Righinetti
05.03.2023 20:03

I temi del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), il suo direttore e altri quattro candidati al Governo. Questi gli ingredienti del dibattito andato in scena a La domenica del Corriere, partendo dal bilancio di Raffaele De Rosa per questa legislatura: «Sono stati quattro anni intensi e impegnativi con la pandemia e la guerra in Ucraina. Nonostante queste difficoltà tanti sono stati i progetti portati avanti. Penso alle politiche di sostegno all’infanzia e alla famiglia e alla nuova pianificazione anziani». Ma per Matteo Pronzini (MPS) di quanto fatto al DSS non c’è nulla da salvare: «Il bilancio è negativo. Le problematiche di fondo si sono ampliate e sono legate al fatto che questo settore è sottomesso alle logiche del profitto. Senza parlare delle condizioni di lavoro di chi è impiegato al fronte. Ma viene tutto da lontano, De Rosa è in carica da soli 4 anni». Più ottimista il liberale radicale Jean-Jacques Aeschlimann: «Non va dipinto tutto di nero, il DSS ha fatto il suo dovere nelle difficoltà, proteggendo anche le persone più vulnerabili. Ma per proteggere taluni, abbiamo messo in pericolo altri. Penso ai giovani che hanno sofferto molto la pandemia». A mente di Marina Carobbio (PS-Verdi) «dovremo fare i conti con una marcata fragilità e il Governo di domani dovrà definire le priorità. Per me si tratta della lotta alla povertà e alla precarietà. Il 30% delle persone in AVS in Ticino vive sulla soglia della povertà». Ed è stato il turno di Piero Marchesi (Lega-UDC): «Sono convinto che la sanità in Ticino è di buona qualità. Certamente ci sono margini di miglioramento, ma il grosso problema sono i costi. Sappiamo che gran parte del problema è nelle mani della Confederazione, ma anche i Cantoni sono attori importanti e nei prossimi anni si dovrà capire che cosa fare con la pianificazione ospedaliera, per cercare di dare risposte che poi si riflettano sui premi di cassa malati. L’organizzazione territoriale merita miglioramenti». E poi c’è la socialità: «Nel 2011 il Ticino spendeva 880 milioni per la socialità, nel 2023 spenderà 1,1 miliardi. C’è margine per essere più efficace».

C’è poi il dossier eterno, i premi di cassa malati e De Rosa che talvolta alza la voce. Ma questo serve? «Durante il processo che porta alla definizione dei premi, siamo presenti a Berna in diversi gremi nei quali diciamo la nostra e formuliamo proposte. Il Ticino usa tutte le leve a sua disposizione. E quando a settembre ho espresso la mia arrabbiatura è perché durante la pandemia le spese erano stati ancora più basse di quelle a lungo termine. Da qui la totale incomprensione dell’aumento». Aeschlimann, non esperto ma cittadino-politico, ha puntato sugli «sprechi», facendo riferimento alle cure palliative «non correttamente utilizzate. Magari il tema è sensibile, ma la realtà è che abbiamo paura di morire, facendo cure fino all’ultimo quando non serve più. Penso poi che dovremmo investire più nella salute e nella cultura del movimento, a partire dalle scuole». Carobbio se ne occupa da anni a Berna: «Il problema è che chi ha bassi salari paga quanto un manager. Si deve agire a Berna e si può agire anche in Ticino. Mi aspettavo che il Governo, invece di fare sgravi fiscali mascherati, riducesse di più i premi. Per questo motivo abbiamo lanciato un’iniziativa popolare». Per Marchesi «la soluzione non è dare più sussidi, ma lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini. Non dico di chiudere ospedali, ma chiediamoci se è giusto che tutti facciano tutto». È seguito un momento di tensione tra Pronzini, che ha lanciato accuse al medico cantonale e al DSS, e De Rosa che ha replicato per le rime.

Nella seconda parte di trasmissione è stata tematizzata la questione delle finanze che interesserà il prossimo quadriennio. Il DSS è intoccabile? «In generale ritengo che non vadano fatti risparmi - ha detto Pronzini -, si tratta di prendere i soldi dove ci sono, dai ricchi». «Ma dove era Pronzini il 15 maggio scorso quando il popolo ha votato per finanze sane andando ad agire soprattutto sulla spesa?» ha chiesto Marchesi. Del tutto contraria Carobbio: «No a tagli lineari alla spesa che colpiranno i cittadini. Non va bene mettere un settore dello Stato contro l’altro». De Rosa, tra le leve sul tavolo, non esclude di fare uso del debito pubblico come dichiarato dettagliatamente al CdT. In conclusione, Aeschlimann ha ammesso che «l’esercizio sarà difficile» e, rimarcando anch’esso che «non si mettono i settori uno contro l’altro», ha infine invitato alla prudenza sul debito pubblico del Cantone.