Il caso

La generazione di Non è la RAI

Ci sono programmi televisivi di successo e programmi televisivi di culto: Non è la RAI è stato entrambe le cose e la sua modernità rende quasi incredibile il fatto che l’ultima puntata sia andata in onda trent’anni fa, il 30 giugno 1995
Stefano Olivari
30.06.2025 22:07

Ci sono programmi televisivi di successo e programmi televisivi di culto: Non è la RAI è stato entrambe le cose e la sua modernità rende quasi incredibile il fatto che l’ultima puntata sia andata in onda trent’anni fa, il 30 giugno 1995. In un mondo prima dell’Internet di massa, un mondo in cui l’immaginario degli adolescenti era creato da una televisione analogica che faceva da riferimento per tutti. Non è un caso che tutti si ricordino di quelle trasmissioni, anche le più insulse, mentre facciamo fatica a citare una cosa vista la settimana scorsa sui canali tradizionali, sul web o sui social network. Ma cosa è rimasto delle ragazze di Non è la RAI nel 2025?

Casalinghe e ragazze

Non è la RAI è durato 4 anni, dal 9 settembre 1991 appunto al 1995, e ha avuto due anime ben distinte, che l’intelligente cinismo di Gianni Boncompagni seppe valorizzare. L’anima di intrattenimento puro, su Canale 5, con la conduzione di Enrica Bonaccorti e poi di Paolo Bonolis, e quella di voce di una gioventù che mai aveva avuto voce, su Italia 1 con Ambra Angiolini, per tutti e per sempre Ambra, promossa sul campo. All’inizio la trasmissione andava in onda alle 12.40, dopo Il pranzo è servito, ed era quindi rivolta a un pubblico di casalinghe, ma nel corso dei mesi ci si accorse che era particolarmente apprezzata la parte finale, quando i ragazzi tornavano da scuola. Il target e i contenuti del programma cambiarono quindi di molto, rivolgendosi unicamente a quei ragazzi e un pubblico che allora fu definito di ‘voyeur’, non in senso strettamente sessuale (anche se si sprecarono i polverosi articoli sulle ‘Lolite’) ma in quello di curiosi. Curiosi di una gioventù poco interessata alla politica e ai grandi temi dell’umanità, ma tutt’altro che stupida e volgare: anzi, Boncompagni era del tutto disinteressato alla qualità del programma (il suo motto era “Presto e male”), come dimostrava con quelle mezz’ore di Please don’t go mandato a manetta e ballato in maniera scatenata da tutte, ma ci teneva invece tantissimo al miglioramento e al futuro di quelle ragazze, quasi tutte provenienti dalla periferia romana e dalla provincia italiana profonda. Ragazze, sottolineiamo: gli uomini non esistevano se non come saltuari ospiti o come fan, ribaltando quindi gli schemi del divismo televisivo.

Ambra e le altre

Le ex ragazze di Non è la RAI si dividono in tre categorie ben distinte: quelle che hanno avuto una vita artistica anche dopo ma che non rinnegano le origini, quelle che hanno avuto un certo successo e che di Non è la RAI invece si vergognano, quelle che non hanno avuto alcun tipo di successo nonostante per quattro anni siano state fra i volti più popolari d’Italia. Del primo gruppo fa senz’altro parte Ambra, che come conduttrice televisiva non ha sfondato ma come attrice di è guadagnata rispetto, nemmeno scalfita dal gossip per il matrimonio con Renga e la storia con Allegri. Addirittura si è riconciliata con le sue canzoni dell’epoca e del resto T’appartengo è un inno generazionale: “T’appartengo ed io ci tengo – E se prometto poi mantengo – M’appartieni e se ci tieni – Tu prometti e poi mantieni – Prometto, prometti”. Dal gioco dello zainetto all’auricolare attraverso cui Boncompagni prima la aiutava e poi la sabotava, ad un certo punto Ambra divenne quasi più importante del resto di Non è la RAI e e fu lì che forse la magia finì. Con affetto hanno sempre parlato del programma di Boncompagni, e di Irene Ghergo che era la vera mente, anche Miriana (Trevisan), Laura (Freddi), Alessia (Merz), Alessia (Mancini), Antonella (Mosetti), Sabrina (Marinangeli), Cristina (Quaranta). Un caso a parte Claudia Gerini, che all’inizio del programma era fidanzata con Boncompagni, di quasi 40 anni più vecchio, e che era troppo avanti rispetto alle altre, oltre che con il cinema in testa: ha buoni ricordi, ma già all’epoca non era soltanto una ragazza di Non è la RAI.

Sabrina e le altre

Il gruppo delle cosiddette ‘ingrate’, con varie gradazioni, è composto quasi totalmente da attrici, anche di normalissime fiction RAI o Mediaset. Un certa notorietà, anche internazionale, sia pure come comprimaria l’ha raggiunta Sabrina Impacciatore vista di recente anche in The White Lotus. Molto fredda nei confronti di Boncompagni e del programma anche Yvonne Sciò, che fra l’altro era una delle poche a venire da un contesto socioeconomico elevato: se la tirava non poco e lo fa ancora a decenni di distanza. Una che c’entrava poco con Non è la RAI e che non ha un grande ricordo è senz’altro Antonella Elia, l’unica davvero fuori età, per niente in sintonia con ragazze di dieci anni più giovani. Non hanno mai sbandierato il loro passato agli ordini di Boncompagni nemmeno Romina Mondello, Lucia Ocone, Karin Proia e Nicole Grimaudo, come se Non è la RAI fosse una macchia.

Pamela e le altre

Per meri motivi statistici i casi di insuccesso o comunque di oblio dopo la fine di Non è la RAI sono stati più numerosi di quelli di successo. Regina di questa categoria è senza dubbio Pamela Petrarolo, la grande rivale di Ambra, migliore di lei come ballerina ma meno personaggio, di sicuro meno brava a presentare. Scomparse, o peggio ancora, comparse in ruoli e canali minori Veronika Logan, Francesca Pettinelli, Angela Di Cosimo, Laura Migliacci, Ilaria Galassi, Francesca Gollini, Emanuela Panatta, Annalisa Mandolini, Mary Patti, Eleonora Cecere e Samantha Dell’Acqua. Con l’elenco completo, anche limitandoci a chi si è fidanzata con un calciatore, potremmo distruggere il server, visto che le ragazze apparse in trasmissione sono state circa 400 e che almeno altrettante stavano ai margini, con genitori, soprattutto madri, improvvisatisi manager, sperando in un cenno della divinità Boncompagni. Un’Italia più ingenua, con altre modalità intercettata oggi da Maria De Filippi, un’Italia comunque convinta che per avere successo in televisione bisognasse saper fare qualcosa: ballare, cantare, recitare. Ragazze che sognavano e che non avevano fretta di diventare adulte, proprio come quelle che le guardavano.