Stati Uniti

Le criptovalute sono sparite dagli spot del Super Bowl

Dopo aver dominato l'edizione 2022, il settore – complice il crollo di FTX – ha mantenuto un profilo bassissimo
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Marcello Pelizzari
13.02.2023 16:30

L’anno scorso, parliamo del 2022 e quindi non dell’età della pietra, il Super Bowl era stato simpaticamente (e ironicamente) ribattezzato Crypto Bowl. Il motivo? La presenza, massiccia, di spot dedicati alle criptovalute. Inciso, per chi se lo fosse chiesto: Lugano e il suo Plan B non erano comunque presenti, non fosse altro che per i costi – esorbitanti – per garantirsi uno spazio pubblicitario fra una giocata e l’altra.

Fra le aziende che avevano investito, e pure tanto, affinché il loro marchio fosse della partita citiamo Coinbase, Crypto.com, eToro e – va da sé – FTX. Il cui spot, con un magistrale Larry David, a suo modo si è rivelato profetico visto quanto successo.

Già, perché FTX nel frattempo ha dovuto dichiarare bancarotta mentre il suo fondatore, l’eccentrico Sam Bankman-Fried, è in attesa di processo. Fra le altre cose, è accusato di frode e riciclaggio per il crack della piattaforma di scambio di criptovalute.

Eppure, non più tardi di un anno fa il mondo cripto andava (sembrava andare, meglio) a gonfie vele. Le pubblicità a tema, al Super Bowl, erano onnipresenti. Detto di Larry David, ricordiamo anche lo spot di eToro o il codice QR apparso sugli schermi per spingere gli spettatori verso Coinbase.

Nel 2023, invece, niente. Peggio, niente di niente. E questo perché, come detto, nei mesi trascorsi fra le due edizioni del Super Bowl il settore delle criptovalute ha vissuto un periodaccio. Soprattutto FTX e il citato Bankman-Fried, reo di aver usato i fondi dei clienti per finanziare donazioni politiche, sontuosi acquisti immobiliari e operazioni di trading.

Nel 2022, secondo un’analisi citata dal New York Times le aziende cripto hanno speso, in totale, 39 milioni di dollari per acquistare spazi pubblicitari durante il Super Bowl. Quest’anno, solo Limit Break – una società di giochi – ha parlato di token digitali.

Normale, logico anche considerando il citato crollo del settore. Un dato su tutti: la quotazione del Bitcoin dimezzatasi rispetto a un anno fa (da 40 mila a meno di 20 mila dollari). Chi, fra le aziende cripto, era disposto a investire nel cosiddetto sportswashing? A che pro, inoltre?