Stati Uniti

L'inferno delle pubblicità del Super Bowl

Mesi di preparazione, trenta secondi al costo di oltre 7 milioni dollari, grossi nomi del cinema o della televisione coinvolti e la speranza di aver fatto centro: ecco come vivono le agenzie creative il «giorno più importante dell'anno»
La sede dell'incontro, a Phoenix in Arizona. © Copyright 2023 The Associated Press. All rights reserved.
Marcello Pelizzari
11.02.2023 21:00

Assicurarsi uno spazio pubblicitario al Super Bowl, considerando i costi da sopportare e la visibilità che garantisce, è sinonimo di pressione alta, anzi altissima per le agenzie creative. Quelle, cioè, chiamate a confezionare gli spot. E, di riflesso, a fare in modo che si parli della réclame quanto del prodotto. D'altronde, lasciare il segno nella notte più importante per l'America – e non parliamo di football americano – è l'unica cosa che conta. Davvero. Se per i tifosi, insomma, a contare è il risultato della partita (l'edizione di quest'anno vedrà sfidarsi i Kansas City Chiefs e i Philadelphia Eagles) per le aziende il campo di battaglia è un altro. Ed è, fidatevi, decisamente più spietato. 

La prima sfida, se vogliamo, è far parte della kermesse. Con un'audience da capogiro, e appunto un seguito oceanico, è normale, finanche logico, che gli spazi pubblicitari vengano venduti a peso d'oro. Per la supersfida di domenica, il Super Bowl LVII, si parla di oltre 7 milioni di dollari per 30 secondi di celebrità. 

L'agenzia Droga5, di cui il Guardian ha seguito l'avvicinarsi al giorno X, ha curato diversi spot per quest'anno. I clienti? Il gigante della birra Molson Coors, ma anche Paramount+. Domani, domenica, sarà il culmine di un viaggio durato anche sei mesi. Di sicuro, per i dirigenti pubblicitari la scelta di una campagna per il Super Bowl è un affare delicatissimo. Il perché è presto detto: non si può sbagliare. Gli obiettivi sono molteplici: lasciare il segno, collegare la storia al marchio e, se possibile, strappare una risata agli spettatori. Per questo motivo, negli ultimi anni oltre agli spot veri e propri le varie agenzie hanno preparato dei teaser: nell'accezione classica, è una campagna preliminare, di forte impatto, che punta a suscitare nel pubblico la maggior curiosità possibile, a volte perfino non rivelando il nome o il marchio del prodotto pubblicizzato. 

A spingere il business delle pubblicità ideate appositamente per il Super Bowl, va da sé, è la presenza di pesi massimi del cinema o della televisione. Quest'anno, fra gli altri, potremo vedere Jennifer Coolidge, Steve Martin e Ben Stiller, Ben Affleck e Jennifer Lopez. Ma anche Adam Driver, Jon Hamm, Brie Larson e chi più ne ha più ne metta. L'attenzione, evidentemente, sarà altissima il giorno della partita, domani. Ma non calerà nell'esatto istante in cui lo spot andrà in onda. No, perché nell'anno di grazia 2023 bisogna monitorare altresì le reazioni social. Il primissimo banco di prova per capire se quei 30 secondi hanno fatto breccia fra il pubblico oppure no.