Teresa Mannino per le donne: «Preferisco il potere “di” al potere “su”»

In teoria, quest'anno il famoso (in taluni casi famigerato) monologo non avrebbe dovuto esserci. E invece, Teresa Mannino – ieri – ha rotto questa regola non scritta per l'edizione 2024 prendendosi il palco dell'Ariston tutto per sé. E rilanciando un messaggio importante. Dalla finta superiorità dell'uomo alla perfezione della natura, passando per il potere «di» preferito al potere «su».
«Siamo nel 2024 – ha esordito la co-conduttrice della terza serata, alternando il registro serio a quello comico – ma ragioniamo come 2524 anni fa». E ancora: «Il filosofo greco Protagora diceva che l'uomo è misura di tutte le cose, e per noi l'uomo ricco, bianco e occidentale è misura di tutte le cose, solo che l'ha persa, pensa che tutto il resto del mondo sia a sua disposizione e quello che non serve viene eliminato. E le donne? Che fanno? Eppure sono indaffarate. Parliamo allora di essere umano, ancora meglio di animale umano. Il 60% del nostro patrimonio genetico è uguale alle banane, per quello – ha scherzato Mannino – si dice ''mi sono sbucciata le ginocchia'', con le scimmie è uguale al 98%, solo che l'informazione non è molto diffusa, gli scimpanzé ci tengono a non farlo sapere. Ci sentiamo superiori perché parliamo, in realtà gli animali e le piante lo fanno in altro modo. I babbuini, per esempio, si salutano strizzandosi il pene».
Quindi, è arrivato l'elogio delle formiche tagliafoglia, che hanno creato un perfetto sistema agricolo in cui i maschi servono solo e soltanto a procreare: «Non gli fanno neanche buttare la spazzatura, l'unico compito è fornire gli spermatozoi, che stanno nella spermateca della regina, me la devo fare pure io la spermateca... Il loro compito è il volo nuziale, si accoppiano e dopo muoiono perché non servono più. Ma quanto sono avanti! Non hanno problemi a gestire gli ex e i maschi felici, perché la loro vita è un'unica grande scopata».
«Gli animali umani invece – ha chiosato l'artista – preferiscono il potere sugli altri uomini, sulle donne, sui bambini, sulla natura. Anche a me piace il potere, ma il potere di, che ha un'altra energia, il potere di ridere e far ridere, di vestirmi con le piume, di cantare stonata, di ballare per strada. Non sono disposta a ignorare le storie non ancora passate, se non è passato non è il momento di passare oltre».
«Sanremo si ama, Ama si ama, si amano tutti ma io non scendo». Teresa Mannino, sin dalle prime battute della terza serata, è stata una co-conduttrice ironica e trascinante. Basti pensare alla demolizione, in entrata, della liturgia della scala. «Queste scale sono diverse da tutte le scale del mondo, perché hanno le curve, il pavimento di vetro, pure la cera. E poi non servono a niente – ha detto l'attrice – perché ci sono altri otto ingressi. Qua dietro si prega, ci sono amuleti, segni della croce... E lui dice che è il momento più bello, quando ti guardano 10 milioni di italiani. Lo psicologo dovevi fare». Poi ha accetta di scendere, ma solo quando il pubblico ha scandito a gran voce il suo nome.