Terence Hill, gli 80 anni di un’icona popolare

Amatissimo: sia quando in coppia con Bud Spencer scazzottava i cattivi, fra stivali, speroni, salscicce e fagioli, sia con la svolazzante tonaca di Don Matteo. Sembrano due estremi, lontanissimi, ma Terence Hill, fra cinema e televisione di esperienze ne ha fatte tante e diversissime, fino a essere interprete per Visconti in un capolavoro della storia del cinema. Una vera e propria icona della cultura popolare, non solo italiana, che questo venerdì, 29 marzo, compie ottant’anni. All’anagrafe Mario Girotti, nato a Venezia nel 1939, padre italiano, madre tedesca (e in Germania passerà parte della sua prima infanzia), occhi di ghiaccio atletico e portato per gli sport, venne notato da Dino Risi a una gara di nuoto appena 12enne e debuttò in Vacanze col gangster. La sua notorietà presso il grande pubblico, non solo italiano, è legata al filone comico degli spaghetti-western, e poi alle fiction televisive, ma ha lavorato con registi come Pabst, Pontecorvo, Steno, Matarazzo, Bragaglia. Persino con Luchino Visconti che lo volle per la parte del Tenente Cavriaghi nel Gattopardo (1962). La svolta è negli anni Settanta. Sceglie il nome d’arte di Terence Hill e viene preso per Lo chiamavano Trinità . Il ruolo avrebbe dovuto essere di Franco Nero, ma l’attore aveva declinato per altri impegni lavorativi. La somiglianza con Nero fa avere a Hill la parte ed è un trionfo così come il debutto di quella coppia inossidabile con Bud Spencer con cui farà 18 film tra il 1967 e il 2004. Si trasferisce con la moglie americana Lori Zwicklbauer negli USA e nel 1987 in Renegade - Un osso troppo duro, recita accanto al figlio adottivo Ross che morirà due anni dopo in un incidente d’auto appena 16.enne. Terence Hill cade in depressione. Ne uscirà solo lavorando. Nel 1991 dirige se stesso in Lucky Luke. Poi il ritorno in Italia: comincia la stagione trionfale in tv, soprattutto con Don Matteo. Il ruolo gli cambia la vita fino a farlo trasferire definitivamente insieme alla moglie in Umbria - prima a Guubbio poi a Spoleto -, dove si gira la serie. A Bud Spencer ha dedicato il lungometraggio Il mio nome è Thomas. «Non abbiamo mai litigato» disse alla morte dell’amico.